Serra San Bruno (Vibo Valentia) – L’abete bianco più grande d’Europa è salvo. Non sarà abbattuto, e con esso neppure gli altri alberi rari dei lotti che il comune di Serra San Bruno aveva compreso nel bando di gara per la vendita di alcuni boschi all’industria del legno. La rivolta sul web, la reazione di alcuni parlamentari, la presa di posizione di cittadini e ambientalisti, ha costretto il sindaco Bruno Rosi a fare marcia indietro. Stamattina il primo cittadino, ospite di “Start” su Radio Uno, ha assicurato che l’esemplare non è a rischio. Una notizia è stata accolta con favore da Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente, che ieri assieme a Bruno Censore e Massimo Bray aveva presentato una interrogazione parlamentare. Realacci ha “preso atto delle parole di Rosi “ e tuttavia invita le autorità a “vigilare sulla vicenda degli oltre 2.600 piante da tagliare del bosco Archifòro”. Aggiungendo come “Abbattere abeti di tale portatasarebbe come fare calce con le pietre del Colosseo”. Il maestoso abete bianco, con i suoi 55 metri di altezza e i 5,5 di circonferenza, continuerà dunque a far parte del patrimonio naturalistico e culturale di Serra San Bruno. Ed adeguatamente valorizzato il bosco potrà produrre economia anche superiore al guadagno che si sarebbe ottenuto dalla vendita per come ipotizzato ai fini di risanare il bilancio. Un pezzo di storia in un’area in cui il patrimonio da sfruttare anche ai fini turistici non manca. I boschi di Serra ospitano infatti anche l’antica Certosa costruita nel 1094. Un’abbazia immersa nella natura attorno cui ruotano e sono ruotate alcune delle vicende più suggestive d’Italia. Leonardo Sciascia, ad esempio, ipotizzò che il fisico Ettore Majorana, scomparso nel 1938, vi si fosse nascosto per condurre una vita da eremita. La notizia venne poi smentita, anche se papa Giovanni Paolo II, in visita il 5 ottobre del 1984, in uno dei suoi discorsi menzionò diversi personaggiillustri che vi avevano dimorato, e tra questi proprio Majorana. Le cronache hanno poi alimentato un’altra leggenda, ossia quella della presenza nell’abbazia di uno dei due piloti che sganciarono la bomba atomica su Hiroschima. Un falso creato attorno al fatto che nella certosa era ospite Lennann Leroy, un reduce americano della guerra di Corea. Tra storia e leggenda resta il fatto che i boschi serresi sono tra i più belli del sud Italia, in parte salvi grazie alla mobilitazione generale. Già ieri il sindaco Bruno Rosi rispondendo all’Ansa si era giustificato spiegando che i “tre progetti di taglio scaturivano dalle indicazioni contenute nel Piano di assestamento del bosco redatto dagli esperti dell’Università”. Ma che poi era stato “verificato che solo un albero tra questi di grandi proporzioni, non quello indicato su internet, è stato inserito e presenta una carie alla base per cui sarebbe preferibile venisse tagliato per evitare che possa provocare danni agli altri". Da quiper dire che comunque si sarebbero fatte le dovute verifiche. Insomma solo “strumentalizzazioni”. Una polemica forse inutile che, però, ha alimentato un tam tam imponente a tutti i livelli a partire dall’interrogazione dei parlamentari del Pd alle dichiarazioni di Dalila Nesci del M5S, e dello stesso comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, Giuseppe Graziano. Sul web poi si è registrata una valanga di reazioni, compresa quella dello scritto Erri De Luca che in un post su facebook ha citato Maria Zvetaeva “ Ciò che non è bello al vento è orribile” aggiungendo “L’abete bianco più antico nel parco delle Serre in Calabria è bello al vento. La decisione del Comune di venderlo per taglio è orribile”. Giuseppe Baldessarro,repubblica
|