Renzi ‘di sinistra’ spiazza minoranza Pd. Partono applausi, ma è pronto lo schiaffo
 











“I mille euro annui per chi guadagna fino a 1500 euro mensili, e l’innalzamento del rapporto tra deficit e Pil, come l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, sono segnali che vanno nella giusta direzione. E l’allentamento dei vincoli europei faceva parte anche della nostra campagna congressuale”. Gianni Cuperlo sta per andare a votare. Usa il tono piano ed educato che gli è proprio per esprimere quello che la minoranza dem sta dicendo dalla conferenza stampa pirotecnica di Renzi: il segretario-premier ha promesso cose di sinistra, ha indicato una direzione di marcia condivisibile.
Di più, ha fatto sue alcune delle bandiere dei suoi più fieri oppositori. A cominciare da quella di Stefano Fassina sull’allentamento del deficit, che infatti a conferenza stampa appena finita si è trovato improvvisamente a dichiarare in favore di Renzi. Idem per la Camusso, che era pronta a sparare veleno e si è trovata a spargere miele. Un effetto dispiazzamento non senza un certo rammarico. “Noi siamo d’accordo con quello che ha detto Renzi. E non posso pensare che il mio segretario non abbia le coperture” , per dirla con il super bersaniano Davide Zoggia. “Sì, ci sono delle cose che vanno viste meglio. Per esempio, bisogna stare attenti a non toccare troppo le pensioni. E poi bisognerà valutare meglio le misure sul lavoro. Però, va bene”, dice anche Guglielmo Epifani. È evidente dai toni prudenti e dalle espressioni sobrie che lo aspettano tutti al varco. Ma anche che – di fronte a misure largamente popolari, e con le elezioni europee alle porte – non è proprio il caso di attaccare.
Se è per Massimo D’Alema, poi, dopo l’ingresso del Pd nel Pse si è tornati a un’asse privilegiato: sarà proprio il presidente del Consiglio a presentare l’ultimo libro sull’Europa del Lìder Maximo il prossimo martedì.“Con Renzi condividiamo la necessità di una svolta politica profonda dell’Europa che non continui a essere così lontana daicittadini ma sia l’espressione democratica della volontà dei cittadini”, diceva ieri lui. Lui, Matteo, peraltro la questione l’ha presa sul serio. Uno degli attuali cavalli di battaglia è diventata proprio l’Europa “dei cittadini e non dei vincoli”. Conoscendolo, è pronto a mettersi alla guida della rivoluzione europea. Da parte dei lettiani, quelli meno vendicativi, poi, è tutto un rammarico: “Erano le cose che volevamo fare noi e non abbiamo fatto”, un ritornello ricorrente. Chi non è spiazzato per niente è il Giovane Turco, Matteo Orfini, che da quando Renzi ha cominciato a parlare di jobs act ha scelto un’altra linea: meglio parlare, dialogare, collaborare, caso mai provare ad influenzare che fare la guerra. E il fatto che quello sul lavoro non sia un decreto, ma una legge delega parlamentare è anche il frutto di un lavoro di mediazione. Non a caso Renzi Orfini lo vorrebbe mettere in segreteria del Pd. Ma quella è un’altra partita, tutta aperta.
Come, al di là di proclami ebattimani, sono aperti tutta una serie di fronti: primo tra tutti, la legge elettorale. Cuperlo – mentre approvava #lasvoltabuona – firmava anche un documento con altri 105 parlamentari, per dire che in Senato nella legge vanno inserite le quote rosa. Senza se e senza ma. Come dire, una mano si tende a stringere quella dell’altro, un’altra si usa per preparare lo schiaffo. Lo stesso Cuperlo ieri ha visto pure Bersani. Mentre a Montecitorio – ufficialmente per il convegno sull’Europa con Renzi, Prodi e Napolitano – sono arrivate anche Anna Finocchiaro e Doris Lo Moro. Entrambe hanno in mano la partita dell’Italicum a Palazzo Madama. Entrambe hanno dichiarato battaglia. E con l’occasione ieri hanno confabulato con le colleghe deputate deluse e amareggiate da com’è andata a finire la questione della parità di genere. L’Italicum in Senato è tutta una scommessa. Come pure la riforma della stessa Camera alta. Ma agli oppositori e ai “gufi” variamente individuabili, Renzi fa sempre balenareun problema: se non si fa come dice lui, è pronto a far saltare se stesso. Ma anche – e soprattutto – tutti gli altri. Wanda Marra-ilfatto-14 marzo 2014









   
 



 
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