Quattro azioni. Da intraprendere subito, per sostenere le vittime e cercare di fermare le tremila morti all’anno causate dall’asbesto secondo le stime dall’Inail. È il messaggio che il senatore Felice Casson, vice presidente della Commissione giustizia del Senato, ha voluto mandare al premier Matteo Renzi dal convegno organizzato a Roma dal Coordinamento nazionale contro l’amianto. «La questione in Italia è tuttora aperta», ha dichiarato l’ex magistrato che ha portato a processo i principali colpevoli dell’inquinamento di Porto Marghera: «È necessario che parlamento e governo agiscano in fretta, per intervenire sui conflitti di interesse, ottemperare alle sentenze e ai risarcimenti, oltre che per promuovere la procura nazionale sui danni ambientali e da lavoro». I quattro segnavia sono già pronti: avrebbero solo bisogno della volontà delle forze politiche per trovare una piena attuazione. A stabilirli era stata la conferenza nazionale indettadall’allora ministro della Salute Renato Balduzzi nel 2012. Il primo provvedimento riguarda il piano nato sotto il governo tecnico di Monti, un testo condiviso che chiedeva di accelerare le bonifiche, completare la mappatura degli edifici inquinati, trovare cave adatte in cui smaltire gli scarti pericolosi, razionalizzare la normativa del settore e investire in ricerca sulle malattie legate all’amianto. «Questo piano è rimasto sulla carta perché mancano i fondi, e per questo non è stato approvato dalla Conferenza delle regioni», dice Casson: «Ma i finanziamenti si possono e devono trovare, considerando anche che andranno spalmati in tre anni. È necessario che il governo mostri di avere un altro passo, approvando il piano entro maggio». «Occorre poi intervenire», continua il senatore: «per adeguare il Fondo per le vittime dell’amianto, che già esiste, ma è limitato ai lavoratori, escludendo così le persone che si ammalano perché sono finite a contatto con l’eternit a casa o nel paesein cui abitano». Il terzo punto riguarda la messa in sicurezza degli edifici pubblici, a partire dalle scuole: 116 sarebbero ancora contaminate. Così come 37 ospedali e case di cura, 86 uffici pubblici, 27 impianti sportivi, 8 biblioteche. Senza considerare le bonifiche a rilento dei quattro grandi complessi industriali, come Broni e Casale Monferrato, inseriti nell’elenco dei “Siti di interesse nazionale” da disinquinare con urgenza. «Il Parlamento poi deve fare la sua parte discutendo le proposte di legge sull’amianto», conclude Casson: «Per intervenire con maggior forza mi sono impegnato a fare il possibile perché venga interrotta la prescrizione sui reati legati alle morti per amianto e per istituire finalmente una Procura nazionale sulla salute e la sicurezza del lavoro e dell’ambiente o avere almeno un apposito ufficio di magistrati competenti». «È necessario che il governo mostri di avere un altro passo". Francesca Sironi,l’espresso
|