Putin firma riunificazione tra Russia e Crimea
 











Putin firma per l’annessione della Crimea, ridicolizza le sanzioni dell’Occidente e intanto in Ucraina si registra il primo morto tra le forze armate dall’inizio della crisi che ha portato alla secessione della penisola da Kiev e la sua richiesta di unirsi (riunirsi, per dire il vero, dopo 60 anni) alla Federazione russa. Un militare dell’esercito ucraino è stato ucciso e uno è rimasto ferito in un attacco alla base di Sinferopoli da parte di uomini armati arrivati – secondo quanto detto da un portavoce delle forze armate – su un camion che mostrava una bandiera russa. Più tardi si è scoperto che i morti sono stati due: oltre al militare ucraino anche un membro delle cosiddette “forze di autodifesa” filorusse. E ci sono anche due feriti, un altro militare ucraino e un para militare filo russo. Resta il fatto che la tensione si alza non solo dal punto di vista diplomatico (soprattutto tra Usa e Russia), ma soprattutto da quello del confronto tra leforze militari o paramilitari ucraine e russe. “Siamo in stato di allerta dopo quello che è successo nell’altra base a Simferopoli – racconta all’Ansa il tenente colonnello Igor Mamciur, via telefono, barricato nel comando della Marina ucraina a Sinferopoli, in pieno centro – Abbiamo ordine di sparare a vista su chiunque tenti di entrare qui”. Putin è “personalmente responsabile” per la morte del soldato, ha subito affermato il presidente ucraino a interim Oleksandr Turcinov.
L’annessione è “una rapina” dice il premier ucraino Arseni Iatseniuk che accusa anche Mosca di crimini di guerra. “La questione della Crimea” è “passata da un piano politico a un piano militare a causa dell’esercito russo” ha aggiunto dopo la morte del soldato. Iatsenyuk ha sottolineato che la responsabilità della escalation militare è solo della leadership politica di Mosca: “Oggi l’esercito russo ha iniziato a sparare contro i soldati ucraini e questo è un crimine di guerra che non ha periodo limite”.
GliStati Uniti cercano di accelerare e inasprire la reazione dei Paesi occidentali nei confronti della Russia: Obama accusa – di nuovo – Putin di minacciare la pace, annuncia altre sanzioni dopo quelle dei giorni scorsi e propone un G7 da organizzare all’Aja, con l’esclusione proprio di Mosca. L’Unione Europea è più impegnata a trovare una linea comune, ma intanto dice di non riconoscere l’annessione della Crimea.
Il presidente della Russia ha annunciato il passaggio del nuovo territorio con un discorso davanti ai due rami del Parlamento e ha garantito che tutte le nazionalità saranno rispettate: “Non ci interessa l’Ucraina, gli ucraini non si spaventino”. Il colpevole per il presidente resta l’Occidente: “Questa volta ha superato la linea”. E il Cremlino dice di non essere spaventato dalle sanzioni: “Abbiamo già provato sanzioni del genere, esse suscitano ironia e anche sarcasmo”, ha detto il consigliere diplomatico di Putin, Iuri Ushakov. Anzi, di più: sono “inaccettabili” eporteranno conseguenze, ha detto chiaramente il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov parlando al telefono con il segretario di Stato americano John Kerry.
I rapporti di Mosca con le altre potenze restano quindi a dir poco freddi, tanto che il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha annunciato la sospensione della partecipazione della Russia al G8 di giugno. “E’ previsto”, ha detto in un’intervista a Europe 1, “che siano tutti gli altri Paesi, i sette più grandi Paesi, che si riuniscano, senza la Russia”. Ma alla fine verrà etichettata come gaffe. In realtà in campo non c’è una decisione, ma una proposta del presidente americano, Barack Obama, che ha proposto una riunione dei leader del G7 all’Ajaper la prossima settimana per analizzare gli sviluppi della crisi ucraina. Anzi, Regno Unito, Germania e Giappone frenano. Si tratta d’altra parte di una questione particolarmente delicata in questo momento, dal momento che la Russia detiene la presidenza a rotazione e quindiavrebbe dovuto ospitare a giugno il summit, nella città di Sochi. Ma certo i toni si stanno alzando e non solo in Ucraina (dove il presidente ha paragonato l’atteggiamento russo a quello dei nazisti). “E’ spiacevole che il presidente russo Vladimir Putin abbia scelto il percorso dell’isolamento con l’annessione della Crimea e neghi a cittadini di Russia e Crimea una collaborazione con la comunità internazionale” ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico William Hague davanti al Parlamento di Londra. E perfino la Germania, finora portatrice della linea più tendente al dialogo, sembra far cadere i toni diplomatici: “Il cosiddetto referendum della Crimea è contro il diritto internazionale – dice la cancelliera Angela Merkel – L’indipendenza della Crimea è contro il diritto internazionale. E l’integrazione della Crimea nella Federazione russa è contro il diritto internazionale”. Ma l’indignazione dell’Occidente non ferma l’iniziativa della Russia, non solo sul piano diplomatico, maneanche su quello militare, visto che le truppe di Mosca occupano la penisola di Crimea da oltre due settimane.
“I luoghi come la Crimea”, ha detto il presidente Putin in un discorso davanti ai due rami del Parlamento, “sono sacri per noi e simbolo della gloria russa. Il trasferimento della Crimea all’Ucraina fu frutto di grosse violazioni e fu deciso dietro le quinte in uno stato totalitario, mettendo la gente di fronte al fatto compiuto. Ora in Ucraina non esiste un potere legittimo e non sappiamo con chi parlare. Non aiutare i russi della Crimea sarebbe stato un tradimento. Quello accaduto a Kiev è stato un colpo di Stato di forze estremiste, ultranazionaliste e antisemite e le attuali autorità non sono legittime”. Putin ha criticato il comportamento dell’Occidente sul territorio: “In Ucraina ha varcatola linea e si è comportato in modo irresponsabile. Sapevano che c’erano milioni di russi. Il popolo della Crimea si è comportata in base alla regola dell’autodeterminazione deipopoli usando la stessa regola usata dall’Ucraina quando è uscita dall’Urss e l’altro precedente che l’Occidente ha creato con le sue mani quando ha riconosciuto legittimo il distacco del Kosovo dalla Serbia, dicendo che non c’era bisogno di alcun permesso dal potere centrale”. La Russia avrà “rispetto per tutte le nazionalità che vivono in Crimea e sarà giusto”, ha continuato, “se ci saranno tre lingue statali di uguale diritto: russo, ucraino e tartaro di Crimea”. E ha concluso ribadendo che non c’è nessun interesse a considerare l’annessione anche dell’Ucraina: “La Russia “non vuole assolutamente l’annessione dell’Ucraina. Non credano gli ucraini a coloro che vogliono spaventarvi con la Russia. L’Ucraina non ci serve. Noi vogliamo un’Ucraina forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione né ci servono altri territori”.
Nonostante la firma del decreto la Russia avrebbe ancora spazio di manovra se volesse tornare indietro sulla Crimea. Si tratta infatti solo di uno deipassi necessari a formalizzare l’adesione a Mosca: il trattato di annessione deve ancora essere firmato dai leader di Russia e Crimea, approvato dalla Corte costituzionale russa e poi ratificato dal Parlamento. Il discorso di Putin davanti alle Camere, in programma per le 15 di oggi ora locale (le 12 in Italia) verrà trasmesso in televisione a livello nazionale. La Crimea è stata parte della Russia dal XVIII secolo fino a quando il leader sovietico Nikita Krusciov la trasferì all’Ucraina nel 1954. Sia i russi, sia la maggioranza russofona della Crimea, considerano l’annessione come la correzione di un’offesa storica. I disordini in Ucraina sono cominciati dopo che il 21 novembre l’allora presidente Viktor Yanukovych annunciò di non volere più firmare l’accordo di associazione con l’Ue per privilegiare le relazioni con la Russia; la situazione è poi peggiorata dopo la fuga di Yanukovych in Russia alla fine di febbraio.
Ora il timore delle Repubbliche ex sovietiche è di un effettodomino. Il presidente della Moldavia, Nicolae Timofti, teme che i separatisti della Transinistria possano chiedere alla Russia di riconoscere la loro regione. Timofti ha detto che la Transinistria potrebbe chiedere di diventare parte della Russia, ma ha smentito le notizie secondo le quali l’avrebbe già fatto. In passato Mosca ha fatto sapere di rispettare l’integrità territoriale della Moldavia. La Transinistria si è separata dalla Moldavia nel 1990 e la Russia ha 1.500 soldati che stazionano sul suo territorio, ma non riconosce la regione. Timofti domani incontrerà il presidente della Romania, Traian Basescu. Il presidente rumeno ha detto ieri che pensa che la Russia voglia ricreare l’Unione Sovietica, e che la Moldavia è una priorità perMosca.                                                                  La risposta russa alle sanzioni imposte dall’Occidente è stata l’immediata firma a Mosca del trattato che prevede l’adesione della Crimea alla Federazione russa, documento siglato dallo stesso Vladimir Putin, dal premier di Crimea Aksyonov e dal sindaco di Sebastopoli Chaliy. Nel trattato viene riconosciuto la status di “città federale” a Sebastopoli. Intanto in Crimea il rublo diventa la seconda valuta ufficiale assieme alla moneta ucraina, mentre lo stesso Putin ha dichiarato che oltre alla lingua russa, maggioritaria, anche l’ucraino e il tataro saranno ufficiali. Lo stesso presidente russo harivolto una particolare attenzione alla minoranza tatara che, ha detto, è stata duramente colpita dalla repressione nell’era dell’Urss. E ha promesso una tutela delle tradizioni e delle diverse religioni di quel popolo. Il trattato sarà ora sottoposto alla ratifica dei rispettivi parlamenti.
Commentando all’Assemblea Federale la tensione internazionale innescata dall’Occidente, il capo del Cremlino ha di nuovo rilevato il “doppio standard” utilizzato dall’Occidente nei casi di Kosovo e Crimea – dove oltre il 96 per cento dei cittadini ha votato per la riunificazione - e si è anche detto ironicamente lieto per il ritorno dell’Occidente a dichiarazioni di “rispetto” del Diritto internazionale.
Ora si attende da Mosca una replica, con l’adozione di contromisure, agli annunci di “sanzioni” adottate dall’Occidente contro personalità politiche e militari di Russia e di Crimea.
Come noto nell’elenco di cittadini di Crimea e Russia “sanzionati” dall’Ue figurano fino a questomomento:
1.    Sergey Aksyonov, premier di Crimea
2.     Vladimir Konstantinov, presidente Parlamento Crimea
3.     Rustam Temirgaliev, vicepremier Crimea
4.    Deniz Berezovskiy, comandante delle Marina di Crimea
5.    Aleksei Chaliy, sindaco di Sebastopoli (Crimea)
6.    Pyotr Zima, capo servizi segreti (Sbu) di Crimea
7.    Yuriy Zherebtsov, consigliere del presidente del Parlamento di Crimea, uno degli organizzatori del referendum per l’annessione alla Russia di domenica
8.    Sergey Tsekov, vicepresidente Parlamento Crimea
9.    Viktor Ozerov, presidente della commissione Difesa del Senato (Russia)
10.  Vladimir Dzhabarov, primo vicepresidente della commissione Esteri del Senato (Russia)
11.  Andrei Klishas, presidente commissione Affari Costituzionali Senato (Russia)
12.  NikolaiRyzhkov, senatore (Russia)
13.  Evgeni Bushmin, vice presidente Senato (Russia)
14.  Aleksandr Totunov, senatore (Russia)
15.  Oleg Panteleev, deputato (Russia)
16.  Serghei Mironov, deputato (Russia)
17.  Serghei Zheleznyak, vice presidente della Duma (Russia)
18.  Leonid Slutski, deputato (Russia)
19.  Aleksander Vitko, ammiraglio comandante della Flotta Russa del Mar Nero a Sebastopoli (Russia)
20.  Anatoly Sidorov, generale comandante forze occidentali (Russia)
21.  Aleksandr Galkin, generale comandante forze meridionali (Russia)
La decisione Usa – sempre nei confronti di cittadini di Crimea e Russia - riguarda 11 personalità. Trra questi – non colpiti dalle “sanzioni” Ue – figurano:
Vladislav Surkov, consigliere di Putin, considerato la sua “eminenza grigia”
Sergey Glazyev, economista eurasiatista consulente di Putin,
Valentina Matviyenko, presidente della camera alta del Parlamentorusso,
Dmitry Rogozin, vice primo ministro russo, nazionalista
Yelena Mizulina,  membro della Duma, colpita per aver promosso la legislazione anti-gay e lesbiche…
Come si vede un palese esempio di ipocrisia. E’ oltretutto da notare come l’Occidente si sia ben guardato dal colpire con le sue “sanzioni” i vertici russi (politici: da Putin, a Medvedev o Lavrov o economici).  Un sintomo ben esplicito della volontà occidentale di evitare quanto possibile un proprio harakiri economico finanziario.
Si tenga infatti presente che non è soltanto la chiusura dei rubinetti di gas o di petrolio che gli Stati atlantici temono (già di per sé una prospettiva catastrofica, vista la dipendenza europea occidentale dalle forniture di Mosca) ma la stessa sorte dell’interscambio commerciale e finanziario. Si noti soltanto che, dopo la Cina, è appunto la Russia a detenere le maggiori riserve mondiali di dollari americani, frutto appunto degli acquisti energetici. Un eventualeriversamento di tali riserve sul mercato valutario mondiale produrrebbe una ingente crisi finanziaria e monetaria degli Usa, non in grado di sostenere restituzioni di controvalore così ingenti.
La nuova “guerra fredda” Usa-Russia ha, in fin dei conti, finora, mosso soltanto i suoi primi passi.
Di certo l’accelerazione delle sanzioni atlantiche e lo schiaffo diplomatico reso noto dal ministro degli Esteri Fabius (diserzione atlantica dal vertice G8 a Sochi, pur lasciando la sponda dell’invito della Francia a Putin a partecipare alle celebrazioni dello sbarco degli invasori alleati in Normandia il prossimo 6 giugno) provocherà, in queste ore, l’adozione da parte russa di medesimi divieti e congelamenti di visti e di beni per altrettanti politici e militari di secondo piano occidentali.
Ma tale reciproco doppio giro di vite non promette comunque nulla di buono. Con buona pace per i neofiti fan dell’Occidente Renzi e Mogherini. Lorenzo Moore

 










   
 



 
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