Lo stress ossidativo è la chiave per comprendere e curare il meccanismo di malattia dell’Alzheimer? La ricerca degli scienziati di Harvard, pubblicata mercoledì su Nature, sposta la causa della grave forma di demenza dal ruolo delle proteine alla genetica. Un difetto nel sistema di risposta allo stress del cervello condurrebbe alla morte dei neuroni, dunque alla perdita delle capacità cognitive. Se il sistema funziona bene può proteggere il cervello dalle proteine anomale di Alzheimer, altrimenti aree chiave del cervello iniziano a degenerare. Per spiegare perché alcune persone sono più vulnerabili di altre al morbo di Alzheimer bisogna cercare tra i geni. La proteina REST, coinvolta nella soppressione di geni neuronali, ossia può ’spegnerne’ alcuni, è nota soprattutto per la sua funzione di mantenere i neuroni fetali in uno stato immaturo fino a quando si sviluppano per svolgere le funzioni cerebrali. REST si collega a molti disturbi genetici,ed anche alla malattia di Huntington, neuroblastoma, crisi epilettiche ed ischemia. Bruce A. Yankner, professore di Patologia e Neurologia al Dipartmento di Genetica di Harvard Medical School, ha spiegato di avere condotto lo studio partendo dall’intuizione di verificare come i diversi geni sono coinvolti nei cambiamenti che avvengono nel cervello durante l’invecchiamento, e così ha scoperto che REST è molto più attiva nella regolazione nei cervelli più anziani. I ricercatori hanno analizzato i cervelli conservati nelle ’banche del cervello’, a disposizione della ricerca, e confrontando gli studi sulla demenza hanno osservato che il cervello dei giovani adulti (tra i 20 ed i 35 anni) conteneva bassi livelli della proteina REST, mentre nei grandi adulti sani (da 73 a 106 anni) il livello era cresciuto. Nelle persone con malattia di Alzheimer, lieve deterioramento cognitivo, demenza frontotemporale, e la demenza da corpi di Lewy, le aree cerebrali colpite contenevano molto meno RESTdei cervelli sani. Diversamente che tra coloro che non avevano sviluppato demenza. Le persone rimaste cognitivamente sane, ma i cui cervelli avevano lo stesso accumulo di placche di Amiloide e grovigli di Tau – principali proteine coinvolte nell’Alzheimer - delle persone che si erano ammalate, avevano il triplo dei valori di REST. Inoltre, le persone con decadimento cognitivo lieve avevano più REST dei malati di Alzheimer. In particolare, sono risultate colpite dal deficit le regioni chiave del cervello nel morbo di Alzheimer: REST era sceso nella corteccia prefrontale ed ippocampo, aree critiche per l’apprendimento, la memoria e la pianificazione dei compiti. Altre aree del cervello non coinvolte nella malattia di Alzheimer non hanno evidenziato to alcun calo di REST. Da qui la conclusione che REST ha un ruolo legato alla longevità. Siccome REST è attiva nella fase prenatale, il Professore Yankner si è domandato perchè i suoi livelli aumentano quando il cervello invecchia?L’ipotesi successiva era che nell’invecchiamento, come nella vita fetale, i cervelli devono affrontare un grande stress, una minaccia per i neuroni che non possono rigenerarsi se danneggiati. Il suo team ha scoperto che REST ’spegne’ i geni che promuovono la morte delle cellule, proteggendo i neuroni dai normali processi di invecchiamento come la diminuzione di energia, l’infiammazione, e lo stress ossidativo. La conoscenza di questo ruolo della proteina potrebbe consentire lo sviluppo di nuovi farmaci per la demenza. I primi commenti all’annuncio hanno evidenziato che non è ancora chiaro se il basso livello di REST è la causa o l’effetto dell’invecchiamento del cervello, o se il livello della proteina può essere sceso dopo la morte. Non è ancora possibile analizzare i livelli di REST nel cervello delle persone viventi e questo, secondo gli esperti, è un altro limite della nuova ricerca di Harvard. Tuttavia, il Professore Eric Reinman, Banner Alzheimer’s Institute, Universitàdell’Arizona, coinvolto nel grande studio sull’Alzheimer genetico (API) in corso in Colombia, nella regione di Antioquia e della capitale Medellin, dove è stata riscontrata un’alta incidenza del morbo nella forma a trasmissione ereditaria, ha esaminato i livelli di REST nei topi geneticamente modificati e constatato che la mancanza di REST porta alla morte dei neuroni come nelle aree cerebrali colpite dall’Alzheimer. Paola Serristori-affaritaliani.it
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