L’Europa delle banche e delle multinazionali. L’Europa della tecnocrazia e delle multinazionali. L’Europa che vuole cancellare le sovranità nazionali e creare un unico grande mercato che sia parte di un grande mercato globale dominato dalla finanza anglofona e dai loro vassalli posti alla guida dei singoli governi. Questa è l’Europa che piace al Partito Democratico che si è trasformato da tempo nella agenzia di affari dell’Alta Finanza. Tutti i principali dirigenti delle banche italiote si sono schierate con il PD partecipando addirittura alle primarie che hanno portato Prodi, Bersani e ora Renzi alla guida del partito. Un partito che era nato già marcio in partenza con la pretesa, tutta tecnocratica, di mettere insieme le cosiddette anime storiche della politica italiana: socialista, cattolica e liberale. Una pretesa che Prodi fece propria frequentando la casa editrice bolognese del Mulino, dove un celebre libro di Giorgio Galli creò il termine di“bipartitismo imperfetto” per definire un sistema politico come quello italiano, unico caso nelle grandi democrazie occidentali, dove una forza progressista non si alternava al governo con un’altra conservatrice. Ma non essendo possibile, perché il progressista era il PCI, il sistema italiano era imballato. Poi cadde il Muro di Berlino, il PCI divenne socialdemocratico e il problema fu superato. I dirigenti del PCI, poi PDS e DS, che erano rivoluzionari a parole ma erano già borghesi nell’animo, nella vita privata e nel portafoglio, non provarono particolari vergogne a divenire il primo puntello del sistema finanziario anglofono in Italia. E si misero a scavalcare allegramente a destra i movimenti di centrodestra, tipo quello di Berlusconi. Una collusione con l’Alta Finanza e con le multinazionali che ha raggiunto livelli vergognosi e che ora, con la guida del governo e del partito da parte di Renzi promette di raggiungere livelli ancora più ignobili. L’ultimo esempio si è avuto con ladecisione del governo, del ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, di bloccare l’emendamento approvato dalla commissione Agricoltura della Camera, con il quale si alzava dal 12% attuale al 20% il livello di succo di frutta “reale” che deve essere contenuta nelle bottiglie di succo di frutta. Una percentuale che dovrebbe essere normale in un Paese come l’Italia che è ricchissima di frutta. Una percentuale consigliata pure dai medici pediatri per tutelare la salute dei bambini che amano purtroppo quelle bevande nelle quali di frutta c’è soltanto il nome. Il riferimento iniziale all’Unione europea era necessario per ricordare che la media europea, comprendente quindi i Paesi che la frutta manco sanno che cosa è, è appena del 5%. Paesi che nelle loro bevande ci mettono le peggiori schifezze. L’iniziativa del ministro ha portato allo scontro con i deputati del PD, alcuni dei quali, avendo mantenuto un minimo senso di dignità e di decenza, si sono incavolati di brutto. Che ladirezione del PD sia marcia e che abbia fato quello che di fatto chiedevano le multinazionali del nord Europa e i produttori di bibite gassate, tipo la Coca Cola che si è fatta sentire con un suo alto dirigente, è testimoniato dal fatto che all’inizio dell’anno anche Enrico Letta si disse contrario all’innalzamento del livello di succo di frutta al 20%. Una convergenza di animosi interessi che la dice lunga sul fatto che il PD non vuole tutelare gli agricoltori italiani che da quel 20% riceverebbero una grande spinta per vendere i propri prodotti ed evitare che essi siano razziati dalla industria trasformatrice e dalle società della grande distribuzione organizzata (supermercati e ipermercati) che sono in grado di dettare loro i prezzi di acquisto. E poiché questi gruppi sono in grado di fare cartello, la minaccia sottintesa, in caso di rifiuto, è quella di lasciarli lì a marcire sui campi. Così l’agricoltura italiana muore e la salute dei cittadini è sempre più a rischio. GiulianoAugusto
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