Sanità: “Qui non si può più tagliare” Il Tesoro voleva tagliare per coprire il bonus da 80 euro, il fondo di finanziamento del Servizio sanitario nazionale (Ssn).Si è salvato per ora, però, visto che nella legge di Stabilità la mannaia arriverà eccome: il ministro Beatrice Lorenzin ha già detto che nel triennio l’obiettivo è risparmiare quasi 11 miliardi, vale a dire un terzo dell’obiettivo assegnato a Carlo Cottarelli con la spending review (32 miliardi entro il 2016). C’è un problema, però: come certificano le conclusioni di un’indagine conoscitiva del Parlamento sulla sostenibilità finanziaria del Ssn, il settore della sanità non può reggere ulteriori tagli, specialmente se lineari. Il testo – che Il Fatto Quotidiano ha potuto leggere in bozza (è in via d’approvazione da parte delle commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera) – è pieno di numeri che certificano lostato di prostrazione del Servizio sanitario: sarà divertente vederecome, dopo aver votato un testo che chiede semmai ulteriori fondi per la salute, il Parlamento si troverà a dover approvare una manovra di tagli da 10 miliardi in tre anni. Lo stesso ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, in audizione parlamentare, ha chiarito che “il risanamento avviato finora è avvenuto con tagli lineari, per i quali però ora non vi sono più margini”. Notevole che l’obiettivo di Lorenzin sarebbe enorme anche recuperando l’intero stock di spesa considerato inquinato dalla corruzione: 5-6 miliardi di euro. I SOLDI - Secondo Istat, la spesa sanitaria pubblica si situa nel 2013 su un valore di circa 110 miliardi di euro, pari al 7,1% del Pil. La percentuale sale al 9,2% se si aggiunge anche la spesa sanitaria privata, che l’anno scorso ammontava all’ingrosso a 30 miliardi. Come si può vedere anche dalla tabella (e i dati sono del 2011, prima dei tagli più consistenti), l’Italia spende menodella media Ue a 15 (10%), meno di quella Ocse (9,5%), meno di paesiparagonabili. Non solo: l’incidenza sul Pil è già prevista in calo nei prossimi anni – e senza i tagli di Cottarelli – fino al 6,7% del 2017. In queste condizioni, si legge in un passaggio della relazione, “l’obiettivo costituzionalmente garantito (quello alla salute sancito dall’articolo 32, ndr) è ora rimesso in discussione”, visto che “il nostro sistema ha meno risorse effettive e non riconosce alcun aumento dei bisogni” (che pure c’è per il semplice motivo che l’età media continua ad aumentare). I TAGLI - Le regioni, che gestiscono la spesa sanitaria, hanno lamentato che la riduzione dei trasferimenti per il periodo 2011-2015 ammonta a circa 31 miliardi e 553 milioni di euro, la ministro Lorenzin ha provato a replicare parlando di “tagli veri” per 23 miliardi. La Corte dei Conti, però, ha dato ragione ai governatori: “Oltre 31 miliardi”. Di più: aver scelto i tagli lineare ha finito per“penalizzare le realtà più virtuose”, cioè quelle che già spendevano poco esi sono ritrovati a non poter tagliare “il grasso”, ma i servizi ai cittadini. Già ora, per dire, l’obiettivo è ridurre ulteriormente i posti letto di 20 mila unità, settemila delle quali nel Ssn: alla fine saremo “uno dei paesi europei col più basso numero di posti letto per abitante”. “Certo vanno rimossi i vecchi sprechi, ma la sfida è più complessa – scrivono i deputati nelle loro conclusioni -. La riorganizzazione richiede tempo se non vogliamo i letti non nei corridoi, ma per strada”. Anche i ticket non hanno funzionato per ri-orientare la spesa: l’hanno solo fatta confluire sul privato. IL PERSONALE - Anche chi lavora nel Servizio sanitario ha subìto l’andazzo dei tagli: il blocco del turnover ha causato un progressivo invecchiamento degli addetti, soprattutto i medici, in una professione che – specie negli ospedali – è davvero usurante. Se si guarda ai numeri totali, invece, bisognafare una distinzione: l’Italia ha 3,7 medici ogni mille abitanti, in lineacon la media Ue, mentre il rapporto medici-infermieri è solo di 1,4 contro il 3,2 del resto d’Europa. Pure dal lato del monte stipendi si notano le politiche di austerity (il blocco dei contratti della P.A. influisce pure sul comparto): nel 2008 la spesa era di 38,3 miliardi complessivi, oggi siamo vicini ai 36. GLI ACQUISTI - Particolarmente divertente è la vicenda della spesa in beni e servizi. Al netto dei farmaci ospedalieri, questa categoria per l’intero comparto pesa per circa 21 miliardi l’anno: le manovre da Monti a Letta hanno previsto tagli lineari per 3,8 miliardi entro quest’anno, circa il 18% del totale, compresi i contratti in essere (col relativo contenzioso quasi sempre favorevole alle imprese). Raggiungere l’obiettivo però – si legge nella bozza di conclusioni dell’indagine parlamentare, “non è stato possibile e non era possibile” e “il taglio si è tradotto in riduzione delfinanziamento al sistema e quindi in riduzione dei servizi sanitari”. Curiosoche proprio a un taglio lineare degli acquisti di beni e servizi sia ricorso Matteo Renzi per coprire parte del suo sconto Irpef: risparmiare 700 milioni, ad esempio, tocca pure alle regioni, i cui bilanci per l’80% sono costituiti proprio dalla spesa sanitaria. È lì che dovranno fare la maggior parte dei tagli e anche stavolta, come sempre, intervenendo sui contratti in essere: il buco, però, potremo scoprirlo solo a consuntivo e verrà coperto con nuovi tagli ai servizi. Al solito. L’INNOVAZIONE - Parola alle conclusioni dei deputati: “Senza innovazione, un moderno sistema sanitario non solo non è in grado di garantire i nuovi diritti di salute della popolazione, ma perde quotidianamente qualità nel garantire i diritti che appaiono già consolidati”. Insomma servono soldi: “Un servizio sanitario che rinunci all’innovazione è destinato a diventare un servizio sanitario residuale, in quantol’universalismo deve contenere al suo interno la parte più debole e la partepiù forte della popolazione, laddove, se un sistema sanitario non sa introiettare l’innovazione , la parte più forte è la prima a uscire dal sistema, e a quel punto l’impoverimento della qualità vale per tutti.Marco Palombi-ilfatto-12 maggio 2014(...) Atto ricognizione preventiva dotazione organica generale ASL I Medici chiedono chiarimenti e rettifiche La FP CGIL e la FP Medici CGIL di Taranto hanno chiesto riscontro alla direzione aziendale dell’ASL TA in merito all’ Atto di ricognizione preventiva della dotazione organica generale disposto precedentemente. L’assessorato alle Politiche della salute interessato sulla vicenda ha invitato la ASL a rispondere alle sollecitazione della FP CGIL. A seguire riportiamo il testo integrale della nota di quest’ultima, con cui vengono chiesti interventi correttivi sul provvedimento a seguito della “violazione delle procedure contemplate nei RR.RR. 25, 26 27/2012”. 0SSERVAZIONI E RICHIESTE DI MODIFICA DELLEDELIBERE 728, 729, 739 DEL 24/06/2013 E DELIBERA N° 785 DEL 3/7/2013 DELLA ASL TARANTO. “Atto di ricognizione preventiva della dotazione organica generale, in esecuzione del R.R. n° 25, 26 e 27 del 17/10/2012” “Con le delibere dettagliate in oggetto la ASL Taranto porta a compimento un atto di dispregio delle relazioni sindacali e diviolazione di disposizioni regionali. Con il pretesto di realizzare un’azione asettica, eminentemente tecnica, in osservanza di alcuni recenti Regolamenti Regionali (in specie i RR.RR. 25, 26, 27 2012), la ASL Taranto conclude la realizzazione subdola in quanto mimetizzata di una gran parte dell’Atto Aziendale, sottraendolo in tal modo al legittimo costruttivo confronto con le OO.SS. e le altre parti sociali. Con tali delibere, conclusive e riassuntive di una serie di atti deliberativi degli ultimi 3 mesi la ASL definisce in assoluta autonomia e chiusura al confronto le proprie finalità, i propri assetti organizzativi, sia territoriali cheospedalieri, la propria struttura dipartimentale, la propria articolazione fine sul campo. Con la motivazione di dover realizzare le misure previste dal Piano di rientro (da cui la ASL Taranto è stata per altri versi sollevata in ragione della riconosciuta "emergenza Taranto") il management della ASL rivoluziona i propri assetti organizzativisenza rispettare i vincoli imposti da Leggi e Regolamenti ancora pienamente vigenti (per es. la L. 30/98 sulla Salute Mentale, la L.R. 27/99 sulle Dipendenze Patologiche, R.R. n. 6/2011 per i Distretti socio-sanitari, il R.R. n. 6/2013 per il Dipartimento di Riabilitazione). Tutto ciò, si ribadisce, senza alcun confronto serio e leale con le OO.SS., neanche laddove ciò viene esplicitamente richiesto da norme regionali, come nel caso della previsione della contrattazione aziendale obbligatoria contemplata nei RR.RR. di cui si parla. Non si può parlare infatti di rispetto della contrattazione, quando le uniche occasioni di confronto con le OO.SS.sono convocazioni con brevissimo preavviso, con consegna contestuale di corposi documenti che di fatto non vengono dibattuti ma che si richiede di emendare, senza contezza alcuna degli esiti di tale richiesta di emendamenti...salvo poi scoprire dopo pochi giorni che le delibere sono state pubblicate senza che rimanga traccia di eventualiproposte di modifica, pareri contrari, proposte alternative, citando verbali mai verificati né tantomeno sottoscritti. Ci sembra che tale atteggiamento sia tanto più dannoso quanto più le delibere in parola, per esplicita previsione dei RR.RR. 25, 26, 27/2012, sono soggette all’invio alla Regione Puglia, che deve avere su questi atti funzione di monitoraggio e controllo della correttezza dei procedimenti di cui ai precitati Regolamenti. Preme ancor più, quindi, che tali atti siano realmente rappresentativi della realtà aziendale, neanche lontanamente imprecisi o ambigui. L’estrema e più radicale offesa ai principi della partecipazione democraticae della rappresentanza viene perpetrata con la delibera n° 785 del 3/7/2013 con la quale la ASL Taranto in un sol colpo: 1. asserisce di aver "approvato" i precedenti atti di ricognizione a seguito di contrattazione sindacale, senza menzione alcuna della contrarietà della FP CGIL, ampiamente dibattuta in contrattazione e documentatacon puntuali dichiarazioni a verbale; 2. asserisce di aver discusso la stessa delibera n° 785 con le OO.SS. delle aree della dirigenza in apposita seduta di contrattazione aziendale del 3/7/2013, senza che alla FP CGIL sia mai pervenuta rituale convocazione formale. Innanzitutto è doveroso ribadire che l’Azienda, una volta rideterminata la propria organizzazione in seguito a tutte le precedenti disposizioni regionali, avrebbe dovuto immediatamente, senz’altro indugio, convocare le OO.SS. per le procedure previste dai CCNL e dai RR.RR. precitati, invece ha proceduto in maniera assolutamente unilaterale, affidando incarichi di struttura, cessandonedegli altri, impedendo qualunque azione di doverosa tutela e rappresentanza alle OO.SS. che non hanno potuto che prendere atto, dalla notifica delle decine di delibere che si sono succedute nel corso degli ultimi tre mesi, delle iniziative aziendali. A nulla è valsa neanche la diffida a firma della stragrande maggioranza delle OO.SS. delcomparto e della Dirigenza SPTA inoltrata il 12 aprile 2013...la ASL Taranto ha con protervia proseguito nel suo percorso di negazione del confronto. Anche quando obbligata, dalla esplicita previsione nei RR.RR. 25, 26, 27/2012, alla contrattazione, propone delibere dai dati talvolta ridondanti, talvolta imprecisi e ambigui, talvolta anche non rispondenti alla realtà Aziendale. Per tale ragione riteniamo doveroso segnalare che le delibere 728, 729, 730 del 25/06/2013 con all’oggetto “Atto di ricognizione preventiva della dotazione organica generale, in esecuzione del R.R. n° 25, 26, 27 del 17/10/2012” contengono diversi errori, imprecisioni edomissioni, che di seguito si dettagliano: • In riferimento a tutte e tre le delibere di cui si parla si deve osservare che la dotazione organica di personale non sempre è correttamente imputato alla struttura cui nella realtà operativa appartiene. Emergono vistose ambiguità, come per esempio: il reparto Pediatria dell’ospedale diManduria, che continua ad erogare prestazioni col personale storicamente ad esso affidato, non compare nella ricognizione; eguale destino per la radiologia dell’ospedale di Grottaglie, dove lavorano unità di personale che non compaiono in delibera; il personale del Dipartimento Dipendenze Patologiche è imputato tutto alla struttura complessa centrale (presumibilmente Taranto) mentre invece circa il 60% lavora in ben 5 altre strutture operative della provincia (Manduria, Grottaglie, Martina, Massafra, Castellaneta); il personale del Dipartimento di Riabilitazione è imputato tutto alla struttura complessa centrale (non si capisce quale e dove sia ubicata)mentre invece nella stragrande maggioranza lavora nelle UTR distribuite nei vari Distretti. Se il personale non è correttamente imputato alle strutture d’appartenenza non è possibile offrire una reale rappresentazione degli esuberi e delle vacanze, come i RR.RR. 25,26, 27 2012 richiedono; inoltre nelle delibere di cui si parla non sirintraccia garanzia alcuna che le strutture non più menzionate (ma ripetiamo con unità di personale ancora operativo, strutture storicamente esistenti, attive, veri presidi territoriali) continuino ad erogare la loro parte di risposta ai bisogni di salute della popolazione. • le schede di dettaglio allegate alle delibere sono di difficile se non impossibile lettura, sia per quel che riguarda la grafica, sia per il fatto che alcune strutture sono riportate due volte (per esempio il servizio di Prevenzione e Protezione e Medico competente) per cui non si comprende se il dato finale relativamente all’organico sia dato dalla somma delle due ripetizioni ocosa altro. • le delibere sono mancanti di una chiara elencazione del dato richiesto dall’art. 3, co. 1, lett. a) dei RR.RR. 25, 26, 27 2012, ossia quali siano le strutture operative confermate, dismesse, riconvertite e di nuova istituzione, con indicazione delle rispettive sedi di attività e tempi di attuazione. • le deliberesono mancanti del dato richiesto dall’art. 3, co. 1, lett. b, punto V, ossia del numero dei posti che si sono resi o si renderanno vacanti per cessazione dal servizio per qualsiasi motivo entro 18 mesi dalla data di adozione del provvedimento di ricognizione. • In riferimento alla delibera 728 si osserva che nell’elenco delle Strutture Complesse dismesse non figurano: - Geriatria Moscati; - Otorino Moscati; - Patologia Clinica P.O. Orientale; - Urologia Martina Franca; - Ostetricia e Ginecologia P.O. Orientale; - Endocrinologia SS.ma Annunziata; - Pediatria P.O. Manduria; - Ser.t. Manduria-Grottaglie; - Ser.t.Martina-Massafra; - Ser.t. Castellaneta. - Medicina Legale POC le quali, con vari atti formali precedenti (delib. D.G. 388, delib. D.G. 424, delib. D.G. 425), sono state dismesse e/o declassate. Infine siamo nuovamente a segnalare che la delibera 785 del 3/7/2013 (che sembra modificare alcune delle precedenti decisioni della ASL, andandonel verso delle rivendicazioni della FPCGIL) appare viziata anche questa da scarsa chiarezza e ambiguità, poichè introduce delle modifiche e integrazioni ai precedenti atti, senza armonizzarle con le schede analitiche allegate alle precedenti delibere; il risultato è che, ancora una volta, non si riesce ad avere un quadro univoco d’insieme della dotazione organica e delle strutture aziendali allo stato attuale. Alla luce di quanto detto in premessa e nel dettaglio delle osservazioni critiche degli atti de quo si richiede che siano messe in campo, dalla ASL e dalla Regione Puglia, tutte le possibili azioni correttive di competenza, senzale quali si configurerebbe una violazione delle procedure contemplate nei RR.RR. 25, 26 27/2012”.(...) I conti non tornano. Cinquanta medici scrivono all’Oms "Abbiamo analizzato gli scarsi dati disponibili, abbiamo preso atto degli allarmi scattati dopo i recenti dieci casi di poliomielite in Siria, abbiamo verificato numeri e coperture vaccinali e ci siamo resi conto che i conti non tornano. Per questo abbiamo deciso di scrivere all’Organizzazione Mondiale della Sanità chiedendo chiarimenti ma soprattutto informazioni, perché altrimenti si rischia di andare avanti dando tutto per scontato senza prendere atto della realtà". E’ la riflessione che ha indotto cinquanta medici e ricercatori a sottoscrivere un documento che pone una lunga serie di quesiti e soprattutto richiede dati e spiegazioni attualmente non disponibili; il documento è stato inviato all’Oms, ma anche alle altre autorità il cui impegno è quello di avere il polso della situazione come la GlobalPolio Eradication Initiative, il Centro Italiano di Sorveglianza Epidemiologica, l’Istituto Superiore di Sanità e la CochraneCollaboration. All’attenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Direttore Dr. Margaret Chan Global Polio Eradication Initiative, coordinatore, dr. Bruce Aylward p.c. Centro Nazionale Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, dott.ssa Stefania Salmaso Istituto Superiore di Sanità, Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, Dr. Donato Greco Cochrane Collaboration, Infectious Diseases Group, responsabile, dott.ssa Anne-Marie Stephani Centro Cochrane Italiano OGGETTO: COPERTURE VACCINALI PER LA POLIO E CASI DI MALATTIA - RICHIESTA DI CHIARIMENTI Rappresentiamo un gruppo di medici che da anni segue con grande attenzione l’incidenza delle malattie infettive soprattutto nella popolazione infantile in relazione all’andamento delle coperture vaccinali. Ad ottobre 2013 abbiamo appreso dei dieci casi accertati dipoliomielite in Siria registrati dopo due anni di una guerra devastante che, stando ai dati Unicef, ha finora causato 100mila morti nelconflitto e due milioni di bambini sfollati. Abbiamo altresì seguito negli anni scorsi l’andamento delle epidemie nei paesi dove è scattata l’allerta Oms. Proprio questa attenzione ci ha portato a cercare di raccogliere dati e informazioni il più possibile completi, impresa questa che si è rivelata ardua poiché le informazioni spesso sono frammentarie. Peraltro abbiamo nel tempo individuato contraddizioni e anomalie alle quali non siamo riusciti a trovare spiegazione. Per questo ci rivolgiamo all’Organizzazione Mondiale della Sanità e alla Global Polio Eradication Initiative chiedendo di completare tutta una serie di informazioni e dati che non sono disponibili altrimenti. Abbiamo altresì ritenuto utile inviare la nostra richiesta anche ad altri autorevoli enti di controllo e ricerca, ai quali chiediamo di metterci a disposizione tutta la documentazionein loro possesso in modo da farne strumento di chiarezza e comprensione. Di seguito esposizione e richieste. EPIDEMIE IERI EOGGI Dal libro “A world geography. Poliomyelitis. Emergence to eradication” di Smallmann-Raynor e Cliff (Oxford University Press, 2006) (1) si evince chiaramente come, superata la fase endemica della polio nella maggior parte del mondo con il miglioramento delle condizioni igieniche e di vita, sia iniziata una fase epidemica già ben riscontrabile, attraverso ricostruzioni e testimonianze, nel 17° e 18° secolo, ma con numeri molto bassi riguardo i casi con manifestazioni cliniche. Si è avuta invece una sorta di emergenza epidemica a partire dal 1880 e fino al 1920, quindi prima delle campagne vaccinali, sia in Europa che in Nord America, America Latina e Oceania con epidemie circoscritte in singole zone di singole nazioni. L’andamento epidemico della polio è rimasto tale anche dopo l’introduzione delle campagne di vaccinazione di massa, sebbene con numeripiù ridotti. Se prima dell’introduzione delle vaccinazioni antipolio di routine, le epidemie arrivavano e se ne andavanoall’improvviso, ciò è accaduto e continua ad accadere anche in tempi di vaccinazione di massa peraltro con coperture anche molto elevate (come dimostrano i casi riscontrati in alcuni paesi). Ci sarebbe, dunque, utile avere la dimostrazione che laddove si ha un’epidemia, sia la successiva tempestiva campagna di rivaccinazione a stroncarla e non solo a contenerla numericamente. La necessità di un chiarimento è giustificata dal fatto che la fine repentina del picco epidemico si osservava anche quando non si utilizzava la vaccinazione di massa. Questi dati possono fungere da controllo dal momento che manca (e capiamo le motivazioni etiche) un campione di popolazione in cui si decida di non intervenire per avere un riscontro sull’efficacia dell’intervento posto in atto. Analogamente, la comparsa repentina dell’epidemia come può essere dovuta, oggi, alla presenza di clusterdi suscettibili non vaccinati, se tale comparsa repentina avveniva anche quando la popolazione non era vaccinata,quindi aveva il medesimo status vaccinale senza distinzioni? Riportiamo, a titolo esemplificativo, un interessante grafico contenuto nel volume citato più sopra: riguarda l’Europa e si evince chiaramente che a fronte di casi prossimi allo zero o in quantità limitate, si sono però verificati picchi epidemici comparsi e scomparsi repentinamente. Lo stesso andamento è stato osservato nelle Americhe e in Oceania. INFORMAZIONI NON COMPLETE In numerosi casi, i comunicati dell’Oms che lanciano l’allerta riguardo le epidemie di polio nel mondo non sono completi. Non viene infatti specificato se i soggetti risultati positivi ai poliovirus fossero vaccinati, non vaccinati o sotto-vaccinati; non viene specificato se i casi di polio paralitica o morte si siano verificati in soggetti in condizioni particolari di assenza di vaccinazione, sotto-vaccinazione oimmunizzazione completa, o ancora immuno-deficienza, malnutrizione e altro; non viene specificato se nella zona in cui sono statiindividuati i positivi e i malati o dove è stato riscontrato un focolaio, vi fossero cluster di persone suscettibili per mancata vaccinazione, per sotto-vaccinazione, per immunodeficienza o per altre motivazioni attinenti; inoltre non viene specificato se i positivi ai poliovirus e i malati rientrino in quei cluster. Di seguito riportiamo, come esempio, alcune delle più recenti note non complete per le quali vi chiediamo di fornirci i dati a vostra disposizione, anche se sarebbe opportuno poter disporre di informazioni anche per le epidemie riscontrate nei 20-30 anni precedenti. Vi chiediamo inoltre di fornirci il calendario completo delle campagne di vaccinazione antipolio effettuate, ordinarie e straordinarie, con date, periodi di durata, dosi e tipo di vaccini somministrati, target raggiunto per età, condizione dei vaccinati e precedente statovaccinale. Per poter poi valutare l’evoluzione effettiva, completa e nel tempo della malattia a fronte delle campagne di immunizzazione, èinoltre indispensabile poter contare su dati relativi alle coperture vaccinali e ai casi accertati (con le specifiche: età, condizioni di salute, stato vaccinale, eventuali cluster di suscettibili in zona e eventuale corrispondenza tra suscettibili e soggetti infettati), nazione per nazione, almeno partendo dall’inizio del ventesimo secolo, in modo da comprendere con chiarezza il comportamento della polio e della vaccinazione antipolio. POLIO EPIDEMICA - Polio in Siria – 29 ottobre 2013 Nel report Global Alert dell’Oms del 29 ottobre 2013 relativo ai casi di polio in Siria (dovuti al WPV1) non è specificato lo stato vaccinale di tutti i dieci casi; il riferimento è generico, infatti si legge che “la maggior parte dei casi riguarda giovanissimi (sotto i 2 anni di età) che erano sotto-vaccinati o non vaccinati”. I restanticasi? Inoltre, se il cluster di AFP è stato di 22 casi, a cosa sono dovuti gli altri 12 e qual era lo stato vaccinale di queste 12 persone? Non vengonoforniti dati su eventuali cluster di suscettibili in zona e se i positivi al virus rientrano tra i soggetti suscettibili. Dati che vi chiediamo. - Poliovirus selvaggio nel Corno d’Africa – 22 maggio 2013 L’Oms parla di epidemie recenti di polio dovuta al WPV1 e di un’epidemia di polio dovuto a poliovirus vaccinico circolante nell’ambiente. Ma nel report del maggio 2013 (3) non è specificato se l’AFP più recente della bimba sia stata causata dal virus della polio e non è specificato lo stato vaccinale dei due contatti sani positivi al WPV1 e della bimba. Non vengono forniti dati su eventuali cluster di suscettibili in zona e se i positivi al virus rientrano tra i soggetti suscettibili. Dati che vi chiediamo. - Poliovirus selvaggio in Somalia – 11 maggio 2013 Il rapporto inserito tra i Global Alert parla di una bambina conparalisi flaccida nelle cui feci è stato isolato il WPV1 ma non si specifica se la piccola con AFP e i contatti fossero vaccinati o no. Non vengonoforniti dati su eventuali cluster di suscettibili in zona e se i positivi al virus rientrano tra i soggetti suscettibili. Inoltre, dai dati su coperture (5) e casi di polio (6), non si ricava una lettura coerente della relazione che dovrebbe esistere tra vaccinazione e andamento della malattia. Chiediamo per i casi riportati in tabella età, condizioni, stato vaccinale, presenza di cluster di suscettibili in zona e se i soggetti positivi rientrino tra quelli suscettibili. Per casi “non wild” (in tabella) intendiamo quei casi che nelle tabelle Oms non sono classificati come da WPV ma nemmeno indicati specificatamente come dovuti al poliovirus vaccinico. Vi chiediamo di specificare se questo significa che sono stati tutti provocati dal vaccino Sabin oppure se non sono state effettuate analisi; in assenza di analisi, vi chiediamo come sia statopossibile determinare se i casi sono stati dovuti al virus selvaggio o al virus diffuso con la vaccinazione. Ciò vale anche per analoghi datirelativi a nazioni di cui si parla di seguito. Riportiamo la tabella con i dati. Polio in Niger – 12 febbraio 2013 Il report parla di un caso di WPV1 nella regione di Tahoua , virus importato forse dalla Nigeria. Non si specifica nulla riguardo il malato, età, stato, condizioni, vaccinazioni eventuali ricevute. Non vengono forniti dati su eventuali cluster di suscettibili in zona e se i positivi al virus rientrino tra i soggetti suscettibili. In questo caso abbiamo riscontrato una contraddizione importante tra i dati riportati nell’allerta di febbraio e i dati Oms sui casi di polio (sempre da 6) relativi al 2013, che invece parlano di un solo caso di polio ma dovuto al virus vaccinico. Peraltro, mettendo in relazione i dati sulle coperture (8) e i casi di polio accertati, si ricava paradossalmente l’impressione che, malgrado l’aumentaredelle coperture negli anni, i casi di polio abbiano avuto variazioni minime con un boom di casi alla massima copertura raggiunta nel 2012.Chiediamo per i casi riportati in tabella età, condizioni, stato vaccinale, presenza di cluster di suscettibili in zona e se i soggetti positivi rientrino tra quelli suscettibili. - Poliovirus selvaggio confermato in Cina – 1 settembre 2011 Dei quattro casi di WPV1 citati nel report di Global Alert dell’Oms non viene specificato lo stato vaccinale, l’età né le condizioni precedenti l’infezione. Non vengono forniti dati su eventuali cluster di suscettibili in zona e se i positivi al virus rientrino tra i soggetti suscettibili. Peraltro, come si evince dai dati Oms, nel 2011 in Cina si sono verificati 21 casi di polio da WPV (sempre da 6) malgrado una copertura vaccinale del 99% (10). Nel 2012 2 casi da virus vaccinico, nessuno nel 2013 e nessuno prima del 2011 per anni. Vi chiediamo dunque quale fosse lo stato vaccinale dei 21 casi, l’età, lecondizioni, se nella zona ci fossero cluster di suscettibili per qualsiasi ragione e se quei 21 vi rientrino. - Epidemia di polio daWPV in Tajikistan – anno 2010 Le note di Global Alert (11) dell’Oms riguardo questa epidemia da WPV1 sono generiche. Da altri dati Oms e Unicef si evince che in quell’anno la copertura vaccinale per la polio era al 95% (93% e 87% nei due anni precedenti; 97% e 96% dei due anni successivi [12]). Eppure nel 2010 si sono verificati 460 casi da WPV (sempre da 6), nessuno prima e dopo quell’anno. Siccome le coperture erano così alte e si è trattato del primo caso di importazione del virus nella zona europea certificata polio-free nel 2002, è importante conoscere quali fossero stato vaccinale dei 460 casi, età e condizioni. Vi erano cluster di suscettibili in zona? I positivi al virus rientrano tra gli eventuali soggetti suscettibili? - Epidemia in Congo – anno 2010 ) Stando ai dati Oms e Unicef (14), la copertura per la polio nel 2010 in Congo eradel 90% ma si sono verificati 441 casi di polio (sempre da 6), solo 4 dei quali confermati come dovuti al virus selvaggio di tipo 1(sempre da 13). Nessun caso si era verificato nei tre anni precedenti (con copertura del 91, 89 e 80%), 1 caso nel 2011 con copertura del 90%, nessuno nel 2012 con copertura dell’85%. Quali erano lo stato vaccinale dei 441 casi, l’età e le condizioni? Vi erano cluster di suscettibili in zona? I positivi al virus rientrano tra gli eventuali soggetti suscettibili? Nel 1997 e 1999 si è raggiunta la copertura vaccinale più bassa, del 21 e 29% (sempre da 14), ma i casi di polio sono stati rispettivamente 0 e nel ’99 4 da WPV e 6 da poliovirus vaccinico. Siamo interessati a sapere quale sia la spiegazione per quella che pare a tutti gli effetti un’anomalia. I dati riassunti in tabella. Polio in Angola – Anno 2010 Tra il 2007 e il 2010 si è ristabilita in Angola la trasmissione del poliovirus con nuovi casi dovuti a WPV1. Abbiamo esaminato i datiriguardanti copertura e casi anche negli anni precedenti e successivi e vi chiediamo di fornirci una spiegazione poichè non riusciamo adarne una lettura coerente. La polio pare avere avuto un andamento epidemico non coerente con le coperture vaccinali. Queste le coperture (16) e i casi di polio confermati (sempre da 6): negli anni ’90 le coperture, da bassissime, sono andate crescendo lentamente, nel 1998 con una copertura del 47% si sono avuti 3 casi da WPV e 4 non wild, quindi supponiamo dovuti al vaccino; nel 1999 con il 40% di copertura i casi confermati sono stati 53 da WPV e ben 1050 non wild (vi chiediamo di specificare se questo significa che sono stati tutti provocati dal vaccino Sabin oppure se non sono state effettuate analisi; in assenza di analisi, vi chiediamo come sia stato possibile determinare se i casi sono stati dovuti al virus selvaggio o al virus diffuso con la vaccinazione); nel 2001 con il 44% di copertura si è avuto un caso da WPV; poi negli anni fra il 2002 eil 2004, con copertura di 42, 45 e 46%, non si è avuto nemmeno un caso; nel 2006 con il 44% due casi da WPV. Dal 2007 in poi lecoperture vaccinali sono raddoppiate, eppure la polio si è ripresentata. Nel 2007 con una copertura dell’83% i casi sono stati 8 da WPV; nel 2008 con il 75% 29 casi da WPV; nel 1009 con il 73% 29 casi da WPV; nel 2010 con il 92% 33 casi da WPV; nel 2011 con l’85% 5 casi da WPV; nel 2012 con l’88% nessun caso. Poiché l’Angola non è tra i paesi dove la polio è endemica, vi chiediamo di fornirci chiarimenti: quali erano lo stato vaccinale, l’età e le condizioni dei malati? Quale evoluzione ha avuto la malattia e in quale genere di paziente? Vi erano cluster di suscettibili proprio nelle zone dove la polio è ricomparsa? I positivi al virus rientrano tra gli eventuali soggetti suscettibili? - Polio in Sudan – 2009 L’allerta dell’Oms parla di un’epidemia da WPV1 che dal 2004 al 2006 ha indotto la circolazione del virus anche in paesi limitrofi, ma dai dati sucoperture (sempre da 6) e casi (sempre da 14) si evince che la malattia non è stata eliminata né le epidemie sono statefermate in quegli anni malgrado la campagna supplementare di rivaccinazione, che si è aggiunta a quelle di routine, lanciata nel maggio del 2006 e che ha portato al netto aumento della percentuale di vaccinati. Chiediamo dunque di sapere stato vaccinale, età e condizioni dei casi positivi, eventuali cluster di suscettibili nelle zone colpite dalle epidemie e se i soggetti colpiti rientravano tra i suscettibili. - Polio in Albania – anno 1996 In Albania nel 1996 si è avuta un’epidemia di polio in presenza di copertura vaccinali elevatissime (sempre da 14), il 99% secondo i dati Oms-Unicef, e in concomitanza con l’inizio di una campagna vaccinale di massa con OPV (aprile-maggio i mesi di esordio della malattia, aprile il mese di inizio della campagna di immunizzazione). La copertura era stata del 98% nei due anni precedenti ed è rimasta tra il 97% e il 99% fino al2012. I casi di polio accertati furono 69 dovuti a poliovirus selvaggio (ma solo in 7 casi è stato isolato ilWPV1) e 69 dovuti a poliovirus vaccinico (sempre da 6). Nel 1997 e anni seguenti non si sono verificati casi. Nemmeno negli anni precedenti si erano verificati casi di polio da WPV, gli unici 11 casi accertati sono stati dovuti al vaccino Sabin. Chiediamo dunque di sapere stato vaccinale, età e condizioni dei casi positivi (sia al WPV che al virus vaccinico), eventuali cluster di suscettibili nelle zone colpite dalle epidemie e se i soggetti colpiti rientravano tra i suscettibili. IMMUNITA’ DI GREGGE, COPERTURE VACCINALI E MALATTIA Si ritiene, com’è noto, che la cosiddetta herd immunity, si raggiunga con almeno il 95% di popolazione vaccinata e che il raggiungimento di questo traguardo sia necessario per impedire la reintroduzione del virus e la sua circolazione e trasmissione tra i contatti. Dato che tutte le strategie vaccinali hanno sempre teso etendono a questo traguardo, si deduce che tale criterio si basi sulla comprensione del comportamento dellamalattia e dell’effetto della vaccinazione. Ossia: se la copertura è al di sotto del 95% la malattia si comporta in un modo, al di sopra del 95% in un altro. Eppure, la realtà dei fatti pare contraddire tale assioma. Ci sono infatti innumerevoli paesi nel mondo con coperture al di sotto del 95% dove però la malattia ha comportamenti e andamenti completamente differenti: in alcuni paesi è completamente sparita, in altri ricompare a ondate epidemiche, in altri ancora rimane endemica. Perché? Confronto tra Pakistan (polio endemica) e Congo (polio epidemica) Abbiamo messo a confronto la situazione di due paesi lontani tra loro, Pakistan e Congo, che hanno in comune la copertura al di sotto del 95% (sempre da 14), il fatto di essere definiti ancora “in via di sviluppo” e nei quali le condizioni igienico-sanitarie e di vita sono molto lontane dagli standard occidentali. Quindi,teoricamente, la malattia dovrebbe avere lo stesso andamento, ma non è così. Abbiamo osservato che in Congo,con coperture estremamente più basse negli anni rispetto al Pakistan, i casi sono stati assolutamente sporadici, per la maggior parte uguali a 0 (sempre da 6). In Pakistan le coperture sono andate progressivamente aumentando e si sono attestate su livelli di parecchio superiori rispetto a quelle del Congo, ma la polio è ancora definita endemica e i casi sono presenti con numeri elevati e in maniera costante. Analogo raffronto può essere fatto, per esempio, con i dati dell’Angola, del Niger e della Somalia. Sarebbe dunque interessante sapere stato vaccinale, età e condizione dei malati, eventuali cluster di suscettibili nelle zone dove si sono verificati i casi e se i soggetti colpiti rientrano tra quelli suscettibili. Ci interessa altresì conoscere riflessioni e spiegazioni dell’Oms a fronte delle situazioni di cui sopra. E ancora, per esempio, l’Ucraina che non ha casi dipolio benché negli ultimi anni abbia avuto copertura vaccinali che hanno addirittura toccato il 57%. Altrofenomeno da sottolineare è quello relativo al Sud America, libero dalla polio (negli ultimi 17 anni ci sono stati solo casi di polio da vaccino nel 2000 e 2001 [sempre da 6]) malgrado ci siano diversi paesi che non raggiungono la copertura che garantisce la herd immunity: in Venezuela negli ultimi 17 anni la copertura ha oscillato tra il 62 e l’87%; in Perù dall’89 al 95%; in Paraguay tra l’80 e il 90%; in Guatemala tra il 73 e il 94%; in Costa Rica quasi sempre sotto al 90%; in Bolivia dal 57 all’84%. Richiediamo pertanto chiarimenti anche su questi fenomeni, in base ai dati di cui disponete e che vorrete rendere accessibili e fruibili a tutta la comunità medica. Peraltro, essendo venuti a conoscenza della lettera di due medici tedeschi (Martin Eichner, dell’università di Tubinga, e Stefan Brockmann dell’ufficio regionale per la salute pubblica di Reutlingen) pubblicata suLancet (19), abbiamo analizzato e valutato attentamente i segnali che venivano indicati come allarmanti. «Conla polio in Siria sono a rischio i paesi europei con coperture vaccinali basse perché i rifugiati potranno reintrodurre il virus, quindi vanno prese misure estese» si legge nella lettera. Eppure i dati Eurostat evidenziano come da anni l’Europa ospiti decine di migliaia di rifugiati dai paesi dove la polio è endemica e dove continuano a esserci epidemie senza che nessun caso si sia verificato nei paesi europei ospitanti. Gli autori scrivono ancora: «Centinaia di migliaia di persone stanno fuggendo dalla Siria per cercare rifugio nei paesi vicini e in Europa. Poiché solo 1 su 200 individui non vaccinati infettati con poliovirus selvaggio di tipo 1 sviluppa la paralisi flaccida, gli individui infetti possono circolare diffondendo il virus senza essere scoperti». «Nei paesi con bassa copertura vaccinale (per esempio Bosnia ed Erzegovina [87%] e Ucraina [74%], soprattutto con bassecoperture utilizzando vaccino inattivato (come l’Austria [83%]), l’immunità di gregge potrebbe non esseresufficiente per prevenire la trasmissione del virus». Ma, sempre stando ai dati Eurostat, i rifugiati giunti in questi anni si sono recati anche in Austria, Ucraina e nei paesi con copertura vaccinale al di sotto del 90%. Nel 2012 oltre 100mila rifugiati (20) hanno trovato protezione in Europa e i primi paesi d’origine sono l’Afghanistan (dove la polio è endemica), la Siria, la Somalia. Poi vengono anche Pakistan e Nigeria (altri due paesi dove la polio è endemica), Mali, Costa d’Avorio e così via, dove ci sono ricorrenti epidemie di polio. Peraltro in Siria nel 2012 il virus della polio doveva essere già in circolo, visto che gli stessi autori su Lancet hanno affermato come occorra un anno di trasmissione silente per dare poi luogo a casi di paralisi flaccida e prima che si evidenzi un’epidemia. Eppure nessun caso di polio è stato individuato in Europa nel 2013. Abbiamo ancheconsiderato i dati degli anni precedenti. Nel 2011 l’Europa ha dato asilo a 84.100 richiedenti asilo,75800 nel 2010 (21); i gruppi maggiori venivano dall’Afghanistan (13.300 persone), dall’Iraq e dalla Somalia. Nel 2009 (22) i rifugiati in Europa sono stati 78800, nel 2008 75100, da Afghanistan, Somalia e così via. Eppure nessun caso di polio è stato individuato nei paesi europei ospitanti. Gli autori peraltro affermano che secondo loro non è sufficiente vaccinare solo i rifugiati, mentre invece il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie afferma che è sufficiente. Quindi non c’è accordo. Inoltre Eichner e Brockmann sollecitano “misure più estese” ma non spiegano cosa intendono. Abbiamo dunque scritto al dottor Eichner domandandogli quale fosse, secondo lui, la ragione per la quale, pur essendoci da decenni immigrazione dai paesi con polio, non si fosse verificato alcun caso nelle nazioni occidentali con copertura bassa. Il dottor Eichner ha sostenuto come possaessere stata una serie fortuita di coincidenze ad evitare finora casi ed epidemie anche nei paesieuropei, ma è chiaro che accettando questa tesi si faticherebbe a capire sulla base di quale criterio valutare l’effettivo rischio. Come giudicate l’allarme lanciato su Lancet? Ritenete sia forse necessario ritornare all’OPV anche nei paesi dove non si utilizza più? Come si concilierebbe questa decisione con il fenomeno spiegato anche dal Centro Nazionale italiano di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (23), secondo cui «anche i soggetti immunizzati possono venire infettati dal virus, senza svilupparne i sintomi, e trasmetterlo ad altri»? POLIOMIELITE DA VACCINO, OPV E ERADICAZIONE DELLA MALATTIA Da più parti si sostiene ormai che non sarà mai possibile arrivare all’eradicazione della poliomielite fino a che si continuerà ad utilizzare il vaccino OPV a virus vivo. Un duro colpo a questa strategia vaccinale era già arrivato nel 1990 dalla rivistaLancet (24), sulla quale AJ Beale affermava che una delle ragioni principali per le quali occorre riconsiderare lastrategia vaccinale con Opv è costituita dall’aumento preoccupante di casi di poliomielite dovuta al ceppo vaccinico continuamente rimesso in circolo dall’uso di quel vaccino a virus vivo attenuato. Sempre Beale qualche anno più tardi ha poi ribadito (25) che «l’Expanded Programme on Immunization (EPI) dell’Oms, che ha utilizzato 3 o 4 dosi di OPV, in diversi paesi in via di sviluppo si è dimostrato non adeguato a controllare in maniera soddisfacente la malattia». Beale ha anche sottolineato come una scelta di compromesso, che veda una dose iniziale di IPV (a virus ucciso) e successive 3 dosi di OPV, benché metta d’accordo molti, non fa altro che spostare in avanti il momento in cui la polio sarà sotto controllo e successivamente eradicata. Nel 2003 l’americana Task Force for Child Survival and Development (26) ha definito la vaccinazione con OPV un paradosso: «Ilpoliovirus sarà eradicato solo quando si smetterà di utilizzare OPV», si leggeva su Reviews in Medical Virology. Nelgennaio del 2000 gli Stati Uniti hanno abbandonato completamente l’OPV passando all’IPV (negli anni precedenti già avevano una schedula vaccinale mista) e la ragione principale per questa modifica nella politica vaccinale «è stata la continua comparsa di vasi di VAPP, paralisi poliomielitica vaccino-associata, in assenza di malattia dovuta a poliovirus selvaggio». Anche in Italia non si utilizza più OPV; gli ultimi casi autoctoni di polio dal 1983 erano stati causati dal vaccino Sabin. E che tipo di ragionamento sarebbe etico e giusto fare nei paesi dove, sebbene i casi dovuti a poliovirus selvaggio ci siano ancora, siano però in misura pari o minore a quelli provocati dal vaccino? E quale invece la differente valutazione che mantenga una sua etica per giustificare comunque il sacrifico di bambini resi paralitici dal vaccino ai fini di un numero solo stimato e ipotizzatodi casi di polio selvaggia evitati? In Africa, in medio Oriente e in Asia si continua ad utilizzaremassicciamente il vaccino OPV e proprio in queste aree si concentra la gran parte dei casi di polio vaccinica; eppure tali casi non si manifestano di area in area con numeri simili negli anni e non c’è analoga incidenza nemmeno in paesi con coperture vaccinali simili. Come spiegate questo dato? Altra anomalia: in Sud America si continua ad utilizzare il vaccino OPV (27) e con basse coperture ma i casi di polio vaccinica si sono verificati in numeri molto ridotti nel 2000 e nel 2001, prima e dopo non se ne sono registrati. Risulta evidente quanto sia più che mai urgente affrontare il problema dell’eliminazione del vaccino Sabin sostituendolo con il vaccino a virus ucciso. di Eugenio Serravalle Restiamo in attesa di un vostro riscontro confidando nella possibilità di ricevere i dati richiesti Firme Referente e portavoce: Dr. Eugenio Serravalle, pediatra, via Firenze 8,56123 Pisa – cell. 337701772 tel. 050555697 Dr. Teresa Adami, specialista in Malattie Infettive eOmeopatia Dr. Carlo Alessandria, Dirigente Medico I livello SC Gastroenterologia ed Epatologia, Città della Salute e della Scienza di Torino Dr. Tancredi Ascani , medico omeopata Dr. Pia Barilli Dr. Massimo Borghese, specialista in Otorinolaringoiatria Specialista in Foniatria, già Dirigente Ospedaliero e Docente in Università Dr. Gino Burattoni, neuropsichiatra Dr. Marcella Brizzi, Medicina generale, Dirigente della Scuola per Operatore Bionaturale del Benessere di Bologna, Presidente dell’associazione Ting Spazzavento Centro Studi per l’educazione alla salute e alla prevenzione, già docente a contratto ai Corsi di Perfezionamento in Medicine Non Convenzionali Università di Milano Dr. Maurizio Cannarozzo, specialista in Medicina del Lavoro Psicoterapeuta Dr. Goffredo Chiavelli, pediatra Dr. Maurizio Conte, pediatra Dr. Stefano Ciappi, anestesista eomeopata Dr. Marco Colla, dirigente di I° livello presso l’Ospedale di Biella Divisione di Chirurgiagenerale Dr. Annamaria D’Alessandro Dr. Ciro D’Arpa, psichiatra , Dipartimento Epistemologia ed Etica Medica, Società Italiana di Medicina Omeopatica Dr. Teresa De Monte, pediatra di libera scelta Dr. Livio Dolzani, medico di medicina generale Dr. Sabine Eck Dr. Maria Laura Falasca, psichiatra Dr. Giuseppe Fagone Dr. Lucia Gasparini, endocrinologa Dr. Giorgio Leggeri, pediatra Dr. Roberto Gava, cardiologo, farmacologo, tossicologo Dr. Paolo Greco Dr. Gabriella Lesmo, specialista in pediatria, anestesiologia e rianimazione Dr. Macaluso Salvatore, odontoiatra Dr. Stefano Mangiavillano Dr. Alberto Mazzocchi, specialista in Chirurgia Maxillo Facciale Dr. Simona Mezzera, pediatra Dr. Dario Miedico, specialista in Medicina legale e epidemiologia Dr. Stefano Montanari, laureato in Farmacia, amministratore e direttore scientifico delLaboratorio Nanodiagnostics di Modena Dr. Gennaro Muscari Tomaioli, docente di medicina omeopatica Dr.Giovanni Palattella, specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione Dr. Michela Pazzaglia, medico omeopata Dr. Emma Pistelli, medico omeopata Dr. Raffaella Pomposelli, medico omeopata, presidente associazione Belladonna Dr. Maurizio Proietti, gruppo di ricerca Riras International Society Doctor of Environment ISDE Dr. Orazio Raffa, specialista in Igiene Preventiva e in Genetica Medica O spedale "Piemonte" di Messina Dr. Lucia Rasi Caldogno, pediatra Dr. Paolo Roberti di Sarsina, psichiatra, presidente della Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona ONLUS-Ente Morale Prof. Mimma Rolla, endocrinologa in pensione, Università di Pisa Dr. Enza Sansone, specialista Ostetricia e Ginecologia Dr. Guido Sartori Dr. Sergio Segantini, medico omeopata, Associazione Lycopodium Dr. Francesco Siccardi, medico omeopata Dr. Pasquale Suma, medicoomeopata Dr. Elena Tonini, psicoterapeuta, omeopata Dr. Angela Trigilia, specialista in Anestesia eRianimazione Dr. Pierluigi Tubia, odontoiatra Dr. Roberto Vecchione, specialista in pediatria Dr. Franco Verzella, medico chirurgo, medicina funzionale(...) Sanità, l’assistenza al Sud è carente ’Pronti a class action contro il ministero’ I cosiddetti “livelliessenziali di assistenza” (pronto soccorso, ricovero ordinario, day hospital e day surgery, lungodegenza e riabilitazione) sono garantiti in maniera efficace solo in nove regioni: tutte al Centro-Nord, con l’unica eccezione meridionale della Basilicata. È quanto emerge da un’indagine del ministero della Salute sul Servizio sanitario nazionale. Nonostante sul portale web di Palazzo Chigi si legga che «fino a quando i livelli essenziali di assistenza rimarranno alla base del nostro sistema sanitario, nessuno potrà essere escluso dalle cure perché troppo anziano o bisognoso di prestazioni troppocostose», il governo italiano in realtà non ha aggiornato i livelli essenziali di assistenza come previsto dal decreto Balduzzi del 2012, e neppure il registro delle malattie rare. Con il risultato, in quest’ultimo caso, che «migliaia di persone finiscono in balia di impostori e santoni che speculano sul loro stato di bisogno», denuncia il segretario nazionale dell’associazione DossettiClaudio Giustozzi. L’associazione ha inviato una diffida al governo e sta organizzando un’iniziativa senza precedenti: una class action nei confronti del dicastero guidato da Beatrice Lorenzin, promossa da chiunque si senta leso nel proprio «diritto fondamentale alla salute». A. Mas.(...) Sanità, il soccorso diventa business ’L’obiettivo non è salvare, ma incassare’ Esistono mestieri in cui la professionalità non basta, ma servono una motivazione profonda e una disponibilità totale. Per questo far parte dell’equipaggio di un’ambulanza è sempre stata un’attività per volontari,animati dallo spirito degli angeli custodi. Ogni chiamata al 118 è questione di vita o di morte, una corsa che in pochissimi minuti decide il destino di una persona. Il paziente è nelle mani dell’abilità del guidatore a destreggiarsi nel traffico, della capacità del personale nel massaggio cardiaco e nella rianimazione. Adesso invece anche il soccorso d’emergenza sta diventando un ricco business: in Italia si spende un miliardo e mezzo di euro per garantire gli interventi. Oggi si punta al profitto, tagliando sulla qualità, risparmiando sui mezzi e imbarcando soggetti senza qualifica. Una torta che attrae interessi spregiudicati e lottizzazioni politiche, un serbatoio di soldi facili e posti assicurati. Perché il settore di fatto è statoinvestito da una deregulation, che rischia di creare un Far West a sirene spiegate. Il ministero della Salute ha ceduto i controlli alle Regioni, che preferiscono affidarsi ai privati. Dalla Lombardia alla Calabria, dal Lazio alla Sicilia è scattatol’assalto all’ambulanza. Nunzia De Girolamo ha perso la poltrona di ministro proprio per uno scandalo sugli appalti del 118. Ovunque sono segnalati disservizi e a Sud nella mangiatoia si è infilata persino la criminalità. Questo ai danni di oltre 150 mila volontari, che vengono scacciati per fare spazio a organizzazioni spregiudicate. «Ci sono finti volontari che ricevono lo stipendio in nero mascherato da rimborso», spiega Mario, soccorritore di Torino. Il metodo è uguale da Milano a Napoli: le associazioni di pubblica assistenza, le cosiddette “Croci”, si iscrivono all’albo regionale e sgomitano per accaparrarsi le corse. L’obiettivo non è più salvare, ma incassare. «Abbiamo scoperto persino casi di autisti alcolizzati e soccorritorizoppi», racconta Mirella Triozzi, responsabile del settore per il sindacato medici italiani: «Con l’arrivo dei privati il soccorso è diventato un colossale affare, dimenticando che in ballo c’è la sopravvivenza di migliaia di persone». SOCCORSOA MANO ARMATA In Puglia le 141 basi delle ambulanze costano 68 milioni di euro l’anno. La pioggia di denaro pubblico ha scatenato la concorrenza tra decine di onlus, che sgomitano per conquistare le postazione delle ambulanze: averne tre (il massimo consentito) significa fare bingo e incassare 120mila euro ogni mese. «Ai presidenti delle associazioni rimangono in tasca 6 mila euro al mese», riconosce Marco De Giosa, responsabile del 118 della Asl di Bari. C’è più di un sospetto su come siano stati assegnati gli incarichi: la procura del capoluogo sta indagando su un sistema di tangenti che sarebbero state smistate ai funzionari arbitri degli appalti. Stando alle inchieste, i controlli fanno acqua da tutte le parti. Nessuno ha mai chiesto lafedina penale a Marcello Langianese, ex presidente dell’Oer, Operatori emergenza radio, un ente morale con 50 ambulanze e decine di dipendenti. Langianese era il manager del soccorso che gestiva diverse postazioni tra Bari e Modugno. Mentreveniva stipendiato per salvare i pazienti, è accusato di avere architettato una rapina clamorosa. Secondo i carabinieri ha avuto un ruolo chiave nell’attacco contro un furgone portavalori nel centro di Ortona: un colpo che ha fruttato quasi due milioni e mezzo di euro. Nella regione per il business delle ambulanze si combatte persino con le bombe incendiarie, che hanno distrutto i mezzi di alcune onlus a Bari, Trani, Barletta e Foggia. A Turi, sempre nel Barese, hanno bruciato un’autolettiga nuova di zecca. L’ipotesi investigativa è che si tratti di avvertimenti criminali. Per evitare che le associazione di volontari possano spezzare il monopolio di un cartello che invece agisce solo a scopo di lucro. COSCHE E SIRENE L’intercettazione èesplicita: «Quando ti chiamano e abbiamo bisogno a quell’orario di un’autoambulanza, mi fotto 1500 euro». È agli atti dell’inchiesta sui Lo Bianco, la cosca di Vibo Valentia che dominava la Asl locale, e spiega come ogni uscita asirene spiegate si trasforma in denaro contante. Guadagni sicuri, costi ridottissimi: per entrare nel settore non sono richieste competenze particolari. L’imprenditore mette il capitale, acquista o noleggia i mezzi e cerca gli autisti. Va bene chiunque. Uno degli indagati è stato registrato mentre ingaggia il personale: «La guideresti l’ambulanza? La patente è quella della macchina, sono 800 euro puliti». Non è l’unico caso. Nello scorso luglio è emersa la vicenda della Croce Blu San Benedetto di Cetraro nel Cosentino. I magistrati sostengono che a gestirla fosse Antonio Pignataro detto “Totò Cecchitella”, seppur privo di incarichi ufficiali. Pignataro non è una pedina qualunque: è stato arrestato per i legami con il boss Franco Muto, “Il re delpesce”. APPALTI LOTTIZZATI Quanti interessi si muovano dietro i 118 “liberalizzati” lo ha fatto capire la vicenda che ha travolto Nunzia De Girolamo. Le registrazioni dei colloqui tra l’esponente del centrodestra e i verticidella sanità sannita mostrano l’opacità del settore. Sono riuniti nel giardino di famiglia e Nunzia chiede: «In tutto questo si deve fare la gara?». La discussione verte su come “bypassare la gara pubblica” e favorire un’impresa amica. In quel luglio 2012 l’atmosfera attorno alle ambulanze di Benevento è incandescente, con i lavoratori che protestano per il mancato stipendio. Il servizio è nelle mani di due imprese: la Modisan e la Sanit che lo gestiscono in proroga intascando oltre quattro milioni di euro l’anno. La prima è molto vicina alla regina del Sannio, tanto da aver contribuito finanziariamente al congresso del suo partito. L’altra ditta, invece, non è allineata: «Quelli non li voglio», dice Michele Rossi, l’uomo messo dall’ex ministro alla guidadell’Asl. La lottizzazione riguarda pure la rete dell’assistenza, sfavorendo la copertura nei comuni guidati da giunte non allineate. Come racconta Zaccaria Spina, sindaco di Ginestra degli Schiavoni a 40 chilometri dal capoluogo:«Pervenire da noi l’ambulanza ci mette un’ora. I cittadini ormai si sono rassegnati e se c’è un’emergenza si mettono in auto e scappano. Scoprire cosa c’era dietro quelle scelte dà molta amarezza». ANIMATORI DA VACANZE Nel Lazio uno strano appalto agita i sonni dell’agenzia regionale che gestisce migliaia di ambulanze. La cronica mancanza di risorse ha portato l’ex governatrice Renata Polverini a concedere ai privati quaranta basi, le postazioni dalle quali partono gli equipaggi che coprono la provincia di Roma. Un affare da dieci milioni l’anno, senza gara: vengono assegnate per affidamento diretto alla Croce rossa italiana. Un’istituzione storica seppur piena di debiti, che decide di “girare” l’attività operativa a una srl di Milano, la Cfs costruzioni eservizi: una società specializzata in pulizia e manutenzione di immobili, che applica la logica del ribasso. Così al personale assunto per la missione capitolina viene offerto un contratto singolare: quello daanimatore turistico. Soccorritori trattati come se lavorassero in un villaggio vacanze. Perché? Semplice: con questo contratto si risparmia un terzo della paga. Solo dopo un esposto del sindacato è scoppiato il caso. «In questo settore c’è il divieto di dare subappalti, eppure è quanto ha fatto la Croce rossa con l’aggravante di aver avallato condizioni di lavoro ridicole», accusa Gianni Nigro della Cgil Lazio. PAGATI PER STARE A CASA In Sicilia anche le ambulanze sono diventate uno stipendificio: un pronto soccorso per favorire assunzioni di massa. Nel 2002 grazie a un corso per formare i guidatori-soccorritori con prove di guida banali e surreali test di comunicazione, ben 1600 persone vennero imbarcate in una società creata da Regione e Croce Rossa per garantire ilsalvataggio nell’isola. Un colosso con un totale di 3300 dipendenti. Che secondo la Corte dei Conti ha prodotto uno spreco di denaro pubblico. L’allora presidente Totò Cuffaro è stato condannato apagare un danno erariale da 12 milioni per quell’infornata di autisti e soccorritori. Troppi. E troppo costosi. In Sicilia si spende per un’autolettiga 440 mila euro l’anno, contro 100 mila della Toscana. La ragione? Molte macchine sono praticamente ferme o escono solo per tre interventi al mese. L’ultima truffa da venti milioni di euro l’ha scovata l’assessore alla Salute Lucia Borsellino: negli ultimi due anni 160 dipendenti sarebbero stati regolarmente stipendiati mentre in realtà rimanevano a casa. Oltre 600 mila ore non lavorate ma retribuite. Nonostante lo sperpero di denaro, l’assistenza non soddisfa. E la giunta Crocetta ora vuole schierare la cavalleria dell’aria: sei elicotteri, con un costo per il noleggio di 178 milioni in sette anni. SISTEMA MILANO Non è una questione solomeridionale. Dietro le sirene si scoprono ovunque storie di sfruttamento e drammatici disservizi. In Lombardia ogni anno il Pirellone stanzia 315 milioni per dare assistenza rapida: ogni intervento èuna fattura e inserirsi nelle metropoli permette di moltiplicare i guadagni. Ma a Milano un incidente stradale ha scoperchiato un sistema marcio: l’ambulanza ha bruciato un semaforo e si è andata a schiantare. Si è scoperto che l’autista non dormiva da tre giorni. Da lì sono partite le indagini che hanno svelato quanto sia pericolosa la trasformazione del soccorso in business: precari a bordo pagati a cottimo e obbligati a turni massacranti, mezzi fuori norma, corsi d’addestramento fantasma. Tre inchieste parallele della Finanza in corso dal 2010 stanno svelando lo stesso meccanismo di truffe e peculato. Con risultati raccapriccianti: i responsabili di tre onlus - Croce la Samaritana, Ambrosiana e San Carlo - usavano il denaro pubblico destinato alle emergenze e alla formazione per le lorovacanze, per l’asilo dei figli, scommesse ai videopoker, le auto personali e perfino l’acquisto di una casa. Spese senza freno e i rischi scaricati su migliaia di feriti. Loro stessi ne eranoconsapevoli e dicevano cinicamente: «Se stai male non chiamare le nostre ambulanze sennò muori». Michele Sasso,l’espresso hanno collaborato Antonio Loconte, Piero Messina, Claudio Pappaianni e Giovanni Tizian(...) Sanità: presto i primi 800 nuovi assunti tra medici e infermieri "Una buona notizia per la Puglia". Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha commentato l’approvazione, da parte della Giunta regionale, della delibera che sancisce il via libera alle assunzioni in Sanità. "Per noi è la fine di un incubo - ha aggiunto Vendola - il piano di rientro è stata una prigione per la Puglia, vivere cioè sotto il controllo vessatorio delle regole che, per la violazione del Patto di stabilità, ci impedivano di dare una riposta ai bisogni assistenziali dei pugliesi e degli ammalati". "Oggi siamo nella condizione di partire con i primi 800 nuovi assunti fra medici e infermieri". La buona notizia per la Puglia arriva direttamente dal governatoreNichi Vendola che ha annunciato nuovi assunzioni in sanità, che verranno fatte, ha spiegato "con l’occhio rivolto alle necessità degli ammalati". In pratica si è visto quali fossero le discipline di cui c’era carenza e che quindi eranonecessarie. "Oggi noi abbiamo le grandi macchine per la diagnostica, abbiamo una infrastruttura tecnologica assolutamente all’avanguardia, talvolta rischiamo di non poterle usare perchè manca la professionalità. Abbiamo investito soprattutto su quelle" - ha detto Vendola. Quindi ci saranno più radiologi, rianimatori, cardiologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili. "Abbiamo guardato a tutti i buchi che ci sono nella coperta dell’assistenza sanitaria pugliese - ha continuato - e abbiamo cercato di dare risposte utili per questa terra". Per il governatore si è trattato della fine di "quello che per noi è stato un incubo, una prigione: il Piano di Rientro. E cioè vivere sotto il controllo vessatorio delle regole che per la violazione del Patto diStabilità, ci impedivano di dare una risposta ai bisogni assistenziali dei pugliesi, degli ammalati. Abbiamo vissuto con una drammatica scarsità di risorse mediche e paramediche - ha ribadito Vendola - una scarsità che viene dalontano, dalle scelte sbagliate del passato e che noi abbiamo subito appunto con il Piano di Rientro. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, siamo usciti da una condizione di osservati speciali da parte della ragioneria, del Ministero dell’Economia.
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