La disfatta elettorale del partito del Congresso, storicamente egemone in India, in favore della coalizione di destra guidata dal nazionalista Baratya Janata Party, è destinata a influire potentemente nella geopolitica mondiale. Confortato da una vittoria che lo ha premiato con una maggioranza assoluta in parlamento (sui totali 573 seggi 272 sono stati conquistati dal partito Janata (BJP) e altri 65 dai alleati della coalizione vincente mentre allo sfidante partito del Congresso di Rahul Gandhi sono andati soltanto 50 seggi nel Lok Sabha, il peggiore risultato elettorale dall’indipendenza dell’India), il futuro primo ministro indiano Narendra Modi, considerato “persona non gradita” dagli Stati Uniti d’America, ha già indicato la volontà di “lavorare per il progresso e la sovranità nazionale”e con ogni probabilità rinsalderà i già buoni legami con la Russia di Putin, potenza con la quale da anni esiste non soltanto lacollaborazione nel cartello dei BRICS ma anche un protocollo di mutua cooperazione militare, intesa quest’ultima in parte allentata dal governo uscente. La vittoria di Modi ostacolerà verosimilmente anche una soluzione negoziata del caso dei due fucilieri del San Marco, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, incarcerati per l’uccisione, nel 2012, di due pescatori durante una missione di protezione di una nave mercantile e lasciati senza tutela dai nostri governi. Sebbene nello Stato del Kerala il favore elettorale sia andato al ministro del Congresso uscente Shashi Tharur, Modi in persona aveva tenuto un comizio in cui aveva ricordato che i militari italiani hanno ucciso i pescatori locali senza che il governo indiano facesse nulla per punirli, sfidando il partito del Congresso a smentirlo. La questione dei due marò era stata un elemento dirimente della campagna nazionalista indù – tra l’altro il Janata e lo stesso Modi sono stati più volti accusati di istigazione allaviolenza contro le minoranze musulmane – con accuse esplicite di “favoritismi” alla presidente del partito del Congresso, l’italiana Sonia Gandhi, madre del candidato premier sconfitto, Rahul. Narendra Modi, dopo un messaggio tacitiano lanciato su twitter “è l’India che ha vinto”, ha commentato così il significato del suo successo “Iniziano per gli indiani i bei giorni e dureranno 5 anni”. Modi giurerà come capo del governo di Nuova Delhi mercoledì 21 maggio. Erano 30 anni che un partito indiano non riusciva ad acquisire da solo la maggioranza parlamentare. Il trionfo del partito Bharatiya Janata (Bjp), sostenuto dal mondo delle imprese – con la stessa Borsa di Mumbai in ascesa - e dalle classi lavoratrici indiane, è evidente anche nel successo personale di Modi, che ha conquistato il proprio seggio con oltre mezzo milione di voti di preferenza. Sia Sonia Gandhi che il primo ministro indiano uscente Manmohan Singh hanno chiamato Modi per congratularsi con lui per lavittoria. Il premier, al potere da dieci anni, ha rassegnato al presidente della Repubblica Pranab Mukherjee le sue dimissioni. L’affluenza è stata record: alle urne sono andati il 66,38% degli elettori, cioè circa 551 milioni di votanti, un altro record storico. Narendra Modi è un ex venditore di té ed è considerato un ‘falco’ in politica interna e un decisionista in politica economica. Da 12 anni alla guida dello stato nord occidentale del Gujarat ha puntato su un programma di governo efficiente e senza corruzione. Nel 2002 era stato accusato di aver influito in qualche modo nelle violenze anti-musulmane che erano costate un migliaio di morti tra i civili dello Stato del Gujarat. Lorenzo Moore
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