La rinascita della sovranità
 











Riuscito colloquio, a L’Universale di Roma, sullo spunto del recente lavoro di Alain de Benoist su “La fine della sovranità”, tra i relatori – Mario Borghezio, eurodeputato della Lega Nord, Enzo Cipriano, editore de Il Settimo Sigillo, e Ugo Gaudenzi, direttore di “Rinascita” – e una folta platea di quadri e militanti nazionalisti e/o di sinistra nazionale già decisamente impegnati, nei rispettivi settori di lavoro politico, nella battaglia per affermare l’indipendenza del nostro popolo e dell’Europa tutta dalle strategie di sottomissione al pensiero unico liberaldemocratico e ai suoi strumenti di dominio, la cosiddetta “moneta unica” – l’euro carta straccia – la Bce “regolatrice” dell’emissione privata della moneta-debito e le sue guide: il Fmi e il mostro Ue di Bruxelles.
L’occasione è servita anche, più generalmente, ad analizzare il più che probabile successo delle varie formazioni indipendentiste e nazionaliste anti-euro e di riscossa delleidentità dei popoli (in primis il “cartello” guidato dal Front National di Marine Le Pen al quale anche la Lega Nord partecipa, ma anche il fenomeno tutto italiano del Movimento 5 Stelle nonché l’ibrido Ukip di Nigel Farage, anti-Ue ma al tempo stesso essenzialmente liberal-liberista o i vari movimenti ultranazionalisti europei, dall’ungherese Jobbik al greco Alba dorata, segnali, benché isolati, di un deciso rigetto dell’eurocrazia). Mario Borghezio non ha mancato di sottolineare, ad esempio, come sia necessario comunque, già nei primi passi successivi al voto del 25 maggio, operare per una più larga aggregazione indipendentista nel nuovo europarlamento, al fine di rendere ardua la permanenza alla guida della Commissione di un “presidente” – tipo il rappresentante dell’Spd  Martin Schultz – di fatto incaricato o dai “socialisti e democratici” o dai “popolari” a mantenere senza soluzione di continuità il potere decisionale del regime della miseria attuato dal partito unicoeurocratico di “centro-destra-sinistra”.  Di qui la necessità di riunire attorno allo stesso tavolo euro critico i maggioritari deputati magiari di Fidesz (assurdamente inseriti tra i cosiddetti “popolari” conservatori) o i rappresentanti dei vari partiti euroscettici, rurali e di popolo degli altri Paesi del nord Europa, dai polacchi, agli estoni ai finalndesi.
Nel colloquio a più voci è stato anche fatto il punto sullo stato di estrema debolezza del mondo nazionalista italiano, da una parte ricco di esperienze, attività, battaglie, uomini liberi – il ricordo del prof. Giacinto Auriti e della sua quarantennale guerra all’emissione della moneta a debito soggetta al signoraggio di una Banca centrale privata e predata al popolo italiano è stato più volte sollevato – ma al tempo stesso incapace di superare le catene delle perduranti – e forse imposte - divisioni tra gruppi, quadri e persone che emarginano e soffocano la potenzialità rivoluzionaria di un’unità combattente.
Non acaso è stato anche ricordato come sulle posizioni di una corale battaglia anti-moneta-a-debito, per una banca nazionale di emissione tolta ai predatori della finanza internazionale, per un ritorno alla sovranità nazionale e alle caratteristiche di libertà e indipendenza degli Stati nazionali, posizioni interpretate e portate avanti in Francia (appunto dal nucleo intellettuale attorno ad Alain de Benoist o Maurice Allais o del gollismo di sinistra francese, da Vallon a Loichot) e in Italia (dai gruppi e i movimenti che della lotta contro il regime della miseria determinato dal signoraggio dei Signori del denaro sull’emissione della moneta), ormai – sia in forme corrette e sia in forme forse prive di sostanza ma comunque di interesse per tutta la comunità nazionale – si stiano schierando personalità, intellettuali e gruppi dalle più diverse origini. Si sono ricordate infatti le varie prese di posizione “singole” assunte dai vari Barnard, Fusaro, Undiemi,Bechis e Marra fino allerecentissime conversioni “sulla via di Damasco” di opinionisti di Micromega o lista Tsipras, con l’assunzione, da parte di questi ultimi, sia di parole d’ordine per quel mondo anomale, sulla necessità di indipendenza e sovranità nazionale, e (sic) di ritorno agli “Stati nazionali”.  Parole d’ordine, si badi bene, condite da considerazioni allarmistiche sulla evidente egemonia – sostanziale e non soltanto formale - che su questo terreno vanta appunto l’area nazionalista o di sinistra nazionale italiana.
Il colloquio si è concluso con un invito a una possibile mobilitazione per l’Europa dei popoli e contro l’Europa delle banche ex post le prossime consultazioni elettorali europee, a Roma, aperta e partecipata da tutto il fronte comune leghista, nazionalista, di sinistra nazionale, senza alcuna bandiera egemonica da apporvi sopra.  Un invito, sembra, accolto all’unanimità. r.p.









   
 



 
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