Il business dei canili lager, maxi-sequestro a Catania
 











Oltre mille cani stipati in luoghi che non potrebbero ospitarne neanche la metà. Chiusi in spazi angusti, come si vede dai video e come raccontano i volontari, senz’aria, senza luce di giorno e di notte, anche in dieci in sei metri quadri o in aree dove nessuno mai può entrare, ammucchiati in branchi di quaranta e più esemplari, incattiviti, denutriti, magri da far pietà, allucinati, senza cucce né coperte, costretti a dormire sui propri escrementi e la propria urina anche se malati e con le ferite aperte, senza acqua e con il cibo - assolutamente insufficiente - che viene gettato come alle galline, in terra, spingendo i poveri animali ad azzuffarsi a morte per un pugno di croccantini. E costringendo all’inedia i cani più deboli, che non riescono mai ad accaparrarsi nulla. Esemplari malati, per esempio di rogna, di verminosi o di ectoparassiti, buttati nel gruppo. Cani, come hanno raccontato dei volontari che hanno assistito alla scena, che, per lafame, vengono divorati da altri cani, sbranati anche a sei per volta.
La situazione trovata dalla Task Force veterinaria del ministero della Salute - istituita per la lotta ai canili lager, al randagismo e per la tutela degli animali di affezione, coordinata dalla dottoressa Rosalba Matassa - nei canili Nova Entra di Catania (Adrano e San Giovanni Galermo) - dove è arrivata a seguito di una denuncia in procura dell’associazione animalista L’altra zampa - è quella di un film dell’orrore. Tanto da aver spinto la task force a richiedere alla procura di Catania il sequestro dei canili. Le pm di Catania Assunta Musella e Alessia Minicò, dopo la denuncia dell’associazione animalista, indagini di polizia e richiesta del ministero della Salute, hanno disposto il sequestro - convalidato dal gip Laura Benanti - dei due canili di proprietà di Mario Bongiorno, indagato per reati che vanno dal maltrattamento all’abbandono, oltre che, raccontano fonti investigative, per vari reati ambientali,abuso edilizio e truffa aggravata ai danni di enti pubblici.
Una storia andata avanti per oltre trenta anni tra connivenze, superficialità, mancanza di controlli, permessi rilasciati sulla base di documentazione falsificata e veri e propri abusi. Con un altissimo esborso da parte del comune - milioni di euro, di cui l’ultima tranche di un milione e mezzo appena versata - e con nessun beneficio per gli animali.
La storia. La storia ha inizio, appunto, negli anni Ottanta: la signora Concetta Quattrocchi prende a dare rifugio in un manufatto di sua proprietà a San Giovanni Galermo a cani e gatti che trova per strada. Tutti la ricordano come una signora gentile, sinceramente appassionata. Ma il figlio, Mario Bongiorno, che poi si laurea in veterinaria, nel decennio successivo trasforma questa passione in business: in quegli stessi locali, abusivi e inadatti, fa crescere un canile che alla fine ospiterà 800 cani con una media, come risulta dalla visura societaria, di sei-sette addetti- vale a dire oltre 100 cani per ogni inserviente - tutti extracomunitari (che il più delle volte significa sottopagati) e tutti senza alcuna preparazione specifica per la gestione di animali. Nel tempo tantissime associazioni tentano di entrare nella struttura per verificarne lo stato e per monitorare gli animali. Non è mai possibile. Mario Bongiorno è un muro di gomma. Ha agganci ed entrature tali che gli consentano un anno dietro l’altro di accaparrarsi appalti su appalti ma anche di avere permessi e di aggirare con una serie di documenti al minimo incompleti tutte le vigenti normative. Per tre anni fa il consigliere comunale a Mascalucia, poi nel 2011 viene nominato coordinatore cittadino del movimento Scelta Giovane.
L’ultimo appalto. Il 28 dicembre 2012 il comune di Catania emette un bando di gara per un importo di 853.200,00 euro per il servizio di "affidamento, cattura, ricovero, custodia, adozione e mantenimento in vita dei cani randagi anche traumatizzati e malati,dell’intero territorio di Catania". È firmato da Rosario Puglisi, responsabile del servizio, e dalla dottoressa Elena Balsamo, responsabile del procedimento. Esce anche una determina dirigenziale con le cifre dell’appalto corrette in eccesso e mano (da 491.204 euro a 1.513.204 euro). Alla chiusura del bando - a mezzogiorno del 20 febbraio 2013 - sul tavolo c’è soltanto una busta: quella dell’associazione Nova Entra. La gara è al ribasso: 2,60 euro al giorno a cane. E così viene aggiudicata alla Nova Entra per 2,587, quindi con l’incredibile ribasso di 0,5 per cento. La somma del bando di gara di 853.200 euro è sufficiente per 328 cani. Ma dal momento che nel capitolato di appalto viene specificato che il numero di cani deve essere di minimo 600, e visto che il totale è stato "ritoccato"a mano e con una determina dirigenziale rialzato, alla fine Buongiorno si aggiudica la cifra di un milione e 513.204 euro lordi.
Gli accalappiamenti. Sempre nel bando di gara si stabilisce che alladitta aggiudicataria vengano corrisposti 50 euro per ogni cane accalappiato. C’è da considerare però che secondo la legge regionale siciliana possono essere accalappiati soltanto i cani mordaci, feriti, o malati: gli altri devono essere lasciati sul territorio. Eppure nell’ultimo mese, in collaborazione con il comune di Catania, Bongiorno ha accalappiato oltre 100 cani, per un totale di cinquemila euro che si vanno ad aggiungere a tutte le altre somme, comprese quelle della retta giornaliera per ogni cane. In più per svolgere questo "servizio"devono essere presenti per legge personale dell’ufficio progetto animali, associazioni animaliste, forze di polizia, e guardie zoofile che non si sono mai viste per nessun accalappiamento.
La struttura. In base al capitolato della gara di appalto, poi, la struttura avrebbe dovuto possedere dei precisi requisiti, come per esempio "un’area isolata destinata alla quarantena dei cani, almeno 10, in arrivo e all’isolamento di quelli ammalati in duezone nettamente distinte e separate. Un box attrezzato con annesso locale infermeria per la custodia dei cuccioli e dei cani in degenza per la sterilizzazione, sempre in numero di 10. Un locale per lo stivaggio e preparazione alimenti. Uno spogliatoio, con docce e servizi igienici del personale addetto. Una medicheria con armadietto farmaceutico relativo registro di carico e scarico. Dei farmaci e contratto della ditta autorizzata per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Un box in muratura con pareti e pavimenti facilmente lavabili e disinfettabili, inclinati in modo adeguato per l’allontanamento delle acque di lavaggio, attraverso chiusini e sifoni. Per i singoli soggetti, spazio vitale minimo e buona protezione nelle stagioni. Zone di sgambettamento e zone ombreggiate per ottimizzare il rapporto dell’animale con la natura ed il branco di appartenenza. Ampi spazi di verde in modo da avere le caratteristiche di "bioparco"".
I dimenticati. I canili Nova Entra di Adrano e San GiovanniGalermo non hanno nessuno di questi requisiti. C’è addirittura una zona che i volontari hanno denominato "dei dimenticati" aree divise solo da sbarre, senza corridoi, senza possibilità di andare dall’una all’altra se non passando in mezzo a cani incattiviti, senza cibo, senza acqua, senza nessun riparo né d’estate né d’inverno, dove non si avventura mai nessuno, e se qualcuno si vuole avventurare, Bongiorno, raccontano, fa firmare una liberatoria. Un luogo allucinante, con un odore nauseabondo, dove le deiezioni non vengono tolte con la dovuta frequenza, dove i cani morti restano a terra anche per giorni, dove ci sono addirittura i tantissimi cuccioli, visto che cagne e cani vengono buttati lì dentro insieme, senza sterilizzazioni, nella speranza forse di fare ancora più numeri.
"Titoli di reddito di pelo"
Per gli investigatori questa situazione denuncia come per Mario Bongiorno i cani non fossero altro che "titolo di reddito che invece di essere di carta sono di pelo". Dove icani non esistono neanche nei registri: non c’è nessuna tracciabilità degli ingressi o delle uscite: non c’è niente, i file vengono addirittura cancellati. Non esistono nemmeno certificati di morte. Anche sugli "immobili" ci sono problemi: si tratta di opere abusive oggetto di istanza di condono edilizio come civile abitazione. Alla fine viene rilasciata una autorizzazione. Ma come si sia arrivati a questa autorizzazione è una storia di incredibile sciatteria, distrazione e anche falsificazione con documentazione mendace, certificata da funzionari del comune e dell’Asp veterinaria.
Gli scarichi. Il canile ha un’autorizzazione firmata dal funzionario a capo della "Direzione ecologia e ambiente, Servizio ecologia, attività ispettiva, controllo scarichi" del comune di Catania, Rosario Puglisi. Puglisi il 3 giugno 2013 autorizza per quattro anni (rinnovando un permesso rilasciato in precedenza con le stesse modalità) il canile agli scarichi equiparando questi ultimi a quelli prodotti inuna civile abitazione. E questo dopo l’analisi delle acque "derivanti dal ciclo di lavorazione" risultate appunto "assimilabili alle acque reflue domestiche", e proprio non si capisce come sia possibile che un canile produca questo tipo di scarichi. La legge vieta tassativamente gli scarichi di industrie insalubri - quale è un canile - nella fognatura pubblica, e li ammette in un solo caso: se sono trattati e quindi se c’è un impianto di depurazione. Che il canile, ovviamente, non ha. Eppure dopo il sequestro il canile è stato affidato proprio a Rosario Puglisi, che non solo ha rilasciato l’autorizzazione agli scarichi per acque reflue assimilabili a quelli di civile abitazione, ma ha anche espletato la gara, emanato la determina che rialza al triplo la cifra impegnata, ha firmato il bando insieme alla dottoressa Elena Balsamo, in sostanza ha affidato a Buongiorno la tutela degli animali del suo comune. Con il risultato che adesso vediamo. Che il comune, in tutta risposta a questaevidente bravura, qualche giorno fa, ha riconfermato nel suo incarico.
Le denunce. "La nostra denuncia indirizzata alla Task Force e alla Procura della Repubblica di Catania" hanno detto dicono oggi con soddisfazione le avvocate dell’associazione L’altra zampa, Irene Rizza e Tania Cipolla, "ha prodotto un grande risultato che ci sta consentendo di aiutare i poveri cani detenuti in totale stato di abbandono: si consideri che l’80 % di loro sono malati e pertanto le attività sono davvero frenetiche. Molto è stato fatto con tanti sacrifici di tutti i volontari - della LNDC (Lega Nazionale per la Difesa del Cane), della LAV e dell’UPA, che ringraziamo - e della veterinaria dottoressa Teresa Petralia, dirigente sanitario del canile di San Giovanni Galermo, lavorando in continua emergenza e con mezzi di fortuna. Siamo sempre più convinte che denunciare le situazioni di maltrattamento è l’unico modo per difendere gli animali. Chiediamo ai comuni di attivarsi subito per aiutare questianimali".
Ci sono state altre due persone che hanno denunciato questa situazione: Ignazio De Luca, un giornalista che alla questione ha dedicato diversi servizi sul sito linksicilia.it e la ex dirigente del commissariato di Nesima, Adriana Muliere. Mentre indagava è stata sollevata dal suo incarico con l’accusa di aver dato rifugio all’esterno del suo commissariato a quattro cani randagi. Per bloccare questa attività eversiva sono stati inviati ben venti poliziotti, anche della scientifica, e anche squadre di rilevazione tecnologica. La storia è talmente grottesca che il senatore siciliano Mario Michele Giarrusso del Movimento 5 Stelle ha presentato un’interpellanza parlamentare e una denuncia alla Corte dei conti per l’evidente danno all’erario, specificando anche che la commissione antimafia si occuperà presto della questione per capire il vero motivo dell’allontanamento della Muliere. Rory Cappelli-repubblica(ha collaborato Carmen Greco)









   
 



 
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