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Comuni ricicloni, sono il 16% in Italia |
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Il 16% dei Comuni italiani (con 7,8 milioni di persone, il 13,7% della popolazione) è stato promosso a pieni voti dall’esame condotto dalla Legambiente con il rapporto Comuni ricicloni, realizzato con il patrocinio del ministero dell’Ambiente. I cittadini che hanno dato l’addio alla discarica sostenendo con un piccolo atto quotidiano un settore della green economy che vale 150 mila posti di lavoro, continuano a crescere, sia pure lentamente: ci sono 50 Comuni in più rispetto allo scorso anno. Inoltre quest’anno, per la prima volta, si registra un Comune di eccellenza in ogni regione d’Italia, con l’eccezione della Valle d’Aosta. Le regioni al top sono Veneto e Friuli Venezia Giulia, ma la novità è la crescita dei Comuni ricicloni nel Centro sud: passano dal 15 al 20% del totale nazionale. Milano (prima in Italia e seconda in Europa tra le città sopra il milione di abitanti) ha superato la soglia del 50% di raccolta differenziata. Crescono iComuni virtuosi nelle Marche (+15% in un anno) dove è stata applicata in modo rigoroso la legge nazionale che incoraggia il riciclo: è prevista una tassa di 20 euro a tonnellata per i rifiuti urbani che finiscono in discarica, importo che viene modulato in base alle performance di raccolta differenziata raggiunte dai Comuni. Premi e penalità che i comuni sono invitati (applicando tariffe differenziate in funzione dei rifiuti prodotti da ciascuna famiglia) a trasferire ai cittadini, riducendo drasticamente le tariffe da pagare ai più virtuosi. "I 300 comuni Rifiuti free, dove cioè la popolazione riduce e ricicla più del 90% dei rifiuti che si producono mediamente per ogni italiano, dimostrano chiaramente che è possibile trasformare una vergogna in una eccellenza nazionale", commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente. "E’ un bel messaggio per il semestre italiano di guida europea. A patto che il Parlamento abbandoni l’idea di posticipare gli obiettivi di raccoltadifferenziata premiando i Comuni meno efficienti e più inquinanti". Antonio Cianciullo,repubblica
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