"Passaggi sommari ed incidentali, in ogni caso errati e privi di qualunque aderenza rispetto al contenuto dell’imputazione". La sentenza sul proscioglimento di Alberto Tedesco, per la Procura di Bari è fondata su una "erronea applicazione della legge penale e su una inadeguata, manifestamente illogica e contraddittoria motivazione". Lo scrivono il procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e il pm Francesco Bretone, nell’atto con cui impugnano in Cassazione la decisione del gup del tribunale di Bari, Roberto Oliveri del Castillo. Il 5 luglio dell’anno scorso, l’ex assessore regionale alla Salute, Alberto Tedesco fu infatti prosciolto dalle accuse di abuso d’ufficio e truffa, nell’ambito del processo sugli accreditamenti di sei cliniche private pugliesi, in corso ora dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Bari e nel quale sono imputate altre 33 persone. Nell’udienza svoltasi ieri, si è costituita parte civile la RegionePuglia. Per l’accusa, dunque, la sentenza del gup è sbagliata e incompleta. Tanto per cominciare, si legge, "nessuno specifico riferimento è contenuto relativamente alle indicate risultanze dell’attività d’indagine, anche solo per confutarne l’esito, limitandosi il giudice ad escludere la responsabilità del Tedesco sulla base di argomenti generici e privi di qualunque aderenza alle acquisizioni investigative. Eppure - sostengono - il coinvolgimento nella vicenda è provato non solo in base alle acquisizioni documentali, ma anche alle operazioni di intercettazione telefonica". E poi, "il giudice ha erroneamente interpretato il dato normativo, che appare chiaro e non si presta ad equivoche interpretazioni". E intanto, una proroga delle indagini per il reato di abuso d’ufficio è stata notificata dalla Procura di Bari al direttore generale e al direttore amministrativo della Asl di Bari, Domenico Colasanto e Massimo Mancini e al referente informatico dellastessa Asl, Nicola Del Re. L’inchiesta riguarda le proroghe degli ultimi sette anni per l’affidamento dei servizi informatici dell’azienda sanitaria barese. Per il pm Antonino Lupo, la Asl avrebbe dovuto bandire una gara unica (cosa che è stata fatta un mese fa con una gara da 44 milioni di euro per un appalto quinquennale) e non prorogare per sette anni, dal 2007 al 2014, l’affidamento diretto del servizio ad un’Ati formata dalle quattro società che gestivano il sistema informatico delle singole Asl territoriali prima dell’accorpamento.Mara Chiarelli,repubblica
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