Siamo in deficit ecologico: le risorse rinnovabili sono finite
 











Meno di otto mesi nell’arco di un anno. E’ questo il margine di utonomia del nostro sistema produttivo: il 19 agosto entra in rosso. E’ l’overshoot day. Vuol dire che abbiamo prelevato più di quanto avevamo a disposizione fino a dicembre nel conto corrente del pianeta. Dal 20 agosto andiamo avanti indebitandoci, sottraendo beni e servizi al futuro perché gli ecosistemi non sono più in grado di rigenerarli. Piante, aria pulita, suolo fertile: ci stiamo mangiando anno dopo anno la dotazione che abbiamo ricevuto da una storia evolutiva durata oltre 3 miliardi di anni.
Sono i calcoli del Global Footprint Network, il centro di ricerca che studia l’andamento dell’impronta ecologica dell’umanità, la capacità del pianeta di ricostituire le risorse e di assorbire i rifiuti, compresa la CO2. "Il problema del superamento della capacità rigenerativa sta diventando la sfida del ventunesimo secolo: è sia un problema ecologico che economico", ha detto MathisWackernagel, presidente del Global Footprint Network. L’elemento più impressionante è l’accelerazione del trend negativo. Mentre negli ultimi anni si parla sempre più spesso di politiche ambientali, i numeri mostrano un quadro molto diverso. Nel 1961 l’umanità usava solo tre quarti della capacità della Terra di generare cibo, fibre, legname, risorse ittiche e di assorbire gli inquinanti. All’inizio degli anni Settanta l’impronta ecologica dell’umanità ha superato la capacità di produzione rinnovabile del pianeta. E da allora il deficit è andato crescendo.
Oggi, l’85% della popolazione mondiale vive in paesi che richiedono alla natura più di quanto i loro ecosistemi nazionali riescano a dare. E l’Italia è fra questi: consumiamo più di 4 volte le risorse disponibili sul nostro territorio.
Peggio di noi il Giappone, (7 volte di più), e gli Emirati arabi (12 volte di più). Calcolando non il livello di efficienza delle singole economie, ma il rapporto tra consumi e risorse disponibiliall’interno di un singolo paese, il deficit degli Stati Uniti viaggerebbe attorno al valore 2. Ma se lo stile di vita americano venisse esportato a livello globale, cioè se oltre 7 miliardi di persone consumassero come lo statunitense medio, sarebbe una catastrofe.
Già oggi, secondo i calcoli del Global Footprint Network, ci sarebbe bisogno di 1.5 Terre per produrre le risorse rinnovabili necessarie per sostenere l’impronta ecologica dell’umanità. E, in base a una proiezione prudente, si arriverà a 3 pianeti prima della metà di questo secolo. "C’è bisogno non solo di un cambiamento tecnologico, ma anche di una svolta negli stili di vita", osserva Roberto Brambilla, di Rete civica italiana. "Le aziende non possono più dirsi virtuose se si limitano a ridurre i propri consumi: devono mettere chi compra i loro prodotti in condizione di inquinare meno". Antonio Cianciullo,repubblica










   
 



 
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