Renzi e i mille giorni. Il messaggio: "Non c’è più tempo"
 











La parola chiave è “tempo”. Non perderlo, soprattutto. Cominciando il suo discorso alla Camera per illustrare il suo programma dei Mille giorni – discorso che con qualche forzatura anche il premier chiama “parlamentarizzazione” – Matteo Renzi cerca di capovolgere l’immagine dei “mille giorni” come un “tentativo di dilazionare, di prendere tempo”. “Una lettura grottesca, persino ridicola” dice il premier. “I mille giorni sono il cartellone di recupero della partita. Abbiamo l’ultima chance per pareggiare i conti, e se perdiamo non perde il governo, perde l’Italia”.
Quanto allo stato del Paese, Renzi dice che “abbiamo interrotto la caduta, ma non basta, dobbiamo ripartire, perché la decrescita può essere felice solo per chi non ha mai visto la faccia di un cassintegrato”. La “gravità” “nasce dalla consapevolezza forte e diffusa che al termine di questo percorso riusciremo non soltanto a capovolgere la storia di questa legislatura ma a rimettere inpista l’Italia”.Per questo, Renzi si dà in realtà come orizzonte tutta la legislatura: propone infatti di utilizzare come scadenza, “quella naturale del 2018”.
Dopo essersela presa coi “professionisti della tartina” e con i benaltristi, Renzi indica uno dei suoi obiettivi quello si “valorizzare la politica estera, come grande occasione per rimettere al centro dell’attenzione il Mediterraneo”, e bacchetta i media per non essersi occupati abbastanza approfonditamente di quel che ha già fatto lui.
Il pacchetto riforme comincia dalla nuova legge elettorale: che arriverà presto, “subito”, “molto prima dei mille giorni, dice Renzi. “Ma non per andare alle elezioni”: piuttosto, “perché  una melina su questo punto, l’ennesima melina istituzionale, suonerebbe come un affronto a ciò che è stato detto in questi mesi da autorevoli esponenti delle istituzioni, a partire dal presidente della Repubblica, e sarebbe soprattutto uno schiaffo alla classe politica incapace di riformare sestessa”.
Nel discorso renziano c’è anche un messaggio ai giudici. "Aspettiamo le indagini e rispettiamo le sentenze ma non consentiamo a uno scoop di mettere in crisi dei posti di lavoro o a un avviso di garanzia citofonato sui giornali di cambiare la politica aziendale di un Paese. Se questa è una svolta prendetevi la svolta, ma è un dato di fatto per rendere l’Italia un Paese civile" dice Renzi parlando del caso Eni. Susanna Turco,l’espresso









   
 



 
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