Le "preoccupazioni" relative alle coperture previste nella legge di Stabilità "sono senza fondamento". Lo dice il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, all’indomani dell’approvazione da parte del Cdm della legge di bilancio, nel corso della trasmissione Radio anch’io. Le coperture "sono garantite da ulteriori progressi nella spending review e nella lotta all’evasione" ha aggiunto Padoan, sottolineando che il Governo ha "esaminato tutte le voci di tagli ai ministeri, alle regioni e agli enti locali". Una risposta a chi ha subito fatto notare che un conto è programmare una spesa frutto di efficientamento dei processi e degli acquisti, un conto è indicare sommariamente degli obiettivi di risparmi da affidare - per altro - per buona parte agli enti locali, che potrebbero ribaltarli in tassazione ulteriore. Dalle parole del ministro, invece, si dovrebbe dedurre che i 4 miliardi di risparmi affidati alle Regioni, e gli 1 e 1,2 rispettivamentedi Province e Comuni (più i 6,1 miliardi dello Stato), verranno non con tagli lineari ma con un processo di selezione sui capitoli di risparmio. Però non è escluso l’aumento della tassazione locale: "Le regioni aumenteranno il loro prelievo? Può darsi. Ma c’è sempre un appostamento di risorse a fronte di un aumento del prelievo e poi saranno i cittadini a giudicare". Il pressing sugli enti locali "non è" comunque "a che aumentino le tasse, ma perchè aumentino l’efficienza. Siamo convinti che i margini ci siano. Si tratta di dare gli stimoli giusti, a partire dal governo". Non ne è del tutto convinto Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, che parlando alla Stampa dice: "Non ci sono". Quanto all’impianto generale della manovra, Padoan rivendica come la Stabilità 2015 punta a voltare pagina con la presenza di "misure permanenti" come la conferma del bonus di 80 euro. Padoan aggiunge che "è una legge di Stabilità che viene attivata in un contesto di recessione, purtroppo il terzoper il Paese". Un motivo per cui "era indespensabile voltare pagina". Il saldo occupazionale, per il titolare delle Finanze, sarà positivo: "Creerà più lavoro. Ci sono risorse per i redditi più bassi e per le partite Iva, con un’espansione dell’operazione di sostegno ai redditi" avviata con gli 80 euro. Non sfugge però alle critiche di Annamaria Furlan, leader della Cisl, che sempre da Radio Anch’io definisce "inaccetabile" il fatto che su 36 miliardi di manovra "non ci sia nulla sul rinnovo dei contratti pubblici". Padoan non si dice "preoccupato" neppure dei possibili rilievi dalla Ue: "Stiamo interpretando le regole del patto di stabilità tenendo conto di due circostanze eccezionali: quadro macroeconomico e ambiziosissimo programma di riforme". Anche perché "non facciamo deficit, lo riduciamo gradualmente pur in un contesto di recessione". Intanto vola lo spread,i listini europei non riescono a risollevare il capo dopo la giornata di vendite, ma Piazza Affari presto stona nelcontesto del Vecchio continente e l’Italia torna nel ciclone anche sul fronte obbligazionario. Proprio la Borsa milanese ieri è stata la più penalizzata, con un calo del 4,4% che ha portato a ritirare circa 20 miliardi di euro da Palazzo Mezzanotte. Soldi verosimilmente destinati a lidi più sicuri come i titoli di Stato tedeschi o americani, o ancora lo yen: tutti strumenti che si sono rafforzati in questi giorni di paura, insieme all’oro. Resta invece in flessione il petrolio, che testimonia la scarsa fiducia verso la ripresa economica globale: ormai il Wti quota intorno a 80 dollari al barile. Oggi, dopo un avvio promettente, il Ftse Mib di Milano inverte la rotta e crolla perdendo l’1,4%. Si indeboliscono anche le altre Ue: Parigi è invariata, mentre Londra tiene in positivo dello 0,3% con Francoforte a +0,4%. Da segnalare, in scia ai ribassi di Europa e Usa di ieri, la seduta in in affanno per le Borse asiatiche: alla fine Tokyo ha chiuso stamane con un tonfo del 2,22%, aiminimi dallo scorso maggio, mentre gli altri listini hanno tenuto meglio. Anche Wall Street ieri ha vissuto veri e propri momenti di vendite generalizzate, ma i future lasciano presagire una ripresa tecnica. Lo S&P 500 ha chiuso in calo di quasi il 9% dai massimi del 16 settembre, ad un passo quindi dalla correzione che scatta tecnicamente quando si inverte la rotta in doppia cifra. I dati negativi dalle vendite al dettaglio, i timori per l’economia globale e preoccupazioni a livello geopolitico hanno riportato la volatilità ai massimi dal novembre 2011 con il Vix (il cosiddetto indice della paura) balzato del 35% fino sopra quota 30 punti. Secondo alcuni osservatori, oltre al ritorno della tensione in Grecia anche il timore per una epidemia di ebola aggiunge tensione: "C’è stata una significativa inversione di rotta sui listini Usa, che ha sconvolto la fiducia degli investitori", sostiene Toby Lawson di Newedge a Bloomberg. "I rischi geopolitici e l’esplosione dell’ebolaaggiungono insicurezza allo scenario macro: quando il mercato ha l’’influenza’, ogni notizia viene recepita ampliata". A fine seduta il Dow Jones, che durante gli scambi è arrivato a cedere 460 punti sotto quota 16 mila, ha poi lasciato sul terreno 173 punti, l’1,06%, a 16.141,61 punti. La perdita intraday è la maggiore dal settembre 2011. L’S&P 500 ha ceduto lo 0,81%, il Nasdaq lo 0,28%. Uno degli effetti dei dati macroeconomici degli Usa è stato anche l’indebolimento del dollaro; anche oggi l’euro si rafforza nei confronti del biglietto verde: la moneta unica viene scambiata a quota 1,2801, rispetto alla valutazione di 1,2790 fatta segnare alla chiusura indicativa di Wall Street di ieri. Per quanto riguarda, invece, il cambio con lo yen l’euro passa di mano oggi a 135,94 contro i 135,69 dell’ultima rilevazione. Lo spread, dopo la stabilità iniziale, torna ad ampliarsi oltre quota 185 punti base. E’ vero, come sostiene il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che pesa ladiscesa dei rendimenti dei titoli tedeschi, ma anche quelli dei Btp si alzano: arrivano al 2,6% sul secondario per il titolo decennale. Nonostante il colpo di coda di ieri, i prezzi del petrolio restano sui minimi per il timore di un calo della domanda globale. Sui mercati asiatici i future sul Light crude arretrano di 1,36 dollari a 80,42 dollari, dopo essere scesi ieri a un minimo da giugno di 80,01 dollari. I future sul Brent scendono di 97 cent a 82,81 dollari, il minimo dal luglio 2010 (segui le materie prime in diretta). L’oro resta invece sui massimi delle ultime 5 settimane dopo il balzo di ieri dovuto al ritorno degli investitori verso i beni rifugio. Il metallo con consegna immediata segna quota 1240,3 dollari l’oncia (+0,3%) dopo aver toccato ieri 1250 dollari. L’agenda macro odierna presenta alcune rilevazioni importanti. In Europa si guarda alla bilancia commerciale, che in Italia vede crescere il surplus, mentre rallenta ancora l’inflazione nell’Eurozona che asettembre su base annuale è risultata +0,3%. Ad agosto e luglio era a +0,4% e a giugno a +0,5%: in otto paesi compresa l’Italia (-0,1%) il tasso è negativo. In altri quattro è a zero. Negli Usa si attendono le richieste di sussidi per la disoccupazione, l’andamento della produzione industriale, l’indice Nahb sull’immobiliare e ancora l’attività aziendale della Fed di Philadelphia. Intanto tornano a salire gli investimenti esteri diretti in Cina, con un incremento dell’1,9% a settembre a 9,01 miliardi di dollari dopo il crollo di agosto (-14% ai minimi da quattro anni). Tornando ai singoli titoli di Milano, è da monitorare l’andamento di Telecom con il governo che, secondo quanto si legge su Repubblica in edicola, riprende in mano il dossier di scorporo della rete. Male le banche, che soffrono l’innalzamento dello spread: Mps viene sospesa.Raffaele Ricciardi,repubblica
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