La proposta di Sel: l’azienda delocalizza? Restituisca i contributi pubblici
 











Una lista lunga e dettagliata. Che elenca, in ordine alfabetico, tutti i 164 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico. Con l’indicazione, per ciascuna impresa citata, del settore economico di attività, del numero dei dipendenti e della collocazione geografica. Un documento inedito , che “l’Espresso” è in grado di riportare integralmente, redatto scrupolosamente e allegato dal gruppo di Sel alla Camera a una proposta di legge in materia di «contrasto alla delocalizzazione» all’estero delle aziende italiane.
Si parte dalla «A» di A.S. Merloni: elettrodomestici e componentistica, 3.500 dipendenti tra Marche, Umbria ed Emilia Romagna. Si chiude con la «V» di Villaggio Pollina: settore turismo, 100 lavoratori, con sede in Sicilia.
In mezzo l’Alcoa e l’Ansaldo Breda, la Irisbus e la Natuzzi, la Nokia-Siemens e la Richard Ginori, la Riva Acciaio e la Valtur. Aziende grandi, come St Microelectronics (8.000 lavoratori), Electrolux(7.000) e Selex (6.000). Altre più piccole, dall’Agfa in Lombardia (meno di 100 dipendenti) alla Italcables in Campania (66). Una mappa, in sostanza, delle decine di migliaia di posti a rischio che fanno da corollario all’iniziativa di Sinistra ecologia e libertà.
Nel mirino del partito di opposizione ci sono le disposizioni contenute nella Legge di stabilità 2014 (approvata il 27 dicembre 2013) che si occupano del fenomeno, sempre più diffuso, della delocalizzazione delle attività produttive dall’Italia all’estero. In particolare la norma che prevede l’obbligo, per le imprese (italiane ed estere) che abbiano beneficiato di contributi pubblici in conto capitale e che entro tre anni dalla loro concessione trasferiscano la produzione in «uno Stato non appartenente all’Unione europea» con «conseguente riduzione del personale di almeno il 50 per cento», di restituire i contributi ricevuti dalla data di entrata in vigore della legge. Misure che, secondo i deputati di Sel, sarebbero inbuona sostanza da riscrivere. Perché viziate da due limiti che ne restringono oltremodo l’ambito di applicazione.
Primo: l’obbligo di restituire i contributi scatta solo in caso di delocalizzazione in un Paese extra-Ue, ma non se il «trasloco» ha come meta finale un altro Stato dell’Unione Europea. Eppure, rileva il gruppo Sel alla Camera nella relazione introduttiva che accompagna la proposta di legge, la destinazione preferita è proprio «l’oriente europeo» in particolare «Bulgaria, Polonia, Romania e Ungheria», meta dell’80 per cento delle imprese italiane che hanno intrapreso la via della delocalizzazione».
Secondo: il limite della riduzione del personale di almeno il 50 per cento come conseguenza della delocalizzazione che non assicura, secondo Sel, adeguata «salvaguardia e protezione sociale dei livelli di occupazione dell’impresa» che ha scelto di delocalizzare.
Ecco allora la nuova formulazione della norma targata Sel, con cui il partito di opposizione punta a superarei limiti della disciplina vigente. La decadenza dal beneficio e l’obbligo di restituzione dei contributi in conto capitale ricevuti scatterebbe per tutte le imprese che, entro tre anni dalla concessione del contributo stesso, decidessero di delocalizzare non solo in uno stato extra Ue ma anche in un Paese «appartenente all’Unione Europea», con conseguente «riduzione o messa in mobilità del personale» senza alcun tetto minimo, previsto invece nella misura del 50 per cento dalla Legge di stabilità.
Restrizioni ancora più pesanti vengono, inoltre, previste per le imprese italiane ed estere con almeno 1.000 dipendenti: non potranno, in ogni caso, delocalizzare «prima di aver trovato un nuovo acquirente che garantisca la continuità aziendale e produttiva, nonché i livelli occupazionali dell’impresa stessa». In caso di violazione di questo obbligo, l’azienda dovrà restituire in conto capitale ricevuti non solo dalla data di entrata in vigore della legge ma incamerati negli ultimi cinqueanni, gravati degli interessi legali, oltre a pagare una sanzione amministrativa pari al 2 per cento del fatturato dell’ultimo quinquennio. Insomma, un vero e proprio giro di vite, rispetto alla disciplina attualmente vigente, che scatterebbe se la proposta di legge targata Sel venisse approvata.
«Per troppo tempo la politica industriale del Paese è rimasta inerme dinanzi al fenomeno della delocalizzazione», spiega a “l’Espresso” la deputata di Sel, Lara Ricciatti, prima firmataria della proposta: «Con questa iniziativa vogliamo lanciare un messaggio chiaro: l’Italia non è un Paese che spalanca le porte alle imprese che decidono di delocalizzare per inseguire guadagni e profitti facili». Un testo, intorno al quale, i parlamentari di Sinistra ecologia e libertà hanno già raccolto disponibilità e numerose adesioni tra i colleghi della sinistra Pd (tra loro c’è anche Pippo Civati). E il capogruppo alla Camera, Arturo Scotto, sottolinea un altro aspetto: «Puntiamo a rimettere al centrodel dibattito , con questa e altre proposte, il nodo della delocalizzazione che mette in discussione la capacità produttiva e a rischio i livelli occupazionali del Paese. L’obiettivo della nostra pdl è l’introduzione di un meccanismo di premi: stop agli incentivi per chi delocalizza, sostegno invece a quelle imprese che, nonostante la crisi, pur facendo sacrifici, hanno scelto di restare, investire e continuare a produrre in Italia». Antonio Pitoni,l’espresso

 









   
 



 
14-01-2016 - I soldi nascosti dei politici
13-12-2015 - Salva-banche, Saviano: Boschi deve dimettersi
02-11-2015 - Expo 2015, cosa rimane dopo l’evento?
16-10-2015 - Fa crollare l’Italia, poi se la compra. Ma chi è BlackRock?
26-02-2015 - La Grecia e la suggestione di uscire dall’Euro Quanto è credibile lo scenario di una Grexit?
25-02-2015 - Yanis Varoufakis, storia di un ministro col volto da duro
23-02-2015 - Dietrofront degli italiani, ora sono i più euroscettici
18-02-2015 - Forza Italia, Berlusconi blocca Fitto: la Puglia commissariata con Vitali
09-02-2015 - I grillini incontrano il pm Di Matteo: "Mattarella gli esprima solidarietà"
02-02-2015 - Quirinale, traditori azzurri: i 43 nomi della lista dei veleni
29-01-2015 - Contadino e milionario: stipendio da record per il segretario generale di Coldiretti
14-01-2015 - Napolitano apre i giochi per la successione Tutti i precedenti tra veleni e franchi tiratori
08-01-2015 - Quirinale, le primarie online del Fatto Quotidiano: il più votato è Rodotà
05-01-2015 - Se torna in campo un leader usurato
04-01-2015 - M5S: "Renzi in vacanza su volo Stato". La replica: "Non scelte ma protocolli di sicurezza"

Privacy e Cookies