Dissesto idrogeologico, vertice in Regione sulle falesie a rischio crollo
 











Falesie pericolose atto secondo: in Puglia si ritorna a parlare di dissesto idrogeologico e si cerca di correre ai ripari al fine di salvaguardare l’estate 2015, riducendo il più possibile i rischi lungo le coste e limitando le zone interdette. L’inverno è alle porte e la necessità di mettere in campo azioni concrete non più rinviabile. Per questo la Regione ha convocato un tavolo al quale hanno partecipato i vertici delle Capitanerie di porto e dell’Autorità di bacino al fine di discutere "dell’erosione delle falesie", "fare il punto della situazione e predisporre per tempo le necessarie iniziative".
Assenti al tavolo i sindaci, che saranno convocati in una prossima riunione, in quanto sono loro gli attori protagonisti di ogni attività relativa alla tutela del territorio e dunque anche delle coste. Non è un caso che proprio i Comuni siano finiti sotto osservazione nelle inchieste che la Procura di Foggia ha aperto dopo l’alluvione di settembreper disastro colposo e in altre inchieste relative allo stato in cui sono state tenute le falesie ordinate dalla magistratura di mezza Puglia. Un fascicolo è aperto a Lecce con l’ipotesi di crollo colposo, non ha ancora indagati ma l’attività investigativa nei mesi scorsi è stata intensa, con acquisizione di una gran mole di documenti e l’ascolto di tutti i sindaci dei paesi costieri del Salento.
Le carte, compresi i progetti presentati alla Regione per il consolidamento delle coste e l’indicazione delle cifre stanziate negli ultimi anni dagli uffici baresi, sono adesso nelle mani del procuratore Cataldo Motta, che sta valutando eventuali omissioni e responsabilità. Allo stato embrionale è un’identica attività, delegata dalla Procura di Foggia, che  -  dopo il disastro di poche settimane fa  -  indaga anche su quello che i Comuni hanno fatto (e non fatto) per contenere il pericolo crolli delle falesie. Mentre a Brindisi proseguono gli accertamenti sull’appalto da2 milioni e 600mila euro assegnato dall’amministrazione comunale per la messa in sicurezza di una parte di scogliera tramite la realizzazione di alcuni gradoni. I Comuni costieri di tutta la Puglia, insomma, sono sorvegliati speciali da parte della magistratura e delle Forze dell’ordine, chiamate a verificare presunte inadempienze che non avrebbero risparmiato alcun angolo della regione. E che dovrebbero essere sanate con un’attività da realizzare in tempi strettissimi, prima della prossima estate, al fine di evitare un’altra pioggia di ordinanze come quelle del 2014. L’applicazione precisa del Pai ha infatti indotto le Capitanerie di porto di tutta la Puglia ad emettere ordinanze di interdizione di decine di km, una cinquantina nel solo Salento, al fine di inibire accesso, balneazione e pesca nelle aree considerate a più alto rischio.
Una serie di sopralluoghi, effettuati in estate dai tecnici comunali insieme all’Autorità di bacino, hanno consentito di ridurre le zone off limits,portandole per esempio in provincia di Lecce a circa 30 km, ma il problema di potenziali crolli in alcune aree resta molto alto.  Accade per esempio al Ciolo, uno dei posti più belli e conosciuti del Salento, e anche sul Gargano, laddove gli interventi di messa in sicurezza risultano più che mai necessari. Il compito di programmarli spetta comunque ai sindaci e alla Regione quello di approvarli e finanziarli. Finora poco si è fatto, progetti a Bari ne sono arrivati pochi e anche richieste di finanziamento. Ma il tempo passa e la prossima stagione balneare non è poi così lontana. Chiara Spagnolo,repubblica









   
 



 
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