False visite domiciliari. Oppure pazienti che continuano a risultare negli elenchi pur essendo ormai trasferiti. O peggio ancora morti. Da tempo la Procure della Repubblica pugliesi, e la Regione stessa, stanno controllando le attività dei medici di base che - come ha testimoniato anche l’ultima relazione ispettiva del ministero sulla Asl di Bari - in alcuni casi intascano cifre che non dovrebbero. Qualche denuncia, un paio di arresti, una condanna per truffa e falso. Ora però si punta alla cassa. Tanto che si è mossa la Corte dei conti che, dopo una serie di esposti e inchieste nate anche in collaborazione con la giustizia penale, ha condannato il primo medico (un generalista di Altamura) a risarcire la Asl di Bari: 15mila euro, cifra poco più che simbolica, ma che afferma un principio e crea un importante precedente. Il giudice, Pasquale D’Addabbo, spiega infatti nella sentenza come il contratto parli chiaro e che i medici di base debbanorecarsi a casa dei pazienti che hanno difficoltà a camminare. "L’accordo collettivo nazionale- si legge - ha previsto che l’assistenza domiciliare programmata, erogata anche secondo indirizzi e modalità operative definiti a livello regionale, costituisce livello assistenziale da garantire al cittadino da parte del medico iscritto negli elenchi ed è assicurata con vari tipi di intervento, tra cui l’assistenza domiciliare programmata nei confronti dei pazienti non ambulabile". Per "l’attività domiciliare il medico di medicina generale oltre all’ordinario trattamento economico " ha diritto a un compenso di 26 euro per "accesso" secondo una tabella che deve essere condivisa e concordata con ciascun paziente. Ora questo in alcuni casi non avviene: per dire i carabinieri del Nas negli ultimi anni hanno denunciato alle varie procure una cinquantina di casi di medici di base che, nonostante intascassero il massimo tabellare, non effettuavano le visite programmate. È esattamente quello chefaceva questo medico di Altamura condannato dalla Corte dei conti. "I pazienti e i loro stretti congiunti - scrive il giudice contabile - hanno raccontato che il dottore non effettuava le visite domiciliari con cadenza settimanale, come programmato, ma con cadenza quindicinale o addirittura mensile. Speso il medico andava a visitarlo saltuariamente e solo su sua espressa richiesta". Testimonianze che poi sono state riscontrate anche con dati oggettivi. Per dire: per dire una pazienta si era trasferita in un’altra regione, cambiando chiaramente il medico curante, eppure il dottore aveva dichiarato di averla visitata presso la sua abitazione quando invece la signora fosse ormai in un’altra casa. Lo stesso succedeva per un altro paziente che sarebbe stato visitato "a casa" quando invece era in ospedale. Ma il dottore si era spinto anche oltre: c’è il paziente visitato a casa cinque giorni dopo la morte e addirittura quella quattro anni dopo, la signora Angela, "deceduta nel 2003 mainserita dal convenuto nel prospetto delle visite domiciliari effettuate a dicembre del 2007". Insomma una situazione davvero incredibile che ha portato appunto la Corte dei Conti alla condanna del medico ai 15mila euro ma ha aperto di fatto un filone molto delicato. Sul tavolo della procura contabile, per esempio, è appena finita la relazione degli ispettori del ministero sulla Asl di Bari che presto rischiano il giudizio. Sono riusciti in "una moltiplicazione dei pani e dei pesci" scrivevano i controllori romani raccontando cosa avveniva nelle commissioni Uvm (unità di valutazioni multidisciplinari), dove quaranta euro a seduta così come previsto dalla legge come compenso diventavano quaranta euro a paziente. Oppure sulle medicazioni che i medici di base dovevano effettuare a domicilio: "Se le ferite o le lesioni da medicare sono sparse in diverse parti del corpo scrivono gli ispettori -il compenso percepito non è unico, pari a 12,32 o a 6,60 euro a seconda che sia una primamedicazione o una successiva medicazione, ma viene moltiplicato per il numero di medicazioni eseguite sullo stesso paziente e nel medesimo accesso domiciliare". Complessivamente il danno stimato per la Asl da tutta una serie di operazioni di questo tipo è di 24 milioni, soldi che visto appunto l’indirizzo dei giudici della Corte dei Conti di Bari, dovrebbero essere restituiti dai singoli medici che li hanno intascati pur essendo non dovuti.Giuliano Foschini,repubblica
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