Dagli interventi sul piede nelle Marche alla sostituzione di articolazioni in Emilia, fino agli interventi sul cristallino in Molise e alla psicosi trattata in Toscana. Sono queste le patologie principali che spingono i pugliesi ad andare fuori regione per curarsi: 59mila ricoveri in mobilità passiva nel 2013. Nella maggior parte dei casi si tratta di interventi semplici, poche le operazioni più complesse come quelle di tipo oncologico. Una prassi che la Regione tende a classificare come “turismo sanitario e non più viaggi della speranza”. Non del tutto chiare le cause: le cifre potrebbero indicare mancanza di fiducia nel sistema sanitario regionale, ma anche la volontà di evitare le lunghe liste d’attesa pugliesi. C’è anche chi varca i confini regionali per fare visite ed esami come tac e radiografie. Un fenomeno in crescita come evidenziato dall’alto numero di pugliesi che da Altamura e Gravina si recano negli studi privati materani. Non a casosi spostano maggiormente i pugliesi che abitano nelle zone di confine della regione. Quel che è certo è che la mobilità passiva ha un costo salato per la sanità pugliese: dal 2012 al 2013 la spesa è passata da 224 a 228 milioni di euro, pari a 4 milioni di euro in più in un solo anno. Un trend in crescita visto che nel 2011 la spesa ammontava a 220 milioni di euro. Numeri che confrontati con quelli dei ricoveri potrebbero sembrare paradossali. I dati relativi alla mobilità passiva ospedaliera extraregionale del 2011, 2012 e 2013, mostrano infatti un trend in discesa rispetto agli anni precedenti, con una riduzione percentuale del numero di ricoveri extraregionali pari al 16 per cento dal 2007, quando i ricoveri fuori regione erano circa 70mila. Tuttavia esistono dei ricoveri che tradizionalmente uno zoccolo duro di pugliesi effettua fuori regione anche se le disponibilità di posti letto e le capacità professionali dei medici pugliesi sono alla pari rispetto a quelli presenti nellemete scelte per mobilità passiva. Il 50 per cento dei ricoveri extraregione viene effettuato in 5 regioni: Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Toscana e Basilicata, in ordine di frequenza. Esaminando la distribuzione dei primi 20 drg per frequenza (che rappresentano oltre il 30 per cento del totale), si osserva che ben 9 appartengono alla categoria dei 108 drg ad alto rischio di inappropriatezza. Un quarto si riferisce a problematiche di natura ortopedica e comunque la maggior parte degli interventi sono a bassa complessità. L’operazione che spinge più pugliesi fuori dai confini regionali riguarda gli interventi sul piede (2277 ricoveri fuori Puglia nel 2013, 948 dei quali solo nelle Marche). Segue il drg per interventi sul ginocchio (1788 in totale, 608 solo in Emilia), chemioterapia (1729), sostituzione articolazioni maggiori (1715), interventi su utero (1237 in totale, dietro i quali potrebbero nascondersi interventi di procreazione assistita fatti soprattutto in Lombardia), altrediagnosi (il drg più sporco dal punto di vista dell’appropriatezza che conta 1109 interventi). Ma c’è chi va fuori anche per fare interventi di routine sul cristallino (765, più della metà in Molise) o fare trattamenti sulla psicosi (643, molti dei quali a Pisa). Tra i fenomeni in crescita c’è quello della mobilità di confine. Difficile fare un calcolo preciso, ma gli uffici dell’assessorato confermano un sensibile aumento del numero di pugliesi che da zone di confine (come Altamura e Gravina) si recano negli studi privati di Matera o Potenza per effettuare in breve tempo visite, radiografie, ecografie e tac. Non è un caso che le due Asl di confine, quelle di Foggia e Taranto, siano maggiormente interessate dal fenomeno. I residenti della provincia di Foggia vanno verso il vicino Molise, mentre quelli in provincia di Taranto e al confine con l’Asl di Bari vanno verso la Basilicata. Si spiega così la vera e propria invasione di pubblicità nelle farmacie di paese fatte dalle strutturesanitarie private a pochi chilometri di distanza dove fare visite ed esami in breve tempo. "Per legge - commenta l’assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia - la gente può curarsi dove vuole. Il fenomeno negli ultimi anni si è ridotto, ma bisogna constatare che ha ancora un suo peso. C’è chi va fuori per motivi parentali o per convinzioni legate aalla moda o a vecchi tabù. Ma ci sono anche persone che vanno oltre regione per evitare le lunghe liste d’attesa pugliesi. Noi vogliamo ridurre ulteriormente la mobilità passiva. Con le prossime implementazioni di macchine e personale negli ospedali pugliesi potremo dare una nuova sforbiciata al fenomeno ".Antonello Cassano,repubblica
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