Regalo renziano di Natale agli Italiani: iva al 25,5%. Addio alla ripresa economica. Vogliono condannarci all’estinzione. Scende il gelo sui consumatori: l’ultima speranza di veder cancellato il testo della norma inserito nella legge di Stabilità che vede la possibilità, per il Governo, di aumentare l’IVA al 25,5% in tre anni, è sfumato nella notte del Solstizio d’inverno, con l’approvazione del testo all’insegna di una giornata convulsa. Vediamo meglio cosa è successo e, soprattutto, cosa aspetta gli italiani. Intanto la mannaia dell’aumento graduale dell’Iva: la clausola di salvaguardia prevede l’aumento dell’Imposta sul valore aggiunto ordinaria (attualmente al 22%) al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018. Ritocchi saranno previsti anche per la cosiddetta IVA ridotta attualmente al 10%. Un gravissimo colpo di scure sulle timide speranze di ripresa dei consumi e della produzione nazionale. Con il via libera di ieri nottedel maxiemendamento scritto a Palazzo Madama, il testo della legge di stabilità (legge finanziaria) dovrà passare ancora una volta da Montecitorio per l’ultima, definitiva, e formale, conferma. La votazione è arrivata al termine di una lunga giornata all’insegna del caos. Con ben quattro rinvii, da parte del Governo, per la presentazione del testo, depositato con un giorno di ritardo rispetto all’annuncio fatto giovedì. Il maxiemendamento – di centinaia e centinaia di pagine sulle quali il governo a concesso ai senatori ben mezzora di analisi prima del voto di fiducia, conferma tutte le brutte notizie che avevamo dato nelle scorse settimane. Viene garantito fino al 2017 (per altri due anni) il posto di lavoro al personale in esubero delle Province in via di chiusura con il ricollocamento in altre amministrazioni. Insomma, per questi ultimi la mobilità interna partirà solo dal 2017 e non ci saranno prepensionamenti. Le buste paghe dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni ormaiinutili continueranno ad essere a carico dello Stato e, quindi, dei cittadini. Resterà il congelamento a tutto il 2015 della Tasi con cui dovremo fare i conti anche nel prossimo anno, per poi sperare di vedere l’imposta unica sul mattone (la Local Tax) a partire dal 2016. E poi le misure anti-deficit nascoste nella legge di stabilità sotto il nome di “clausole di salvaguardia”: bombe ad orologeria, non appena non verranno raggiunti i risultati dei risparmi sulla spesa pubblica (circostanza paventata già dalla stessa Comunità Europea). A partire dall’aumento delle accise sulla benzina fino all’aumento dell’IVA al 25,5%. Povera Italia.
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