’’La mia candidatura è un segnale verso la gente disaffezionata’’. Pierluigi Bersani(nella foto) all’indomani della sua dichiarazione di disponibilità a scendere il campo per la leadership del Partito democratico davanti all’assemblea nazionale degli amministratori del Pd in corso a Bologna, spiega la sua scelta. ’’In modo molto sereno ho detto: stavolta non mi tiro indietro, punto e basta’’. E a Veltroni che dalle pagine dei meggiori quotidiani oggi ha ricordato a Bersani con un po’ di irritazione che ’’le candidature per la segreteria del partito saranno affrontate al congresso’’ ma ’’adesso è il tempo della crisi sociale del Paese, di occuparsi dei lavoratori, dei precari, delle piccole e medie imprese e di far crescere il Pd verso le elezioni’’, Bersani risponde: ’’So anche io che non è il momento ma quando sarà l’ora sarà così. Questo mio segnale è rivolto alla gente che magari può essere disaffezionata e avere dei dubbi. E’ un segnale chevuol dire ’oh, stiamoci tutti’’’. E a chi l’ha accusato di voler creare spaccature interne risponde: ’’Insegnare l’unità a me si fa fatica, visto il curriculum’’. In difesa del ministro ombra dell’Economia si schiera l’ex ministro della Sanità Livia Turco che all’Adnkronos ricorda come l’impegno di Bersani per l’unità e il radicamento del Pd è fuori discussione. Quanto alla tempestività dell’annuncio "sono assolutamente d’accordo - dice Turco - sul fatto che occorra essere uniti per dare una risposta ai problemi difficili, a volte drammatici, che vivono le persone’’ ma ’’Pierluigi Bersani - ricorda - è una persona che dedica tutto il suo tempo e la sua testa, lui forse più di altri, ad affrontare i problemi della crisi economica e sociale. E’ uno che lavora e che ha lavorato per l’unità del partito. Dunque non penso debba essere sottoposto a esami o rimbrotti". Dal canto suo, il segretario Walter Veltroni davanti agli amministratori del Pd ha ribadito come "l’errore più grande invista delle prossime elezioni amministrative è trasmettere un’idea di fragilità: il Pd non è fragile; l’ispirazione, l’idea, il progetto sono la principale speranza che possiamo dare al nostro Paese". Il segretario democratico ha quindi lanciato un monito sull’irreversibilità del percorso del partito. "Se si pensava che non si aveva bisogno del Pd, ci si doveva fermare prima". Ora, come per un aereo in decollo, ’’non c’è possibilità di ritorno - ha scandito Veltroni - il nostro futuro non è nel nostro passato". Il Pd, ha ricordato, è "un grande partito riformista che dobbiamo aiutare a crescere. Spesso facciamo del male a questa creatura, a volte anche involontariamente", ma è necessario "accompagnare con delicatezza il processo, perché all’interno ci sono storie e percorsi". Un invito a ’’serrare le fila’’ in vista del voto di giugno arriva anche dal numero due del Pd Dario Franceschini, nella consapevolezza che la sfida è bloccare Berlusconi e ’’il suo disegno di sradicare leragioni stesse della democrazia’’. E’ l’invito che con forza lancia da Bologna, in occasione dell’assemblea degli amministratori del Pd, il vicesegretario Dario Franceschini. ’’Il Pd - sostiene Franceschini - non deve smarrire l’ordine delle nostre priorità’’: di qui al 7 giugno la vera sfida è tra il nostro campo e il campo della maggioranza. E’ lì la partita da vincere in un voto che non puo’ che essere politico. Una partita che non può essere bloccata da nessuna tensione interna’’. A battere sul tasto della tensione interna è anche l’ex ministro della Pubblica Istruzione Bppe Fioroni che ribadisce: ’’La sfida che abbiamo davanti non credo lasci spazio per tensioni soprattutto all’interno. Sarebbe irresponsabile sostituire alla campagna elettorale e allo sforzo unanime del partito per vincere le europee e le amministrative, distrazioni che ci riportano al clima congressuale che tranquillamente potremo affrontare il giorno successivo alle elezioni e che affronteremo al congresso seavremo alle spalle la vittoria’’.Adnkronos
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