Il simbolo della Quercia non andrà in soffitta. E nemmeno quello della Margherita. Saranno depositati presso il ministero dell’Interno in vista delle prossime europee di giugno. Ds e Dielle, a quanto apprende l’ADNKRONOS, hanno deciso di cautelarsi. Per scongiurare il rischio di lunghe e costose contese giudiziarie. E per evitare che qualcun altro possa accaparrarsi lo stesso ’marchio di fabbrica’ e utilizzarlo in campagna elettorale con liste e candidati propri. Bocche cucite nella sede nazionale del Partito democratico, in via Sant’Andrea delle Fratte. Ma alla base della scelta, trapela, ci sarebbero solo ragioni tecnico-giuridiche e non di carattere politico. Lo storico emblema del Partito comunista italiano, infatti, e’ al centro di una battaglia legale che va avanti da quasi un anno a colpi di carte bollate sull’asse Roma-Barletta. Dopo una fugace apparizione alle ultime politiche del 2008, il vecchio logo se lo contendono i Democratici disinistra di Piero Fassino, confluiti con la Margherita nel Pd tre anni fa e un gruppo di irriducibili pugliesi che ne rivendica la titolarita’, perche’ si rifiuta di entrare a far parte del nuovo soggetto unitario del centrosinistra. Sono quaranta i ’dissidenti’ che si considerano gli ultimi eredi del glorioso partito di Antonio Gramsci. Arrivano tutti da Barletta, hanno fatto ricorso d’urgenza per chiedere al giudice del Tribunale di Roma di ’’inibire’’ agli ex vertici Ds di ’’continuare a fare uso del nome del simbolo e del patrimonio del partito’’, perche’ ormai ’’fanno parte del gruppo del Pd’’, visto che alle politiche dell’anno scorso sono stati candidati e poi eletti nelle liste della formazione politica voluta da Walter Veltroni. Tornano in piazza le bandiere rosse. In una piazza Navona piena di ’falci e martello’, parte la campagna per le europee della lista comunista e anticapitalista che mette insieme Rifondazione, i Comunisti italiani, i Consumatori uniti e Socialismo2000. Ill nuovo schieramento è alla prese con il difficile compito di superare lo sbarramento del 4% dei voti. E per la prima volta, da tanti anni, ci sarà solo una ’falce e martello’ tra i simboli sulle schede elettorali. Un segnale di unità a sinistra del quale tutti i leader politici promotori della lista sottolineano l’importanza. Perché il paese ha bisogno della sinistra che oggi, sostengono, non è rappresentata da nessuno. Non dal Pd che, piuttosto che fare opposizione al governo, punta a un referendum che ’’consegnerebbe il paese a Berlusconi per i prossimi cinquant’anni’’. Non da Antonio Di Pietro, che cavalca temi importanti come il conflitto di interessi, ma ’’non è certamente un uomo di sinistra’’. Esclusi dalle aule parlamentari dopo il voto alle Politiche, Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto provano a rientrare in gioco ’passando’ per Strasburgo.Adnkronos
|