Il Consiglio dei ministri non tradisce le aspettative e dà il via libera alla fiducia sul ddl sicurezza. La sorpresa arriva però nel pomeriggio quando la maggioranza, dopo essersi confrontata in mille riunioni, decide di non porre subito la fiducia, ma martedì prossimo. Eppure il leader della Lega Umberto Bossi non aveva lasciato spazio a tentennamenti: "La fiducia verrà messa oggi e si voterà da domani", aveva detto alla fine del Cdm. "Tutta colpa della burocrazia parlamentare", prova a giustificare il capogruppo della Lega Roberto Cota. Ma il clima nel Palazzo resta infuocato. E ad inasprire lo scontro è la dichiarazione del segretario del Pd Dario Franceschini che, in una riunione di gruppo con le associazioni (dall’Arci a Sant’Egidio), critica il ddl sicurezza paragonandolo alle leggi razziali varate durante il fascismo contro gli ebrei. "Franceschini fomenta l’odio - commenta il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl) - non si rendeconto di quello che dice". Il Pd, incalza Cota, "continuerà a perdere voti perché questo è un ddl chiesto dalla gente". "Le sue dichiarazioni - interviene il relatore del provvedimento Jole Santelli - sono addirittura caricaturali". E’ "scandalosa la rievocazione delle leggi razziali" attacca il deputato Fiamma Nirenstein esponente della comunità ebraica. Franceschini, invece ha ragione, ribatte Gianclaudio Bressa (Pd), perché si tratta di "una legge razzista che è una vergogna per la cultura democratica della Repubblica". Ma tensioni ci sono anche all’interno della maggioranza. La Lega voleva spingere al massimo il piede sull’acceleratore per arrivare al voto definitivo alla Camera entro venerdì, mentre il resto della maggioranza, a cominciare dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito, non se la sentiva di calcare troppo la mano con l’opposizione. In mattinata, infatti, era stata chiesta l’inversione dell’ ordine del giorno dell’Aula per evitare che si cominciassel’esame del testo proprio con un voto segreto. Ma poi sarebbe risultato difficile, come aveva notato anche il vicecapogruppo dell’Udc Michele Vietti, chiedere di nuovo l’inversione dei lavori per mettere la fiducia. Sarebbe stata un’inutile forzatura, si spiega nel Pdl, della quale Vito e il presidente della Camera Gianfranco Fini, avrebbero fatto volentieri a meno. Anche perché di "forzature", così definite dal Pd, ce n’erano già state diverse come quella di decidere, sempre nel Cdm di oggi, di autorizzare la fiducia anche su un altro provvedimento ’caldo’: il ddl intercettazioni. Lo slittamento del voto però sarebbe stato deciso anche per altre due ragioni: ci sono le liste elettorali da chiudere e molti coordinatori regionali, avendo le deleghe, dovevano essere in Corte d’Appello per presentare le firme; per dare il parere di ammissibilità per tre nuovi maxi-emendamenti ci vuole del tempo. Il governo ha diviso, infatti, il testo in tre ’filoni’: immigrazione, sicurezza ecriminalità. E per ognuno c’é un maxi-emendamento sul quale chiedere la fiducia. E’ vero che così facendo "si è di fatto blindato il ddl", come ricorda Maroni in serata, ma per dare un vaglio tecnico su tre testi completamente nuovi gli uffici della Camera hanno bisogno di tempo. "Se si calcola che per esaminare quello della finanziaria ci si mette in media mezza giornata - spiega un deputato della maggioranza - per tre maxi-emendamenti almeno un giorno ci vuole". Sarebbe risultato difficile infine convincere i deputati a restare a Roma fino a venerdì, per il voto finale, visto che già oggi, trolley schierati, erano pronti a partire. Il rinvio però piace poco a Maroni, che prova fino all’ultimo ad accelerare le cose avvertendo che per colpa di una sola settimana di rinvio "usciranno dai Cie circa 250 clandestini". Ma senza esito. Il verdetto della seconda capigruppo della giornata è categorico: la questione di fiducia verrà posta martedì e il voto comincerà mercoledì perconcludersi giovedì. Ansa
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