Sicurezza, Di Pietro a Napolitano
 











Antonio Di Pietro ha scritto una lettera aperta al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in cui chiede al capo dello Stato alcuni chiarimenti sul via libera alla legge sulla sicurezza e torna a criticare la linea scelta dal Colle: una semplice "letterina di rimprovero" al premier Silvio Berlusconi mentre il provvedimento sarebbe stato da rinviare alle Camere, secondo il leader dell’Idv.
"A norma di legge costituzionale, poteva (e, secondo noi, doveva) non controfirmare né promulgare la legge - si legge nella lettera di Di Pietro - ma rinviarla al Parlamento con le stesse identiche motivazioni con cui ha scritto la ’letterina di rimprovero’ al capo del Governo Berlusconi (lettera, a nostro avviso, del tutto irrituale giacché la Costituzione assegna al Presidente della Repubblica il potere di inviare ’messaggi’ alle Camere (art. 74 Cost.) ma non al Governo). Lei ha ritenuto di comportarsi diversamente ed a noi cittadini (e rappresentantidi cittadini, in quanto parlamentari eletti) non è restato altro che prenderne atto ed esprimere le nostre riserve e valutazioni". "Lei, però, - prosegue Di Pietro - è andato oltre e si è messo a polemizzare con me, che l’avevo invitata a non firmare né a promulgare la legge, affermando (anche qui cito testualmente): ’chi invoca polemicamente e di continuo poteri e perfino doveri che non ho, mostra di aver compreso poco della Costituzione’", scrive il leader dell’Idv che quindi rivolge al presidente Napolitano una serie di domande come: "E’ vero o no che, in questi casi, Lei ha il potere (e perfino il dovere, per usare le sue stesse parole) di non promulgare immediatamente la legge ma rinviarla alle Camere, con un messaggio motivato (art. 74 Cost.)?". Quindi, conclude Di Pietro: "La prego, sig. Presidente Napolitano, mi risponda nel merito, invece di offendermi anche Lei gratuitamente".
Contro le parole di Di Pietro subito arriva la replica del PD. "Di Pietro non mostra ritegno neldestabilizzare le istituzioni al fine di lucrare vantaggi politici. In cio’ rivela una non condivisibile concezione della democrazia italiana, del delicato equilibrio che governa le relazioni tra i poteri dello Stato, della funzione delle istituzioni di garanzia". Lo afferamano in una nota congiunta i capigruppo di Camera e Senato del Pd, Antonello Soro e Anna Finocchiaro. "Di Pietro non ha, peraltro, l’abitudine di verificare la correttezza, sotto il profilo costituzionale, delle proprie aggressive affermazioni. Quello che non e’ accettabile, in ogni caso, e’ il suo continuo tentativo di coinvolgere in polemiche politiche il Presidente della Repubblica che agisce nel rigoroso rispetto della Carta costituzionale", concludono.
E, in serata, in una nota il leader dell’Italia dei Valori fa sapere che "Soro e Finocchiaro, mettendosi a fare i difensori d’ufficio del Presidente della Repubblica senza che questi ne abbia bisogno, interferiscono nell’azione politica di un partito che ha ildiritto e il dovere di segnalare le incongruenze portate avanti da qualsiasi persona che ricopre un ruolo nelle istituzioni, fosse anche il Capo dello Stato. Prendiamo atto che, su questo, il Partito democratico la pensa diversamente. Chi non ci vuole non ci merita’’. Adnkronos









   
 



 
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