-La politica deve smettere di urlare alla persecuzione, offrendo alternative alla risposta giudiziaria-. All' indomani dello scandalo degli appalti truccati nelle Asl pugliesi, gli arresti dei direttori generali e dei vertici della cooperativa La Fiorita, la questione si fa morale. E richiama a raccolta le forze politiche e sindacali. Lo ribadisce il senatore diessino Alberto Maritati, ex procuratore antimafia, autore in passato di delicate inchieste su mafia, politica e imprenditoria. «Preoccupa questo riemergere delle indagin i incisive e forti sul terreno della corruzione e dei reati contro la pubblica amministrazione - afferma - Credevo fosse non un capitolo chiuso, ma fortemente ridimensionato dalla risposta repressiva e giudiziaria, che il nostro Paese è riuscito ad opporre». Maritati lancia l' allarme: «Non possiamo più attendere l' intervento del magistrato penale, per due motivi: il primo è strutturale, radicale, cioè quando interviene ilmagistrato il danno è fatto, si raccolgono i cocci. Secondo: la politica deve smettere di urlare alla persecuzione». Dunque, basta parole, è il momento dei fatti: «Occorrono controlli preventivi che rendano se non impossibile, almeno assai più difficile la devianza nel settore. Mi rivolgo - spiega - soprattutto ai nuovi amministratori regionali, ma anche a quelli locali: le nomine vanno fatte sulla base delle competenze e dell' affidabilità. Voglio dire che soggetti a cui si affidano le Asl, le responsabilità del denaro pubblico, vanno scelti sulla base di un' oculata valutazione, non pi ù di spartizioni o peggio ancora di una previsione di un recupero elettorale. Abbiamo visto, mai come in questa tornata elettorale, che raccogliere voti così non serve più, si perde lo stesso. Quando il popolo avverte questo, non c' è clientelismo che tenga». è importante e urgente, a parere corale, che si cambi registro nella scelta della gestione della cosa pubblica. Se per Maritati occorrono«controlli permanenti che deve operare la pubblica amministrazione, nelle forme che i neoeletti valuteranno volta per volta», per la Cgil Puglia «è vergognoso». Nell' ambito dello scandalo Fiorita, a parere dei sindacalisti, «colpisce e fa male che occasione di malaffare sia stata persino la ricollocazione al lavoro di centinaia di lavoratori, gli Lsu, espulsi nel corso degli anni dal ciclo produttivo per effetto di innumerevoli crisi». La Cgil resta comunque ottimista ed evidenzia il «processo di ricollocazione, durato un decennio, lungo faticoso e ancora in corso». Meritevole, secondo i confederali, di «aver ridato, per la prima volta nella nostra regione, un futuro di lavoro a circa diecimila lavoratori e lavoratrici». Quanto ai dirigenti pubblici arrestati martedì scorso, pugno duro: «Riteniamo indispensabile - sostengono - che siano rimossi dai loro incarichi, per restituire la necessaria credibilità alle pubbliche amministrazioni coinvolte. Chiediamo al neoeletto presidente dellaRegione Puglia e alla Giunta che si insedierà di fare della trasparenza gestionale la priorità del nuovo governo». Senza, ovviamente, tralasciare il futuro dei lavoratori il cui posto «va salvaguardato». E la questione morale, impegno del nuovo presidente regionale Nichi Vendola, torna nelle parole della Funzione pubblica Cgil, che già per due volte aveva chiesto le dimissioni del direttore generale della Asl Ba/4, Paolo Pellegrino. E nelle dichiarazioni del capogruppo dei Verdi in Consiglio regionale, Mimmo Lomelo. Che richiama: «La questione degli appalti alla Fiorita non va certamente derubricata tra gli eventuali errori di percorso. è una brutta storia di illegalità, una strumentalizzazione della precarietà e del disagio dei lavoratori per evitare le giuste procedure e affidare i lavori ai soliti amici». I Verdi si dichiarano «solidali con la richiesta di dimissioni avanzata dal presidente Vendola, poiché il nuovo governo regionale deve rimettere in primo piano la questione morale.Solo così - afferma Lomelo - i cittadini capiranno che la pubblica amministrazione è un servizio reso alla popolazione pugliese, e non sede di comitato d' affari». Quello che emerge dagli ultimi arresti è un quadro sconsolante. Anzi, «un inquietante intreccio - commenta il consigliere regionale dei Ds Sandro Frisullo - tra affari e politica, che ha piegato le istituzioni e la pubblica amministrazione a pratiche illecite e degenerate». Ma ci sarebbe di più: Frisullo parla di «omissioni, connivenze e coperture, complicità tra singole imprese e delicate funzioni di governo», troppo spesso sottovalutate dalla classe dirigente. «In questi anni, in Puglia - avverte - si è costruito un vero e proprio patto collusivo tra le politiche di governo e la gestione della sanità pubblica». Pubblicato su: REPUBBLICA in data: 15/4/2005 a pagina: 4 nella sezione: BARI
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