E’ uno dei volti più noti della terza rete Rai. Qualcuno ha definito il suo modo di condurre le trasmissioni "finto distaccato". Nel senso che raramente si mostra sopra le righe e questo mette tutti a proprio agio: gli ospiti in studio, ma anche gli spettatori a casa. Ora conduce "Linea notte", la rubrica di approfondimento, in onda tutte le sere sulla terza rete. A lui, però, questa definizione - "rubrica" - non piace. «Io la considero una parte integrante del Tg 3...», dice. Maurizio Mannoni, insomma, è la persona giusta per cercare di capire cosa ci sia dietro l’ultima sortita del premier. Allora Mannoni: perché proprio adesso? La risposta è evidente. Siamo rimasti l’unica enclave sulla quale il premier non è riuscito a mettere le mani. Dico questo sapendo di non essere molto originale: mi sembra che la stragrande maggioranza degli osservatori sia concorde nel sostenere questa tesi. il Cavaliere ha fatto terra bruciata nelle altre testated’informazione, e siamo rimasti noi... Se così fosse saremmo al "regime". Ti convince? Le definizioni lasciano il tempo che trovano. Restiamo ai fatti: l’ultimo attacco del premier alla nostra testata ha preso lo spunto dai nostri titoli. Dove si riportavano normalissime notizie. Fatti ed eventi. Questo è bastato perché accusasse il Tg3 di faziosità. Questo è quel che è accaduto, le definizioni le lascio ad altri. Le parole di Berlusconi sono arrivate poco dopo l’ennesima infornata di nomine. In pillole, un giudizio su queste promozioni? Io mi attengo ad una regola: non mi piace parlare dei colleghi... E’ un "no comment"? No, ti rispondo invece. E ti dico che i metodi scelti sono imbarazzanti. Di più: inconcepibili. Poi, credo che sia giusto, sospendere il giudizio in attesa dei fatti. Vediamo, insomma, quel che faranno. Certo, e penso al Tg1, le prime mosse non mi sembrano proprio entusiasmanti. Ma, ti ripeto, aspettiamo... Anche se... Anche se, cosa? L’idea didover pescare direttori e dirigenti fuori dalla Rai, racconta che chi decide ha una scarsa considerazione delle professionalità che esistono in azienda. E anche questo, francamente, fa parte del tentativo di ridimensionare il servizio pubblico. Prima parlavi dei commenti sui quotidiani. Ma su quegli stessi giornali si può leggere anche di una battaglia furibonda, fra le fila dei democratici, per lottizzare le nomine che riguardano la terza rete. Non è così? Ho letto anch’io. E come tutti sono preoccupato. Qualcosa di più? Allora, diciamola tutta: ho la sensazione che ancora una volta, questa opposizione parlamentare finisca per favorire i disegni del Cavaliere. Ancora più nel dettaglio? Una cosa è evidente: i partiti non dovrebbero occuparsi delle nomine alla Rai. Credo che quest’affermazione sia talmente condivisibile che non valga la pena soffermarsi oltre. Fuori i partiti, ma la politica però deve occuparsi delle battaglie, delle battaglie di libertà. E quel cheabbiamo di fronte lo vedono tutti: c’è un attacco pesante contro una testata del servizio pubblico. E’ un tema sul quale vale la pena battersi o no? Invece, così leggo, si viene a sapere che il piddì ha deciso di "congelare" le nomine in attesa di sapere come andrà a finire il congresso. Mi sconcerta. Ti sconcerta? Francamente: tutti sanno che è sempre stato così? Primo: vorrei che non fosse più così. Secondo: ma come? c’è un tg che a detta di tutti garantisce pluralità e correttezza nell’informazione e il principale partito d’opposizione, che fa? Pensa a sostituire il suo vertice? Ma come: c’è un tg che è "sotto botta" e il piddì che fa? Pensa a cambiare i vertici. Questo volevo dire quando sostenevo che ho il timore che anche i democratici, alla fine, finiscano per favorire i disegni del cavaliere. Un altro sintomo di come la sinistra si occupi poco dei problemi dell’informazione? Se ne occupa non solo poco ma soprattutto male. Malissimo. E parlo di tutta l’informazione.Penso a come la sinistra tratta i giornali che le sono più vicini, la grossolanità con cui interviene. Il pressapochismo che la contraddistingue. Sì, mi pare che davvero mai come in questo periodo la sinistra sia a corto di grandi idee. E quando queste mancano, si sa, si prova ad intervenire su quello che sembra il settore più semplice: l’informazione. Si interviene lì, magari pensando di garantirsi un po’ di visibilità, e sopperire così alla mancanza di idee. La storia, però, ci insegna che non funziona.
|