Termini Imerese, Sicilia; Porto Tolle, Veneto; Capo Comìno, Sardegna; Montalto Di Castro, Lazio; Ostuni, Puglia. Tutti siti sul mare, per i noti problemi legati al ciclo di raffreddamento e di reintegro dell’acqua delle centrali nucleari, precisa il Ministero delle Attività produttive quando spiega dove queste dovranno essere dislocate. Centrali previste a partire dal 2013, costruite e gestite dal consorzio italo francese Enel-Edf, cui andrebbero ad aggiungersi Edison e A2A, da un lato, e dall’altro il raggruppamento italo-americano Westinghouse-Toshiba-Ansaldo, cui potrebbe aggregarsi anche la tedesca Siemens. Nessuno smentisce, nessuno conferma; ma Fulvio Conti, amministratore delegato dell’Enel, in occasione del G8 dell’energia aveva detto che «i siti per le centrali nucleari in Italia li abbiamo già identificati, ma li teniamo ben chiusi in cassaforte». Il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo non ha smentito le voci circolate ieri sulla prima centrale a Termini Imerese, al posto della Sicilfiat, ma ha ribadito le "condizioni" dettate dalla sua giunta regionale per la costruzione di un impianto atomico in terra di Sicilia: «Notevole convenienza, assoluta sicurezza e pronuncia positiva delle popolazioni interessate». Non entreremo nel merito di come si organizza il consenso in quella regione; e neppure riproporremo il problema della sicurezza, su cui ci basta ricordare che qualche mese addietro Roberto Mezzanotte, dirigente del dipartimento nucleare dell’Enea, in un’intervista ci aveva detto che «chi vuole il nucleare deve sapere che dovrà convivere con il rischio». Ci intriga invece l’aspetto della "convenienza" per il semplice motivo che una regione con il bilancio al collasso come la Sicilia, ora guidata dal duo Lombardo-Micciché e prima da Totò Cuffaro, che sta correndo verso il baratro sul piano rifiuti, sul piano energetico, su quello sanitario e sull’apparato clientelare su cui si è retto neglianni quel sistema di potere, potrebbe trovare una "notevole convenienza", opportunamente supportata dai fondi destinati alle aree sottoutilizzate, o alle grandi opere, nel contrattare la copertura dei 5 miliardi di debiti inscritti nel bilancio regionale al 31 dicembre 2008, che guarda caso corrispondono ai miliardi previsti per finanziare il piano energetico regionale. «Ecco che viene al pettine un primo nodo - ha dichiarato Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia - con la presunta proposta del ministro Scajola su Termini Imerese, alla quale il governo regionale si è già ufficialmente opposto. Scelta in contraddizione con lo sviluppo del settore delle rinnovabili, a cui questo territorio è vocato per le sue particolari condizioni meteo-climatiche». Senza fondamento le ipotesi circolanti «sull’eventuale riconversione di aree industriali destinate alla localizzazione di impianti di produzione di energia nucleare», sostiene anche una nota del Ministero delle Attivitàproduttive, che precisa: «Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle norme in tema di valutazione di impatto ambientale e di pubblicità delle relative procedure, uno o più decreti legislativi di riassetto normativo recanti la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché dei sistemi per il deposito definitivo dei materiali e rifiuti radioattivi e per la definizione delle misure compensative da corrispondere e da realizzare in favore delle popolazioni interessate».
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