Grotte e fauna in cambio di bombe e aerei
 







di Ercole Olmi




Il Comitato per la difesa delle grotte nel poligono di Quirra parla di soluzione finale. Secondo i militanti del gruppo, scienziati e volontari impegnati in una circostanziata attività di ricerca, il destino del sistema carsico considerato di interesse nazionale sarebbe già scritto. Come denunciato il 6 agosto scorso da Liberazione , le cavità conosciute con il nome Is Angurtidorgius nel comune di Villaputzu sono seriamente minacciate dalla costruzione dell’aeroporto militare di Monte Cardiga nel quale atterreranno anche i droni, i famigerati aerei senza pilota. E in più, spiegano dal Comitato, sono anche raggiunte dai bombardamenti dei missili a guida laser. Lo testimoniano una serie di crolli massicci della volta. L’area dell’altopiano di Quirra attorno alle grotte è frequentata da decine di pastori e da escursionisti. In molti hanno visto gli enormi bersagli bianchi disegnati proprio sulla sommità della zona carsica. «Tra le tante attività che sisvolgono nel poligono vi sono anche le prove di bombardamento a guida laser», si legge in un documento del Comitato: «Si tratta di ordigni che vengono sganciati dai bombardieri che volano a 10-20mila metri di altitudine e teleguidate su bersagli attraverso un sistema direzionale passivo basato sull’uso di alettoni posteriori. L’Aeronautica militare italiana, entrata in possesso di questi ordigni, ha scelto il PISQ, Poligono interforze Salto di Quirra, per la loro sperimentazione. L’area da bombardare è stata tracciata proprio sopra la volta delle grotte di Is Angurtidorgius. Bombardamenti si sono svolti ripetutamente, secondo il programma di esercitazioni presentato per il 2009, dal 26 gennaio al 6 febbraio, dal 9 al 20 febbraio, dal 16 al 20 marzo, dal 6 al 24 aprile, dall’8 al 12 giugno».
E tutto succede alla luce del sole. I sentieri attorno alle grotte incrociano il campo di bombardamento attrezzato con bunker e bersagli in cemento armato e con riquadri bianchi tracciati a terradi una decina di metri di lato. Le bombe, di cui si trovano resti semisepolti sul terreno, sono cilindri d’acciaio riempiti di calcestruzzo e quindi inerti. Lunghe circa due metri e pesanti almeno una tonnellata, scavano crateri profondi. Certamente le sollecitazioni causate da questi lanci non fanno bene a un delicato equilibrio geologico frutto di millenari processi della natura. Smottamenti e destabilizzazione del sistema carsico sono effetti prevedibili. Uno dei crolli più recenti è avvenuto proprio all’ingresso di Is Angurtidorgeddu, «dove due enormi blocchi di circa 4 per 1,5 metri di lunghezza sono franati dalla volta, che a questo punto si è ridotta sensibilmente», continua il documento. In seguito a questo crollo l’ingresso è persino sul punto di ostruirsi.
Ma non basta. Sempre attorno all’area si svolgono le esercitazioni anticarro, dove i bersagli sono rottami di autoblindi. La pioggia trascina il materiale bellico residuo di queste e altre operazioni all’interno dellecavità, tanto che i rottami anche di notevoli dimensioni affiorano dal torrente sotto roccia. Alcune sorgenti che si approvvigionano dal sistema carsico «come quelle di Spaulatzus e Sa Maista», riempiono anche l’acquedotto di Villaputzu. Ci si chiede a questo punto quanto i residuati metallici delle esercitazioni inquinino le falde acquifere. Le grotte ospitano specie rarissime e a rischio estinzione tutelate da direttive del Consiglio Europeo. Si tratta dell’Euprotto e del Geotritone, animaletti anfibi che hanno bisogno di una protezione rigorosa. Infine a rincarare la dose ci pensa Mariella Cao di "Gettiamo le basi": «Un poligono è incompatibile con aree archeologiche, beni culturali, monumenti ambientali. In base alla legislazione statunitense la struttura militare di Quirra sarebbe stata chiusa». Cao ricorda che oltre all’importante patrimonio geologico il poligono ingloba numerosi nuraghe: «Cresia, di Scuriu, S’orcu», solo per citare alcuni nomi individuabili anche su una cartinanella zona a monte. «Mentre vicino alla costa ci sono i nuraghe San Lorenzo e Serbiola, a due passi dalle rampe di lancio dei missili, come la torre sabauda di Murtas». Ovviamente non è semplice raggiungere e visitare questi reperti, tutti potenziali luoghi di attrazione turistica, dato che si trovano all’interno della zona militare. L’elenco di vestigia storiche e archeologiche a ridosso del poligono può continuare con il castello di Quirra o la miniera di Baccu Locci. È paradossale come sulle carte turistiche l’indicazione del "Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna" riconosciuto dall’Unesco si sovrapponga esattamente al territorio della base. Cosa c’entra un parco con la base? Cao conclude: «Dopo otto anni di lotte il Governo ha riconosciuto le proprie responsabilità sulla contaminazione di militari e civili a causa dei metalli pesanti. Adesso quanti secoli occorreranno perché riconoscano la responsabilità sui danni causati ad ambiente e monumenti?».









   
 



 
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