Il cosiddetto patto sulla giustizia fra Berlusconi e Fini si è risolto con una trovata che assomiglia tanto al coniglio tirato fuori dal cappello del prestigiatore. Niente prescrizione breve, ci assicura il Presidente della Camera. L’accordo raggiunto in casa Pdl non comporterà un taglio della prescrizione, per favorire i soliti noti, ma riguarda l’accelerazione del processo penale. Se fosse vero, ci troveremmo di fronte ad un rivoluzionario mutamento delle linee di tendenza in materia di giustizia e processo penale che hanno visto, a partire dal 2001, un florilegio di leggi e leggine che hanno ulteriormente rallentato la macchina del processo penale, aggravando il lavoro degli uffici giudiziari, mentre contemporaneamente si riducevano gli stanziamenti e le risorse effettive (per es. lasciando scoperti gli organici). Se a ciò si aggiunge che la prescrizione breve è stata già introdotta nel 2005 con la legge ex Cirielli che ha determinato unagenerale diminuzione dei termini di prescrizione, salvo per gli imputati recidivi, non dobbiamo stupirci se una fetta rilevante di procedimenti penali non giunge alla sua naturale conclusione, perché i reati vengono cancellati dalla prescrizione. In questo modo si verifica un duplice effetto negativo. Viene sprecata una risorsa costosa per la collettività (qual è appunto il processo penale) e si allarga l’area dell’impunità. A coloro che parlano di accelerazione del processo, bisogna ricordare che questa tendenza a rendere più gravoso il funzionamento del processo penale è proseguita anche nella attuale legislatura. Il disegno di legge del Ministro Alfano sulle intercettazioni (la cui discussione è in corso al Senato, dopo essere stato approvato dalla Camera) è stato criticato sotto molteplici profili, perché toglie dalla cassetta degli attrezzi degli inquirenti strumenti di indagine fondamentali per l’accertamento della verità e perché imbavaglia i giornalisti. Però, sotto ilprofilo funzionale, si tratta di una riforma che rallenta ancor di più il processo penale, anziché accelerarlo, come è stato rilevato dal Consiglio Superiore della Magistratura in quel parere che è tanto dispiaciuto ai gerarchi del Pdl. Il Csm ha denunziato una scelta procedurale particolarmente irrazionale, quale la sottrazione del potere di autorizzare le intercettazioni al Gip (Giudice delle indagini preliminari, presente in ogni Tribunale), per concentrarlo nella mani del tribunale distrettuale (cioè del capoluogo di Regione) in composizione collegiale, osservando che: «per alcuni tribunali distrettuali di minori dimensioni la disciplina attuale delle incompatibilità, congiunta con l’attribuzione del potere autorizzatorio ad un organo collegiale diverso dal Gip, determinerebbe il pericoloso approssimarsi di quel limite di saturazione oltre il quale si verifica la materiale impossibilità di celebrare i processi». S tando alle indiscrezioni della stampa (in quanto il testo non èstato ancora depositato), il disegno di legge sul processo veloce non sconfessa le invenzioni procedurali della nuova disciplina sulle intercettazioni telefoniche e non introduce meccanismi per semplificare, nel rispetto del diritto della difesa, lo svolgimento delle attività processuali, né reperisce le risorse umane e strumentali necessarie per far meglio funzionare la macchina della giustizia. Del resto ciò non sarebbe possibile con un disegno di legge. Occorrerebbe una politica orientata allo scopo ed una moltitudine di provvedimenti di natura finanziaria ed organizzativa ed occorrerebbe un discreto periodo di tempo per far andare questi provvedimenti a regime ed ottenere una effettiva accelerazione del processo penale. Quello che loro chiamano disciplina per accelerare il processo penale, non è una nuova disciplina del processo, ma una nuova disciplina della prescrizione, la cui durata viene rapportata alle fasi processuali. L’effetto non sarebbe quello di introdurre unaprescrizione breve, bensì una prescrizione brevissima. Basti pensare che alcuni reati particolarmente odiosi come il peculato, l’adulterazione di sostanze alimentari, l’omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro da cui derivi un disastro, la violenza sessuale, che adesso, con la legge ex Cirielli, si prescrivono in 12 anni e mezzo, con il "processo veloce" si prescriverebbero, al massimo, in sei anni. Però potrebbero prescriversi anche in due anni ed un giorno, ovvero in quattro anni ed un giorno, se la fase del giudizio superasse il relativo termine di prescrizione. La Costituzione italiana ammette l’amnistia. Non c’è niente di scandaloso se la comunità politica decide di non procedere alla punizione di determinati reati, commessi in un determinato contesto temporale. L’amnistia può essere uno strumento di pacificazione sociale e si può dimostrare - in determinate circostanze - una scelta politica saggia. Quello che non è ammissibile, però, è introdurre unasorta di amnistia strisciante, valida anche per il futuro, consentendo ai ricchi ed ai furbi, dotati di difensori agguerriti, di avvalersi della complessità della procedura penale per liberarsi del fastidio di rispondere dei crimini commessi.
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