Berlusconi, tre vie per sfangarla
 







di Angela Mauro




Quando sei in estrema difficoltà,metti a cuocere tanta di quella carne che un modo lo troverai per farla franca. Silvio Berlusconi è in difficoltà. Situazione indubbia e sempre più grave. Che fare quando gli alleati sono rissosi, l’opposizione è barricadera, i processi milanesi incombono e tu rischi la catastrofe? Pensi non ad una, ma a più soluzioni.
E’ la strategia berlusconiana del triplo binario. Tre carte, per carità tutte di non facile attuazione, da giocare in Parlamento. C’è il lodo Ghedini, cioè il ddl Gasparri- Quagliariello sul processo breve presentato giovedì in Senato con il benestare della Lega, che ha ottenuto l’esclusione dei reati legati al mondo dell’immigrazione dalla possibilità di beneficiare della prescrizione a due anni per ogni grado di giudizio. Per garantirsi l’approvazione, il Cavaliere sta già pensando di porre la fiducia sul provvedimento contestato non solo dall’opposizione, Casini compreso, ma anche da pezzi dimaggioranza, come i parlamentari vicini al presidente della Camera Fini. E uno. Poi, c’è la proposta di legge costituzionale sul ritorno all’immunità parlamentare, presentata dalla Boniver alla Camera sempre la scorsa settimana e salutata con favore da un pezzo di opposizione, l’Udc di Casini. E due. Ultima carta: ripresentare in Parlamento il lodo Alfano ma in versione legge costituzionale, in modo da venire incontro ai rilievi mossi dalla Consulta nella sentenza di bocciatura. Il punto è che in quella sentenza ce n’erano altri di rilievi, per esempio il fatto che una legge sull’immunità per le alte cariche dello Stato confligge con l’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Ma per il momento la cosa non emerge nelle riflessioni di chi sta valutando l’opportunità della terza carta. Il primo a sponsorizzarla è stato Casini, che ieri in un’assemblea dell’Udc a Bari ce l’ha messa tutta per spiegare la sua nuova linea rispetto all’ex alleatoBerlusconi. Dai toni duri di qualche mese fa, si è passati all’appello «ai partiti per una soluzione politica», alla ricerca della «terza via» da parte di maggioranza e opposizione «per evitare che il sistema giudiziario italiano si sfasci». Casini dice no al processo breve, ma ripesca il lodo Alfano, atteggiamento di "riavvicinamento condizionato" al premier che dice molto delle ragioni per cui ultimamente qualcuno (Tabacci) ha lasciato l’Udc per andarsene con l’Alleanza per l’Italia di Rutelli.
Ad ogni modo, il "lodo Alfano revisited" riscuote successo ai piani alti della maggioranza. Il presidente del Senato Schifani dice che spetta ai partiti valutare, ma «non ci troverei niente di strano se non l’urgenza di porre chiarezza su un istituto che costituisce elemento di dibattito politico anche aspro». E sull’idea di lodo costituzionale arriva anche il beneplacet di un politologo vicino a Fini e alla sua fondazione FareFuturo come Alessandro Campi. «A questo punto, è la soluzionepolitica più ragionevole», dice Campi. Per farlo, è vero, «ci sarebbe bisogno del concorso responsabile dell’opposizione», ma, continua Campi, dato che il presidente del Consiglio «ha il diritto di governare» senza la pressione derivante dalla vicenda processuale e dato che il ddl sui processi brevi rischia di rivelarsi «l’ennesimo escamotage tecnico, inefficace e soggetto a rilievi di incostituzionalità», vale la pena tornare al lodo Alfano migliorato, soluzione che «farebbe salvo il diritto di Berlusconi a governare, ma anche il suo dovere verso la giustizia».
La carne è al fuoco, il premier resta silenzioso, sotto assedio a Palazzo Chigi dove si è trasferito da alcuni giorni dietro suggerimento dei servizi segreti (forse per via dell’allarme legato all’arresto di Mohamed Game, l’attentatore libico in azione a Milano che pare avesse collezionato informazioni su Berlusconi, Maroni, Bossi). Domani il Guardasigilli Alfano terrà una riunione per mettere a punto modifiche al processobreve, nel tentativo di renderlo più digeribile. Per esempio, sembrerebbe che il ministro si sia reso conto che la richiesta della Lega, sulla quale minacciano battaglia i finiani alla Camera, andrebbe eliminata dal ddl, tanto più che l’immigrazione clandestina è punibile con un’ammenda, difficile convincere la gente che sia al pari di altri reati gravi esclusi dal processo breve. Ma, mentre a Milano entra nel vivo il processo sui diritti tv Mediaset (domani l’udienza), il cammino parlamentare di tutt’e tre le carte tirate fuori dal cilindro berlusconiano resta comunque in salita. La questione giustizia, con il fardello dei processi del premier, è anche la prima prova di fuoco per Bersani, eletto segretario solo una settimana fa. L’azzardo della maggioranza sul processo breve ha mandato gambe all’aria i propositi di confronto annunciati dal Pd, tanto che domani, in una riunione della segreteria, il neoleader Democratico potrebbe addirittura rivedere la strategia di non adesione al "NoBerlusconi Day" convocato per il 5 dicembre da Idv, Prc e migliaia di associazioni e blogger in piazza Navona. Figurarsi se è aria di leggi costituzionali. Sulla questione entra a gamba tesa Roberto Saviano, che ha detto no all’offerta del centrosinistra di candidarsi governatore in Campania, ma è parte attiva nel dibattito. «Signor presidente del Consiglio - scrive l’autore di Gomorra su Repubblica - io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul processo breve e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei».









   
 



 
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