Regioni :Servizio Sanitario
I Piani Sanitari Regionali e il governo decentrato della Sanità è il tema trattato nei giorni scorsi a Venezia, nell'ambito dei due giorni dell'incontro di studio "Regioni e governo del Servizio Sanitario: il Piano Sanitario Regionale", organizzato dall'Accademia Nazionale di Medicina. Coordinatori dell'Incontro, Fabio Gava, Vice Presidente e Assessore alle Politiche Sanitarie della Regione del Veneto, e Ubaldo Montaguti, Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliera di Ferrara. "La partecipazione civica alla formazione dei Piani Sanitari Regionali - ha affermato Alessio Terzi, Vice Presidente di Cittadinanza Attiva mettendo in rilievo il Piano Sanitario Regionale dal punto di vista del cittadino - è un passaggio obbligato sia perché i cittadini intervengono comunque nelle politiche per la salute sia perché è un diritto riconosciuto dalle leggi. La partecipazione può essere una grande risorsa, in realtà, in quanto aiuta a superare nodi ricorrenti nel governo della sanità per quanto riguarda la definizione degli obiettivi, l'acquisizione del consenso attivo, la verifica e il controllo del Piano e la tutela dei diritti. E' però necessario trovare procedure e strumenti che garantiscano l'effettività, la pertinenza e l'efficacia della partecipazione. Mancano i riferimenti consolidati ed è necessario progettare e fare una sperimentazione sul campo con criteri scientifici". Nell'ambito dell'incontro sono stati presentati i Piani Sanitari di sei Regioni. La relazione introduttiva è stata curata da Montaguti: "Esistono varie forzi contrastanti - ha spiegato il Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliera di Ferrara - che producono situazioni critiche le quali impediscono che le attività decisionali svolte a livello di governo e di regioni risultino distoniche e spesso inadeguate per produrre i risultati attesi in riferimento al raggiungimento degli obiettivi di salute. Per questo è importante chiarire quale sia la situazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Essa mostra attualmente come sia indispensabile tenere conto che i dati possono dimostrare o una divergenza totale delle politiche adottate o una insufficienza delle stesse, vista la grande disomogeneità delle diverse situazioni.". Regione Veneto. Giampietro Rupolo (Dirigente Regionale della Direzione Programmazione Socio-Sanitaria della Regione Veneto): "Il Piano Socio Sanitario della Regione Veneto, attualmente in via di approvazione da parte del Consiglio Regionale, si fonda sostanzialmente sulla sfida di poter garantire un accesso equo e solidale ai servizi sanitari da parte di tutti i cittadini all'interno di una logica di sostenibilità economica. Le politiche del piano si sviluppano attraverso azioni strategiche volte a razionalizzare l'offerta in rapporto alla domanda, mantenendo anche attenzione ai contesti extra regionali ed europei. Da questo punto di vista è particolarmente interessante la progettualità regionale in tema di collaborazioni internazionali. Alcune aree strategiche (trapianti, urgenza ed emergenza, trasfusionale) trovano nel Piano uno sviluppo puntuale e forniscono contemporaneamente modelli per interventi in altre aree. Una particolare attenzione viene dedicata dal Piano alle risorse umane e alle modalità di verifica dei risultati, verifiche che consentiranno di attuare le opportune azioni di riprogrammazione alla scadenza del triennio previsto". Regione Emilia-Romagna. Franco Rossi (Direttore Generale dell'Assessorato alla Sanità della Regione Emilia-Romagna: "L'esigenza di rispondere più adeguatamente ai nuovi bisogni complessi emergenti della popolazione, di seguire un processo di sviluppo dei servizi assistenziali, di superare le fratture nella "governance" dei settori della Sanità e delle Politiche Sociali, hanno indotto la Regione Emilia-Romagna a progettare un Piano Sociale e Sanitario. Si tratta di uno strumento di nuova programmazione che assume la nozione di integrazione come principio strategico. E' necessario partire dalla considerazione che l'integrazione presenta diverse forme: quella strutturale, da perseguire per rendere possibile l'ottenimento di un esisto efficace di interventi di origine plurisettoriale; quella "funzionale", quando si tratta semplicemente di migliorare l'efficacia dell'intervento reso da un solo settore e, infine, quella definibile, come "intersettorialità delle politiche" volta a mettere in luce i possibili "trade-off" nell'azione di governo dei vari settori. Il Piano Sociale e Sanitario mira a conciliare l'esigenza di una nuova programmazione nel rispetto della specialità dei singoli settori in esame. Sia la parte dedicata all'organizzazione e al funzionamento del sistema di assistenza, sia quella relativa alle evidenziazione di alcune priorità, sono chiamate a considerare, quali chiavi di lettura, le principali dimensioni del principio di integrazione, vale a dire la dimensione istituzionale, quella della programmazione, quella del finanziamento, quella della gestione, quella delle competenze professionali e quella dei processi assistenziali". Regione Lombardia. Maurizio Amigoni (Direttore Unità Operativa "Programmazione" dell'Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia): "Il Piano Socio Sanitario Regionale della Lombardia individua le condizioni di sostenibilità dello sviluppo del sistema sanitario regionale i cui livelli qualitativi sono certamente sotto gli occhi di tutti. Confermando le scelte importanti attuate con l'approvazione della legge regionale 31/97, viene confermata la centralità della persona e la libertà di scelta del cittadino rispetto alle strutture socio sanitarie cui rivolgersi per trovare risposte adeguate ai bisogni di salute. Tra gli aspetti più significativi viene individuato l'obiettivo di medio periodo di ridefinire il ruolo della Regione identificandolo sempre di più come ruolo di governo delsistema sanitario, e sempre meno come ruolo di gestione delle strutture socio sanitarie: ciò anche nell'ottica di attuare il principio di sussidiarietà orizzontale, coinvolgendo nella gestione delle strutture sanitarie i rappresentanti delle comunità locali. Da questo punto di vista il Piano propone forme di sperimentazioni gestionali, in particolare le Fondazioni di partecipazione, per alcune aziende ospedaliere e per le residenze sanitarie per gli anziani. Particolare attenzione viene dedicata alle cure primarie, rispetto alle quali vengono indicati azioni e obiettivi per rendere più rilevante il ruolo dei medici di medicina generale, particolarmente nella gestione dei pazienti cronici". Regione Puglia. Mario Morlacco (Direttore Generale dell'Agenzia Regionale Sanitaria della Puglia): "Caratteristica peculiare del Piano sanitario della Regione Puglia, che in qualche modo ne caratterizza anche l'innovazione, è la sua semplicità e praticabilità. Ne è la dimostrazione il fatto che quasi tutti i suoi obiettivi siano stati raggiunti. Così ad esempio la riorganizzazione della rete ospedaliera, l'attivazione del sistema emergenza-urgenza con un sistema 118 avanzato e dotato di telecardiologia, con l'attivazione di strutture territoriali residenziali quali gli ospedali di comunità o unità di degenza territoriale, l'emanazione di linee guida e protocolli diagnostico assistenziali, la realizzazione della continuità assistenziale attraverso azioni concrete". Regione Toscana. Mario Romeri (Presidente dell'Agenzia Regionale di Sanità di Firenze): "La programmazione sanitaria e sociale della Regione Toscana per il triennio 2005-2007 prevede l'unificazione dei due strumenti Piano Sanitario Regionale e Piano Integrato Sociale sia a livello regionale che a livello locale attraverso la programmazione integrata per obiettivi di salute e welfare. Tale processo si attua con la restituzione alle autonomie locali del governo di tutti i servizi - anche quelli sanitari - attraverso l'attribuzione alle aziende sanitarie e ai comuni del ruolo di soci fondatori della nuova società della salute. A livello regionale il prossimo Piano sanitario individua i 12 obiettivi di salute obbligatori per il prossimo triennio".
Terrorismo: siamo protetti? Allarme bioterrorismo - in particolare per il rischio "vaiolo" - da parte degli esperti di sicurezza e difesa Europei e della Nato riuniti a Bruxelles. Che il tema sia caldo lo dimostra anche la decisione del Ministro della Salute Girolamo Sirchia di raddoppiare le scorte italiane di vaccino contro il vaiolo, assunta nello scorso settembre. "I sistemi di difesa nazionali contro gli attacchi bioterroristici devono migliorare, soprattutto per quanto riguarda i programmi di sorveglianza e la disponibilità di laboratori di controllo attrezzati; mancano programmi di coordinamento efficienti tra gli Stati in caso di crisi, ma soprattutto non è ancora stato sviluppato un sistema di scambio di informazioni in tempo reale, che mantenga costantemente aggiornati sull'evolversi di un'eventuale minaccia." In questi termini si è espresso Giles Merritt, Direttore di New Defence Agenda (NDA, www.newdefenceagenda.org), il forum permanente di discussione tra esperti dell'Unione Europea e della NATO sulle tematiche della difesa presieduto da Eduardo Serra Rexach, ex-Ministro della Difesa spagnolo, sotto l'egida di Javier Solana, Alto Rappresentante per la Sicurezza e la Politica Estera dell'Unione Europea, Chris Patten, Commissario agli Affari Esterni nella Commissione Prodi, e Jaap de Hoop Scheffer, Segretario Generale della NATO. Gli attentati dell'11 settembre a New York, dell'11 marzo ai treni di Madrid, i bimbi della scuola di Beslan sono chiari segnali che i terroristi non si fanno scrupoli. Gli apparati e i servizi di sicurezza di tutti gli Stati sono in allerta per prevenire ulteriori attacchi, tra i quali, massima attenzione è rivolta all'eventualità dell'uso di armi batteriologiche. Non si deve dimenticare, infatti, che a fianco delle armi chimiche (il Sarin nella metropolitana di Tokio, qualche anno fa), è già stato sperimentato l'attacco "all'antrace", proprio negli Stati Uniti, poco dopo le "Torri gemelle". All'incontro NDA di ottobre dedicato al bioterrorismo, al quale hanno preso parte anche esponenti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e rappresentanti di numerose istituzioni pubbliche, private e governative, si è discusso a lungo delle politiche dell'Unione nei riguardi di questo rischio, delle risorse disponibili per prevenirlo, degli insegnamenti tratti dai recenti casi di allarme sanitario mondiale come la SARS e l'influenza aviaria, con un particolare accento su come intervenire in caso di una attacco con il virus del vaiolo. Il vaiolo, infatti, eradicato sin dagli anni '80, è considerato dall'EMEA, l'agenzia Europea del farmaco, uno dei massimi rischi bioterroristici. Il virus e la malattia si trasmettono facilmente, con elevata contagiosità. Il 30% degli infettati muore rapidamente e i sopravvissuti portano i segni della malattia per tutta la vita. Inoltre, non essendo più presente da molti anni, l'immunizzazione contro il virus è assente nella popolazione mondiale. E se si pensa quanto sia semplice oggi viaggiare e spostarsi da un continente all'altro, si capisce la preoccupazione. Bisogna essere preparati, hanno detto gli esperti: la SARS insegna. "Misure antiche ma efficaci come la quarantena, associate all'identificazione rapida dei casi e alla sorveglianza sui viaggiatori hanno dimostrato la loro efficacia nel combattere la sindrome respiratoria acuta -ha affermato Randall Hyer, responsabile medico del Dipartimento sorveglianza delle malattie trasmissibili dell'OMS - Tutto ciò non sarebbe stato possibile se non fossero esistite le numerose reti di controllo e monitoraggiocoordinate dall'OMS". Nel caso di attacco bioterroristico con il virus del vaiolo sarebbero fondamentali due azioni: rapida identificazione degli infettati e quarantena, per evitare il diffondersi della malattia, e vaccinazione preventiva delle persone sane. La sconfitta della SARS ci dice che il primo sistema dovrebbe funzionare, ma per un programma vaccinale sono disponibili scorte adeguate di vaccino? Secondo gli esperti riuniti a Bruxelles, esistono differenze importanti tra paese e paese. Da nazioni come la Francia, che dispone di riserve per una copertura vaccinale del 100% della popolazione, ad altre come l'Italia, che dovrebbe entro l'anno disporre di almeno 10 milioni di dosi, a quelle, infine, in cui sono disponibili scorte sufficienti a malapena a vaccinare il 4-5% della popolazione. "Che cosa succederebbe - ha concluso Giles Merrit - nel malaugurato caso in cui si verificasse una crisi, se migliaia e migliaia di cittadini in preda al panico di un paese appartenente a quelli meno previdenti si riversassero oltre confine alla ricerca della vaccinazione? E' assolutamente necessario che almeno all'interno dell'Unione Europea, gli stati membri raggiungano una posizione comune sulle strategie da adottare in questo, come in ogni altro possibile caso di attacco terroristico non-convenzionale".
CASERTA: allarme diossina È allarme salute nel Casertano. Il timore che ci sia stato inquinamento da diossina nella località Frascale di Capua, in seguito allo spaventoso incendio che ha interessato il sito di stoccaggio di ecoballe che sorge proprio al centro di una zona ricca di aziende agricole e zootecniche, ha allertato i MEDICI per l'AMBIENTE di Caserta. La neo-costituita sezione provinciale dell'Associazione internazionale ISDE (International Society of Doctors for the Environment), protesa a sottolineare il ruolo del medico nella promozione delle norme di tutela ambientale per la salvaguardia della salute, sollecita un'approfondita valutazione sanitaria e ambientale sia sulla località Frascale di Capua, sede di numerose aziende rurali e di allevamento, sia sulla produzione alimentare conseguente. "Con l'episodio dell'incendio delle ecoballe di Frascale si scopre come possono essere pericolosi per la salute avvenimenti connessi al problema rifiuti, affrontato negli ultimi anni in maniera superficiale in Campania e soprattutto nella provincia di Caserta - ha spiegato il dr. Gaetano Rivezzi, referente della sezione di Caserta di Medici per l'Ambiente, auspicando che le analisi della diossina e degli altri componenti chimici, che si liberano con la termodistruzione soprattutto della plastica, vengano allargate a tutti gli ortaggi a foglia larga, alla frutta e soprattutto al controllo del latte prodotto dal bestiame, anche a distanza di 7-10 giorni dall'incendio. "È importante - ha continuato Rivezzi - che i dati che l'ARPACfornirà, speriamo in breve tempo, vengano discussi con esperti del settore e con rappresentanti dei consumatori, presentando quella trasparenza di informazioni utili al mondo medico che, non dimentichiamolo, è il primo difensore della salute dei cittadini". "È doveroso, oltre che urgente, contribuire alla promozione di corrette scelte politiche di gestione, per una migliore qualità di vita e per il superamento delle problematiche socio-sanitario-ambientali delle città - ha aggiunto il dr. Pietro Carideo, altro componente dell'Associazione, che ha l'obiettivo di stimolare una ricerca epidemiologica territoriale con i singoli Comuni del Casertano, alla luce di un allarme relativo agli effetti di un gravissimo inquinamento ambientale da rifiuti tossici smaltiti illegalmente, e di attivarsi per l'istituzione di un registro tumori completo che attualmente non esiste.
Giovani:aumentano i tentati suicidi Dietro alle stragi del sabato sera e alle morti per overdose si nasconde una disperata voglia di farsi del male fino a pensare di uccidersi. Una voglia di farsi del male che sta aumentando fra gli adolescenti. Un fenomeno in crescita, in Italia è largamente sottostimato. E' l'allarmante quadro che disegnano i neuropsichiatri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e della Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (SINPIA) al Congresso Nazionale della S.I.N.P.I.A. apertosi ieri a Modena, tutto dedicato proprio al disagio mentale nell'età evolutiva. "Molti comportamenti a rischio dei ragazzi italiani nascondono una forte distruttività - ha affermato Ernesto Caffo, presidente del Congresso - che segnala una sofferenza mentale che non sempre viene colta". E Lodovico Perulli, neuropsichiatra a Venezia, ha illustrato la realtà corredandola di cifre. "Sono cifre sottostimate ma che comunque - ha affermato Perulli - dimostrano che il pianeta suicidi, tentativi di suicidio e intenzioni suicidarie è, purtroppo, affollato. In Italia, ogni centomila ragazzi fra 15 e 24 anni, si tolgono la vita in 7 mentre è di 1,4 l'incidenza fra le ragazze. Se si guardano i tentativi di suicidio, i maschi diventano minoranza: 300 maschi ogni centomila abitanti contro 600 ragazze. Ma c'è un altro dato che deve far riflettere: l'intuizione suicidaria. In Italia un ragazzo su quattro e una ragazza su tre pensano al suicidio. Ogni 4 giovani con intenzioni suicidarie, uno ci prova a togliersi la vita; in maggioranza le donne. Ogni 4 giovani che hanno tentato il suicidio, uno ci riprova. Fra le modalità di suicidio, al 90 per cento l'avvelenamento da farmaci o da altre sostanze, poi il taglio delle vene, il gettarsi giù da un ponte o da una finestra, l'impiccagione e il soffocamento. I fattori di rischio alla base di un suicidio sono il divorzio traumatico in famiglia, la violenza fisica e gli abusi sessuali subiti dal soggetto, la depressionecronica di uno dei genitori e il consumo di alcol e di droghe". Myron L. Belfer, Direttore della Divisione Infanzia e Adolescenza dell'OMS, ha poi messo in evidenza come il fenomeno dei suicidi e dei tentativi di suicidio sia molto vasto ma purtroppo è poco indagato. "Quando c'è un incidente stradale con una sola persona a bordo, con l'auto che finisce contro un palo o un muro senza che ci siano passanti - ha affermato - deve nascere il sospetto che si tratti di un tentativo di suicidio". Myron L. Belfer ha poi invitato a prestare attenzione nei pronto soccorso per scoprire se un incidente non nasconda un tentativo di suicidio ed i genitori a non sottovalutare alcuni segnali quali l'eccessivo rinchiudersi del giovane in se stesso, il continuo ripetere che il domani non offre prospettive, l'improvviso cambiamento del carattere e poi una altrettanto improvvisa euforia. Nella donna c'è un segnale in più: la tendenza a bere in modo esagerato. "Dietro a molti comportamenti anomali di un ragazzo - ha commentato Ernesto Caffo, Ordinario di Neuropsichiatria Infantile all'Università di Modena e Reggio Emilia, fondatore e presidente di Telefono Azzurro - si nasconde una volontà distruttiva che a sua volta nasconde un disturbo dell'umore non riconosciuto e non trattato. Questo vale anche per molti comportamenti di dipendenza dalle nuove sostanze che vengono usate come auto-cura con effetti devastanti per le competenze mentali dei giovani. Bisogna, però, arginare il fenomeno e sviluppare nuove competenze nell'ambito di tutte le professioni coinvolte con i ragazzi per cogliere precocemente i segnali di pericolo e sviluppare nelle situazioni più negative interventi mirati. Si deve cercare di riadattare il ragazzo al contesto sociale e al tessuto familiare". I suicidi in Europa. Ogni centomila giovani fra i 15 e i 24 anni, secondo l'OMS, 36,6 maschi si tolgono la vita in Finlandia e 8,4 femmine; in Austria 25,8 maschi e 3,8 femmine; in Francia 15,2 maschi e 4,6 femmine, in Islanda 14,2 maschi e 3,0 femmine; in Danimarca 13,4 maschi e 2,3 femmine; in Svezia 13,3 maschi e 5,2 femmine; in Germania 13,3 maschi e 3,9 femmine; nel Regno Unito 13,0 maschi e 2,2 femmine; nei Paesi Bassi 10,4 maschi e 2,4 femmine; in Spagna 7,3 maschi e 1,8 femmine; in Italia 7,1 maschi e 1,4 femmine; in Grecia 4,4 maschi e 0,8 femmine; in Portogallo 4,3 maschi e 3,0 femmine.
205 milioni di persone –dipendono- da sostanze psicoattive Nel mondo, 205 milioni di persone fanno uso di qualche sostanza illecita, ma i principali 'killer' restano l'alcol e il tabacco che si confermano le sostanze psicoattive più diffuse e pericolose. A lanciare l'allarme, dal Congresso della Società mondiale di psichiatria in corso a Firenze, è l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), con uno studio che ribadisce una posizione precisa: ''La dipendenza da sostanze è una vera e propria malattia''. Lo studio "Neuroscienze delle sostanze psicoattive, uso e dipendenza" - ha spiegato Benedetto Saraceno, del Dipartimento Salute mentale e tossicomanie dell'Oms - è frutto di tre anni di lavoro e si avvale dei progressi delle neuroscienze per concludere che la dipendenza da sostanze è una malattia come tutte le altre patologie neurologiche o psichiatriche. Le sostanze psicoattive, illecite o meno - ha sottolineato l'esperto Oms - funzionano sul cervello con lo stesso meccanismo e possono essere dannose per la salute e portare alla dipendenza. L'impatto sulla salute pubblica è dunque enorme e richiede delle politiche appropriate''. Lo studio dell'Oms getta anche luce sui meccanismi che inducono la dipendenza: ''Questa è determinata da diversi fattori, sia biologici che genetici, e i tratti ereditari - ha sottolineato Saraceno - si combinano con quelli psicosociali, culturali ed ambientali. Da un punto di vista biologico - ha precisato - le sostanze psicoattive sono capaci di riprodurre gli effetti dei neurotrasmettitori naturali, che sono i messaggeri chimici del cervello, ed interferire con il normale funzionamento del cervello alterandone l'immagazzinamento, il rilascio e la rimozione di neurotrasmettitori. Le sostanze psicoattive - ha quindi sottolineato Saraceno - anche se hanno differenti modi di agire sul cervello, si somigliano tutte nel modo con cui interferiscono con importanti regioni cerebrali''. Dall'Oms giunge quindi un richiamo ai governi perché incentivino ''politiche efficaci indirizzate alla prevenzione e la cura'' e sviluppino ''interventi che non stigmatizzino i pazienti'': ''Criminalizzare i consumatori di sostanze psicoattive - ha affermato Saraceno - non serve a niente''. Ma il responsabile Oms ha anche lanciato un altro messaggio: ''La differenza tra sostanze lecite e illecite, dal punto di vista dell'impatto sulla salute pubblica non è cosi' importante. L'alcol, ad esempio, fa molti più danni della marijuana e dallo studio emerge che delle politiche accorte possono diminuirne il consumo. Un esempio? La proibizione della pubblicità sugli alcolici ed evitare - ha concluso l'esperto - l'associazione, molto diffusa tra i giovani, tra alcol, libertà e disinibizione''.
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