Giustizia è fatta. Finalmente Alessandria ha trovato il colpevole dell’alluvione causata dallo straripamento del Tanaro che, il 6 novembre 1994, ha sommerso la città provocando la morte di undici persone: il Ponte Cittadella. La pena comminata per questo "reato", al quale dal Palazzo municipale aggiungono la recidività per la sfiorata alluvione dello scorso aprile, è l’abbattimento. La condanna è stata firmata dal capo del dipartimento di Protezione civile, Guido Bertolaso, e dagli amministratori locali dietro la benedizione del ministro per i Beni e Attività Culturali, Sandro Bondi, che ha ritenuto il provvedimento «ineludibile», trovando così il termine più forbito nel dizionario dei sinonimi e contrari per dire che si deve fare a tutti i costi. L’attuale sindaco di scuola democristiana, Piercarlo Fabbio, sta riuscendo nell’opera, bloccata temporaneamente dalla precedente giunta (di centrosinistra) guidata da Mara Scagni, che per anni èstata il sogno dell’ex sindaca Francesca Calvo (deceduta nel maggio 2003), leader dei Lavoratori padani, al tempo Blocco Padano, la coalizione "ultraleghista" voluta da Bossi in persona per sfondare nelle elezioni amministrative tra il ’97 e il ’99. Purtroppo la "signora Sindaco", come era nota fra le camicie verdi durante la sua amministrazione, dal 1993 al 2002, non ha potuto veder realizzato il "suo" Ponte Meyer, il cui costo è intanto lievitato dai sette milioni iniziali (allora 14 miliardi di lire) agli oltre trenta attuali. Chi ha seguito la polemica innescata da Alemanno poche ore dopo la sua elezione, nell’aprile del 2008, sulla teca dell’Ara Pacis di Roma non si deve stupire: il nome del nuovo ponte deriva proprio dal suo progettista, l’architetto statunitense Richard Meyer, evidentemente tanto amato dal Partito delle Libertà piemontese, quanto inviso a quello romano. Questione di punti di vista "geografici". Ma i cittadini non ci stanno. Non possono accettare ladistruzione di un simbolo della loro città, quel ponte che, dalla fine dell’Ottocento, collega il centro di Alessandria con la sponda sinistra del Tanaro dove sorge la Cittadella, la più importante costruzione militare italiana progettata da Ignazio Bertola e costruita nel 1728 dai Savoia. Il 3 agosto il ponte è stato chiuso al traffico e nel cantiere si è dato il via, sotto gli occhi visibilmente commossi dei cittadini, all’opera di demolizione. Fin dalle prime avvisaglie di questo processo un gruppo di cittadini e di attivisti dei centri sociali ha dato vita al "Comitato di salvaguardia del Ponte Cittadella e per la messa in sicurezza della città". La raccolta firme non solo contro l’abbattimento della struttura «ma finalizzate a una denuncia penale nei confronti di un’amministrazione comunale che, senza tener contro della volontà dei cittadini, sta procedendo alla demolizione di un’importante testimonianza della storia alessandrina» spiega Emiliano Buselli del Comitato. Il tutto nell’attesa del giudizio del Tar di Torino, che intanto, rispondendo al ricorso presentato da alcuni cittadini che si definiscono «difensori delle opere di rilevanza storica e dell’oculata gestione del denaro pubblico", ha negato la sospensione dei lavori di abbattimento,. «Non possiamo restare inermi davanti alla demolizione delle arcate di mattoni rossi che da oltre cento anni sono uno dei segni di Alessandria» spiegano i cittadini. Ma chi pensa che la loro sia semplicemente «una battaglia culturale e monumentale», come vorrebbe far credere il sindaco Fabbio, si sbaglia di grosso. «Dal 1994 non si è fatto nulla per evitare nuove alluvioni causate dal Tanaro» denuncia Alberto Deambrogio, consigliere della Regione Piemonte di Rifondazione comunista, in un ordine del giorno presentato alla presidente Bresso lo scorso 16 luglio, «al contrario risulta che la portata di acqua del Tanaro alle porte di Alessandria in caso di evento alluvionale è aumentata del 25% inquindici anni». Perché? «Gli amministratori pubblici sembrano ormai concordi nell’indicare il vero responsabile delle alluvioni di Alessandria e dintorni nel Ponte Cittadella, cioè per assurdo quello che in caso di piena si trova più a valle di tutti gli ostacoli possibili». Un ragionamento che avrebbe dell’incredibile se non fosse per il giro di oltre trenta milioni di euro che si verrà a creare passando dal Ponte Cittadella all’avveniristico Ponte Meyer. Eppure nel cosiddetto "Piano Stralcio 45", pubblicato il 10 maggio 1995 dall’Autorità di bacino, la stessa che oggi firma per l’abbattimento del ponte, si davano indicazioni per il rialzo delle arginature e la creazione di aree di esondazione. Non solo. «Nel gennaio del 1997» racconta il gruppo di cittadini che ha presentato ricorso al Tar, «il professor D’Alpaos dell’università di Padova consegnò alla Procura una relazione tecnica in cui le considerazioni conclusive sottolinearono come l’esondazione del ’94 non fu causatadall’ostruzione di ponti» e come l’unica soluzione per ovviare ai malesseri idrogeologici della città «fosse quella di costruire delle vasche di laminazione in grado di ridurre la portata d’acqua alle porte della città». Il 22 novembre 2001 perfino il ministero dei Beni Culturali, allora guidato da Giovanna Melandri, si disse «contrario all’abbattimento del ponte Cittadella (…) in quanto trattasi di pregevole opera di ingegneria che costituisce per Alessandria un collegamento storicizzato tra la struttura fortificata e il tessuto urbano». Nessuna delle motivazioni addotte dalla giunta comunale, che sia per ragioni di sicurezza o di non-importanza culturale, è quindi da ritenersi valida. «Troppo forti gli interessi economici dietro questo progetto» commentano i cittadini di Alessandria: «meglio spendere migliaia di euro per abbattere un ponte storico e decine di milioni per costruirne uno futuristico che investire qualche milione di euro in semplici vasche di laminazione, piùutili ma meno redditizie per i signori della città». Intanto per i cittadini che sono cresciuti attraversando il Ponte Cittadella è caccia al ricordo. Provate ad andare di notte vicino al cantiere: non vi sarà difficile scovare qualcuno intento a portarsi a casa un pezzo di quei mattoni rossi che per anni hanno fatto da cornice alla loro Alessandria.
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