Casini: tutti contro Silvio Count down per il governo
 







Angela Mauro




Quattro mesi fa, dopo gli scandali di escort e veline, alla ripresa dopo la pausa estiva, la legislatura già appariva terremotata. Meno di oggi, comunque. Tanto che oggi Casini dà per finita l’era dell’autonomia dell’Udc da centrodestra e centrosinistra, rompe gli indugi annunciando che alle prossime politiche starà con l’attuale opposizione. E’ un passo in più rispetto al discorso di settembre, che però resta confermato nella parte che prefigurava la costituzione di una sorta di "comitato di salvezza nazionale" in caso di dimissioni di Berlusconi. Vale a dire una maggioranza alternativa in Parlamento a sostegno di un governo istituzionale per bloccare il sogno del Cavaliere di tornare al voto. Scenari tratteggiati di continuo in questi ultimi mesi. Ma forse ci siamo, anche perchè se davvero Berlusconi vuole le elezioni anticipate a marzo con le regionali, è da oggi fino alla metà di gennario che dovrà giocarsi tutte le carte per arrivarci.
Cheil dado sia più o meno tratto lo rende evidente lo strappo sempre più acuto tra Berlusconi e Fini. Casini chiama in causa anche il presidente della Camera, il cui ruolo è fondamentale in un’eventuale crisi di governo. «Ci saranno sorprese», risponde il leader centrista a chi gli chiede se l’ex leader di An sarebbe della partita in un eventuale fronte anti-Cavaliere. E Fini, a Stoccolma per la riunione dei presidenti dei parlamenti dell’Unione Europea, non conferma e non smentisce. «Credo sia giusto, quando si rappresenta l’Italia all’estero o comunque in un consesso internazionale, astenersi da qualsiasi commento che riguarda la politica italiana». Se la cava così, ma è più che evidente la frecciata al premier che, giorni fa, proprio dall’estero (prima Bonn, poi Bruxelles) ha sparato contro giudici, capo dello Stato e opposizione.
Di certo, il leader centrista alza la posta con entrambi gli schieramenti per ottenere di più nella trattativa in vista delle regionali e ancora nonchiusa. Ma l’impressione è che sul resto Casini non stia "bluffando". Allo stato, le sue parole agitano i berlusconiani del Pdl. Per Giovanardi, Casini ha «completato il suo tradimento» del centrodestra. «Non ci credo - scommete La Russa - Casini che cede all’antiberlusconismo? Ci dev’essere un errore...». Gasparri è più diplomatico, fa notare che «nell’agenda della politica non ci sono nè elezioni anticipate, nè fronti di liberazione nazionale», invita Casini a uscire «dalle contraddizioni: siamo insieme nel Ppe, dovrebbe unirsi a chi difende quei valori che lui tradirebbe facendo il seguace della sinistra». Il finiano Bocchino invoca (inutilmente) un altro chiarimento Fini-Berlusconi per «un nuovo patto fondativo del Pdl perchè senza Fini non c’è più nè il Pdl, nè la maggioranza».
Dall’opposizione, invece, Bersani considera le parole di Casini «una conferma importante. Ho sempre pensato - dice il segretario del Pd - che sul tema di un rafforzamento del sistema parlamentare,contro la deriva populista a cui vuol portarci Berlusconi, ci sia la possibilità di un nuovo schieramento molto ampio che può diventare via via un’alternativa positiva di governo. Credo che le parole di Casini abbiano un significato molto serio». Di Pietro agita il «certificato penale», da presentare, dice il leader dell’Idv, per far parte della nuova alleanza. E c’è Rutelli che ieri con Tabacci ha dato il via a Parma alla sua "Alleanza per l’Italia": «Con Casini diventeremmo il primo partito», anche se l’ipotesi di un fronte comune è «ancora futuribile».
Oggi è Berlusconi-Day. Il premier parteciperà al tesseramento del Pdl, in piazza Duomo a Milano, e le previsioni indicano tempesta. Aspettative alte, c’è chi prefigura un "predellino due", un bis del discorso con cui il 18 novembre del 2007 il Cavaliere annunciò all’improvviso la nascita del Pdl, dopo mesi in cui veniva dato per "politicamente finito". Ma oltre che da come andrà oggi - discorso e presenze di folla in piazza - lasettimana chiave per capire i destini della legislatura sembra essere quella che comincia da domani. La Camera si appresta a votare l’ormai scontata fiducia sulla Finanziaria. Ma soprattutto a Montecitorio la commissione Giustizia, presieduta dalla finiana Giulia Bongiorno, discute delle proposte di legge sul legittimo impedimento, care al premier. La commissione Affari Costituzionali invece è impegnata nell’esame delle proposte di legge sulla cittadinanza agli immigrati, cara a Fini e invisa alla Lega (alleata rimasta fedele a Berlusconi). Gli scenari politici natalizi dipendono molto da quanto berlusconiani e finiani forzeranno sui testi che ognuno dei due schieramenti del Pdl predilige. E’ chiaro che un eventuale muro contro muro sarebbe l’annuncio o addirittura l’apertura formale della crisi.
A conforto del premier, comunque, ci sono ancora una volta i sondaggi. Uno degli ultimi di Crespi dà il Cavaliere al 31 per cento anche senza Fini, che con una nuova formazione tutta suaraggiungerebbe un peso elettorale del 7,5 per cento, poco più della metà del consenso che aveva An. Casini e Rutelli insieme invece raggiungerebbero il 10 per cento, non oltre. La stessa percentuale della Lega Nord.









   
 



 
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