Il momento della verità potrebbe essere domani: la saga sulla scelta del candidato presidente per le prossime regionali in Puglia, ossia tra il presidente uscente Nichi Vendola e il sindaco di Bari, Michele Emiliano, investirà infatti lunedì direttamente e formalmente Pierluigi Bersani, il segretario nazionale del Pd. Che, poi, è il partito autore, scenografo e interprete plurimo, con diversi personaggi in cerca d’autore, della saga medesima. Dunque domani toccherà a Bersani incontrarsi con l’intero "Gotha" pugliese del suo partito per cercare di districare il garbuglio nel quale il Pd medesimo si è cacciato. Un garbuglio portato al limite dell’irrisolvibilità proprio da Emiliano, il "pezzo forte" la maggioranza piddina - appunto quella bersaniana uscita dal congresso post-Veltroni - , o meglio ancora il "club" dalemiano che di essa sembra sempre più vantare la regìa, ha scelto di giocare contro la ricandidatura di Vendola. Più precisamente: controqualsiasi margine di apertura prioritaria "a sinistra" e anzi in nome della ricerca d’un asse privilegiato con l’Udc di Pierferdinando Casini. Principale vittima dello psicodramma innescato sembra essere, al momento, lo stesso segretario regionale Blasi. Il quale per l’ultimo dell’anno si è visto recapitare l’ultima delle "sorprese" di Emiliano: una lettera in cui il sindaco del capoluogo e presidente del partito regionale fa il suo riassunto dello scontro con Vendola e della propria candidatura, mostrando che l’accettazione delle primarie poste come condizione irrinunciabile dal presidente uscente della Puglia (che con quelle fu scelto, sconfiggendo il candidato Ds e dalemiano Boccia) è giunta solo in conseguenza del "fattaccio" incorso alla riunione della direzione regionale del Pd, sospesa per la presenza di "fans" vendoliani. E, soprattutto, revocando quella stessa accettazione se non verrà accettata la condizione a sua volta posta da Emiliano: la preventiva discussione inConsiglio regionale della proposta di modifica della norma dello Statuto che segna l’incompatibilità fra candidatura a presidente e funzione di sindaco in carica. Quando invece il segretario Blasi aveva accettato la data proposta da Vendola per le primarie, il 17 prossimo: prima cioè della discussione della "riforma" dello Statuto, fissata il 19. Emiliano, nella lettera a Blasi, s’è spinto ad accusarlo di condividere, con l’indicazione della data ma ancor prima con l’accettazione delle primarie «con un estraneo al Pd» quale il sindaco qualifica Vendola, «lo stesso» interesse del leader del Pdl pugliese Fitto, già sconfitto da Vendola alle scorse elezioni. Ossia, quello di volere precisamente far restare in campo il solo Vendola: con il che salterebbe «sicuramente» ogni ipotesi di alleanza con l’Udc ma anche con l’Idv locale, fieramente antivendoliana, e tanto più con la lista di Adriana Poli Bortone. Il sindaco di Bari ha posto così un ultimatum: o Vendola candidato con unacoalizione «corta» e, suggerisce, perdente; o invece, per guadagnare quelle alleanze, lui come qualsiasi altro che Vendola stesso accetti, ritirandosi. Di fatto, la situazione è già più compromessa. I pugliesi dell’Udc si riuniranno con Casini e Cesa martedì, aspettando al varco le scelte del Pd ma avendo già un nuovo pungolo: la preferenza dichiarata ormai da Poli Bortone per un’alleanza col Pdl e la sua estensione alla stessa Udc. Proprio la senatrice potrebbe finire per esserne la candidata. Una concreta minaccia di rovescio per l’intera strategia delle alleanze regionali del Pd bersaniano, che infatti non riesce a chiudere nemmeno la candidatura del successore di Marrazzo nel Lazio. Al punto che il dilemma di Bersani si riduce all’essenziale: o scegliere Vendola o scegliere un accordo con l’Udc sempre più ipotetico, intanto sancendo una rottura a sinistra di valore generale. Sconfitta possibile o sconfitta certa, insomma, sullo scacchiere dell’intero turno delle regionali.Auguri.
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