Regione che vai, Casini che trovi
 







Frida Nacinovich




Ma quel è la linea politica dell’Udc? Ah, saperlo. Regione che vai, Casini che trovi. Allo scudocrociato piemontese piace il Pd, non piace la Lega, soprattutto piace il potere, leggi l’assessorato alla sanità, posizione strategica che impegna due terzi del bilancio. Insomma è la cartina di tornasole delle amministrazioni regionali, non solo di quella piemontese. Invece in Campania i Casini boys sono fedeli alleati del Pdl. Perché la Lega non c’è, anche perché da quelle parti il Pd naviga in brutte acque, diviso al suo interno (Bassolino vs De Luca), indebolito da rapporti di coalizione non facili. Dopo Piemonte e Campania, ecco l’Umbria. Qui l’eterno scudocrociato guarda a sinistra, quella sinistra che amministra da anni e anni la regione del grifo e della fera. In Veneto si aggiunge una variabile in più: va bene il Pdl del governatore uscente Giancarlo Galan, non va bene il Pdl senza Galan. Guarda caso, anche qui come in Piemonte l’alleanza diferro Bossi-Berlusconi ha scelto la candidatura di un leghista, Roberto Zaia. Poi ci sono le terze vie: in Calabria e in Toscana si va contro il Partito democratico e contro il Popolo delle libertà. Evidentemente lì non ci sono le "condizioni politiche" per incidere in partite già decise. In ultimo ecco il Lazio e la Puglia. Nel primo caso la candidatura di Renata Polverini suggerisce all’Udc prudenza prima di compiere mosse azzardate (andare con il Pd o andare da soli) che potrebbero rivelarsi controproducenti. Nel secondo caso invece c’è talmente tanta confusione che anche gli esperti navigatori democristiani non riescono a trovare la rotta più indicata nel tempestoso mare della politica pugliese.
Geometrie variabili, secondo una pura logica di potere, storicamente cara alla democrazia cristiana. L’Udc potrebbe presentarsi alle regionali ora di qua, ora di là, ora solo, in un quadro di alleanze elettorali a dir poco variegato. Tant’è. I centristi casiniani di Pierferdinando Casinistanno riuscendo nell’ardua impresa di trovare gigantesche differenze tra il Pdl del versante ligure, quello di Foggia e quello di Cortona, stessa cosa nel Pd, linea variabile a seconda delle latitudini.
La geografia del paese detta le alleanze, come se non ci fosse una sola Unione di centro ma molte Unioni di centro, diverse l’una dall’altra anche a pochi chilometri di distanza. Del resto Pierferdinando Casini l’aveva detto «l’Udc ha le mani libere». Si è visto. Dalle parole ai fatti il passo è stato breve. Così può succedere che se in una regione il Popolo delle libertà berlusconiane è visto come il grande polo riformatore, in un’altra le stesse cose si dicono dei democratici di Pierluigi Bersani e Rosi Bindi, e altrove di nessuno dei due. In Calabria ad esempio, l’Udc ha dettato alle agenzie di stampa un comunicato in cui sottolinea l’equidistanza tanto dal Pdl quanto dal Pd, «che incarnano a nostro avviso un bipolarismo mai compiuto anzi superato dalle diatribe interne». Macome allearsi allora con Pd o Pdl che del bipolarismo fanno l’architrave della loro azione politica? Regione che vai Casini che trovi. La partita in Piemonte - altro esempio - sembra essersi risolta con l’appoggio alla candidata piddina Mercedes Bresso in cambio di un bell’assessorato alla sanità, già prenotato dagli uomini di Casini. In Lazio invece l’Udc non ha ancora scoperto le carte, ma non ha nascosto una forte simpatia per Renata Polverini, candidata del Pdl, e anche in Campania i casiniani pensano un gran bene del Pdl, ma difficile sia amore disinteressato.
Tirando le somme: l’Udc alle regionali potrebbe fare il miracolo di allearsi contemporaneamente con Pd, Pdl e Idv. Quando si dice la politica è l’arte del possibile. Del resto in Lombardia il Carroccio di Umberto Bossi appare più digeribile che in altre regioni. Forse perché c’è garante Roberto Formigoni, che della diaspora democristiana è legittimo erede. Per giunta il Celeste governatore è elettoralmente inattaccabile,particolare che non guasta. Perfino con il nemico numero uno, l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, si possono stringere alleanze. A dirlo chiaro e tondo è stato l’ex leader dei Ds Piero Fassino: Pd-Idv e Udc come credibile alternativa di governo per il paese. Sarà. Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più, soprattutto se può aiutare a vincere le regionali. Ma su quale programma politico? Aspetto irrilevante, perché il centro della politica italiana è grande, né bianco né nero ma grigio, molto grigio.









   
 



 
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