Si sa tutto dello stato dei suoli, ma non si fa niente
 







Gemma Contin




E adesso non ci vengano a dire che non siamo nella zona in cui si vuole costruire il ponte.
Giampilieri Marina, Giampilieri Montagna, Briga Marina, Scaletta Zanclea. Quartieri periferici a sud della città, paesazzi abortiti sulle coste e sui costoni, masse informi concresciute una sull’altra, prolungamenti della città del terremoto in ogni direzione.
Cemento sopra cemento, senza regole, senza licenze, senza legge. Mai del tutto finiti di costruire, con un piano di troppo sempre con il ferrocemento a vista, con le mura senza intonaco, con terrazzi e balconi che tutto possono fare tranne che trattenere o far scorrere senza danno l’acqua, che quando vien giù come in questi giorni, non si sa dove debba andare a finire, dato che anche nel sottosuolo quelle migliaia di costruzioni abusive sono per lo più senza fondamenta, senza allacciamenti fognari, con gli scarichi bianchi e neri altrettanto abusivi che non si riescono mai a smaltire e chespesso, col maltempo, finiscono per intasare i pozzi, per scorrere via a cielo aperto.
Adesso tutti parlano di "disastro annunciato" (colpa di Gabriel Garçia Marquez). Ma, maledizione, di quanti disastri annunciati hanno bisogno l’Italia e la Sicilia prima di aprire gli occhi sulle loro condizioni "normali" di vita? e di quanti morti oltre questi ultimi 14 ritrovati sotto il fango? e di quanti feriti (finora una quarantina) e di quanti dispersi che non si trovano e chissà dove sono stati trasportati dalla furia dell’acqua? e di quante case travolte e di quante famiglie senza tetto, oltre a quelle che già stanno piangendo sulla riva del fango i loro beni perduti?
Quando questa Sicilia riuscirà a farsi la domanda vera, e cioè cosa hanno fatto, o non hanno fatto, e dov’erano e che interessi coprivano gli amministratori locali al Comune, alla Provincia, alla Regione: dove si facevano o si disfacevano piani regolatori ad hoc; dove si sarebbero dovuti approvare o disapprovare pianiterritoriali di salvaguardia e di risanamento; dove si sono varate - in vista di ogni nuova tornata elettorale - apposite leggi e leggine di sanatoria urbanistica, di condono edilizio, di laissez faire perché lo Stato non può mettere freni al mercato speculativo e meno che mai becco nelle faccende del privato-elettore, con la benedizione la "disponibilità" e la "propensione" del governo?
Adesso siamo qui, a contare i morti e i feriti e i 415 sfollati fino a questo momento; e i senza casa e i senza lavoro e quelli che hanno perso tutto: i beni, le campagne sommerse, i raccolti che non si potranno più raccogliere, gli animali che pascolavano in montagna e non si sa dove sono finiti; i negozi disastrati, le merci deperite, le attrezzature inservibili; le automobili sepolte dal fango le reti viaria e ferroviaria sconvolte. E a reclamare lo stato d’emergenza: uno dei tanti, uno dietro l’altro. Perché l’emergenza in Italia è un vero affare, intanto perché viene prima e consente dibypassare ogni legge, secondariamente perché ci si abitua ad aspettare il salvatore; e poi - come per i poveri soldati-eroi di Kabul - vuoi mettere la resa in termini di sentimenti solidali da suscitare, in termini di immagine interventista da spendere, in termini di altri affari da fare per e sulla ricostruzione.
Tra l’altro, dopo le sceneggiate per il terremoto dell’Aquila, quale straccio di opposizione può reggere un altro impatto mediatico di quella portata?
Infatti, è già arrivato il capo della Protezione civile Guido Bertolaso-Superman. Ha già dichiarato che la tragedia di Messina «è figlia dell’abusivismo e della cementificazione selvaggia». Ma, benedetto uomo, sottosegretario di Stato del governo Berlusconi, cioè di centrodestra, secondo lei chi c’era, chi c’è stato, a governare quel territorio negli ultimi dieci anni (quelli "caldi" dei condoni e delle sanatorie) alla guida della Sicilia? e alla presidenza della provincia di Messina? e di Catania? e al Comune diMessina? Minimo minimo dovrebbe dimettersi per "incompatibilità" politica, dato che proprio lei, caro Bertolaso, ha dichiarato che «sono otto anni che denuncio questa situazione ma l’unica cosa che si fa, quando accadono queste tragedie, si chiama il "pronto soccorso" del Paese. Cosa vogliamo aspettarci? L’acqua fa il suo corso, e se le case sono costruite dove non si dovrebbe, ecco il risultato».
Ecco, bravo Bertolaso, uomo di comune buon senso, l’acqua fa il suo corso; il maltempo, come la siccità, come gli incendi, se non sono dolosi, fanno parte dei fenomeni naturali e dei disastri prevedibili; per quanto possibile da prevenire, da arginare, comunque da non "attizzare".
E invece si costruisce sulle frane, su golene e fiumare, su vecchi letti secchi di torrenti che aspettano solo di gonfiarsi per portar via tutto; e su costoni che poi l’acqua trascina giù, e con essi quello che c’è sopra e sotto; per non parlare delle coste, fin dentro il mare, in un impazzamentoprivatistico di tutto quello che privato non è, perché è del demanio, cioè della collettività nazionale, in attesa forse di altri disastri climatici, dell’innalzamento delle maree, di qualche tsunami locale.
Fino a quando, Bertolaso, lei pensa di continuare ad avere risorse (umane e finanziarie) per poter correre dietro al prossimo "pronto soccorso" del Belpaese, prima di far umilmente osservare ai suoi dante causa Berlusconi e Tremonti che i loro scagnozzi siciliani qualche regolata se la devono dare?









   
 



 
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