LeBelledonne. LeBelledonne. LeBelledonne. Lo fanno stravedere, straparlare, stramazzare. Le Belledonne come pensiero fisso, metro di vita e di politica, logo e significato, anche ammiccamento, allusione, più che estetica ruffiana e sessista; sempre un po’ da casino, per via di quella "cosa là", «dai Viviana (Viviana Beccalossi, ndr) fagliela vedere», che è poi una delle brillanti performance. LeBelledonne, my destiny, lo inseguono dappertutto, a Palazzo Chigi e fuori; a Montecitorio e in Senato («le belle donne in Parlamento ci piacciono molto»); dentro Palazzo Grazioli e in tutte-tutte le sue megaville sia con cactus che senza, al mare ai monti e in Brianza; nei mega-letti come sui divani a quattro piazze. In patria e all’estero, in Finlandia (previo mezzo incidente diplomatico); in Russia; in Germania; a tu per tu sia col danese Rasmussen sia col premier ungherese (a cui chiede «qualche buon indirizzo»), eccetera eccetera (anche passando perl’indimenticabile Casoria). L’elenco è lungo, trito e ritrito ed è ormai stucchevole persino parlarne (che barba che noia, che noia che barba). Berlusconi - perché è di lui ovvio che stiamo parlando (e ci secca pure, appunto che barba) - se non riesce ad attenersi alla signorile massima copyright di Luciano De Crescenzo - «Il vero gentiluomo gode e tace» - almeno dovrebbe lasciarci respirare un po’, cambiando disco. E invece no. Recidivo e peggio. Non più tardi di qualche giorno fa, infatti, nel corso di un incontro ufficiale e «molto serio» con il premier albanese Sali Berisha, le Belledonne irresistibili gli sono saltate al collo di nuovo, annebbiandolo di brutto. Tra le altre cose, lì nell’alto vertice di stato, Berisha conferma l’impegno del suo governo nella lotta agli scafisti, che scaricano disgraziati e disgraziate nel nostro paese. E lui, maschione incallito sciupafemmine ora e sempre, che fa? Ride, sprizza e si inturgidisce: «D’accordo d’accordo, ma per chi ci portabelle ragazze possiamo fare un’eccezione», sic sic. Come la monaca di Monza, il Nostro Uomo rispose... Con conseguente quasi incidente diplomatico, la stampa albanese furiosa e il povero Berisha che deve obtorto collo difenderlo e scusarlo, ma no, non voleva dire quello, era "solo" un complimento alle belle giornaliste albanesi presenti... Troppo grave. Troppo brutto, troppo imperdonabile nel contesto dato, il traffico indecente dei mercanti di uomini (e donne). Indignata e ferita la giornalista e scrittrice albanese Elvira Dones, via Repubblica.it , scrive una lettera aperta al presidente del Consiglio medesimo, riassumendo il pensiero della stampa di Tirana sulla "battuta" berlusconiana. Una lettera dura e drammatica. «Io quelle belle rgazze le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" isuoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza, con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. Ai tempi era una bella ragazza. Oggi è solo un rifiuto della società». La lettera continua raccontando anche la tragedia di un’altra «bella ragazza», Brunilda, approdata in Italia e qui sparita; e durissimamente così conclude: «In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie, queste poche righe gliele dovevo. In questi vent’anni di difficile transizione, l’Albania si è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a testa alta. L’Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo chese lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci». Sì, avrebbe da guadagnarci. Ma non si tratta solo di una battutaccia, dal solito sen sfuggita. Ed è qualcosa di peggio di una gaffe, dato il contesto, appunto. Certo, mica tutte «le belle ragazze» albanesi che arrivano in Italia su quegli scafi arruginiti finiscono sul marciapiede, beninteso; ma qualche buona collocazione la possono trovare, imbattersi in un Tarantini o in un Anemone per esempio... Che ci volete fare, in fondo, si tratta del mestiere più antico del mondo; le prostitute (si è visto) oggi sono un’ottima materia di scambio: di lusso o non, al Salaria Sport Village come a via Gradoli, trans e no, da mille euro in su come da cinquanta (servizio completo...). Import-escort (purché belle, s’intende).
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