-Tangentopoli? Siamo andati oltre-, denuncia l’ex ministro degli Interni Pisanu. Corruzione e liste pulite. Certamente un binomio non facile da digerire in casa Pdl. La "questione morale" è esplosa, e in tutta la sua portata. E c’è anche chi annota che, forse, un modello è imploso o sta per implodere: «-l berlusconismo? E’ quasi in fin di vita- commenta Bersani. Eppure, a stare sicuramente peggio è il Popolo delle libertà dove tra berlusconiani e finiani è ormai guerra aperta. Sta di fatto che i sondaggi che ogni settimana vengono consegnati al premier, in quest’ultima, lo danno in perdita costante. Nei report di Ipsos è sceso dal 37.8% al 36.4% contro l’avanzata della Lega e con il Pd che viene valutato al 29.8%. Il tutto tanto per annotare che, come ammette Bondi, saranno le prossime Regionali a dettare l’Agenda politica. Il che tradotto significa: se Berlusconi perde, questa volta crolla davvero un impero. E, soprattutto, crolla il Pdl in questigiorni al centro, comunque, di quel tema politico dilagante che si riassume in un semplice sostantivo: corruzione. Come non segnalare le spallucce fatte ieri persino da Napolitano? «Chiedete ad altri» ha semplicemente replicato il Capo dello Stato alle domande dei cronisti. Come non richiamare, ancora, le parole dello stesso Pisanu, ex ministro dell’Interno, ora a capo della Commissione sulla criminalità organizzata che, ieri, in un’intervista a tutto campo sul "Corriere" ha lanciato un vero, gravissimo monito? -Tangentopoli? - ha spiegato -. Per certi versi siamo andati oltre. Allora crollò il sistema del finanziamento dei partiti, oggi è la coesione sociale, è la stessa unità nazionale a essere in discussione. Si chiude l’orizzonte dell’interesse generale e si aprono le cateratte dell’interesse privato, dell’arricchimento personale, della corruzione dilagante-. In casa "azzurra" le pareti tremano. Ieri si è persino assistito a un dibattito a distanza tra Luca Cordero di Montezemolo eBrunetta,il ministro della Pubblica amministrazione. -La politica - aveva dichiarato il presidente della Fiat - ha certamente una precisa responsabilità: quella di non aver introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello Stato». «Stimo Montezemolo - ha subito risposto Brunetta - ma è molto impegnato a lavorare sulla Fiat e forse non è informato-. Sta di fatto che il palazzo cede. «La scelta della legalità- ha ribadito Marcegaglia- è l’unico modo per avere un’economia che continui a crescere». Eppure, persino l’ultimo rapporto del Cnel parla chiaro: la ’ndrangheta, ormai, ha messo le mani sull’economia legale proprio al Nord. Nord che resta il "pallino" del Cavaliere. Ieri, ad Arcore, si è tentato un estremo compromesso e proprio su quei nomi da mettere in lista tacciati di non essere «puliti». Un vertice a tre che ha visto la partecipazione di Berlusconi, Formigoni e Podestà. E che si è concluso con un altro nullaosta ad una candidatura a dir poco "invischiata":quella di Giancarlo Abelli (il marito di Rosanna Gariboldi, che ha patteggiato la pena per le bonifiche a Montecity,ndr) che, con il nullaosta del premier, ha firmato la sua accettazione. Né, comunque, sembra ci saranno clamorose esclusioni: come quella, attesa, di Gianluca Rinaldin che deve rispondere di concussione per alcuni finanziamenti che dovevano servire a strutture turistiche del Lario ma che sarebbero stati invece spesi per comprare "pacchetti" di tessere di Forza Italia. E’ probabile che, comunque, qualcuno salti. Per far posto - si dice - ad un candidato della Lega che certo al Nord non ha rivali. La partita? E’ aperta. E che le prossime Regionali possano segnare uno spartiacque lo confermano le parole del presidente della Camera che, ieri, è intervenuto per rimettere nel dibattito paletti ben precisi. «Si parla tanto in questo periodo di trasparenza e di legalità, ma si deve considerare che oggi - ha dichiarato Fini - chi si avvicina alla politica non lo fa con il sensodella missione, dell’impegno civile, ma lo fa come se la politica fosse una carriera. Non demonizzo la politica come professione, io lo sono, ma è ben altro dal considerarla una carriera, perché la politica dovrebbe sottintendere un impegno civile a favore dell’altro e della comunità». «La vera questione - ha concluso - è il meccanismo di selezione della classe dirigente e politica. Un tempo c’era una sorta di regola, bella o brutta che fosse, ma c’era. Certo non rimpiango quell’epoca, non ho nessuna nostalgia dei comitati centrali, ma bisogna cominciare a pensare a nuove e diverse forme di partecipazione e di selezione della classe politica e dirigente». Un nuovo avvertimento per il premier.
|