L’Italia è un paese che ha bellezze naturali spesso incomparabili con quelle di altre aree del mondo. Un patrimonio che però si va via via sempre più depauperando a causa di scelte ignobili fatte dalla cattiva politica e dalle commistioni con i comitati d’affari, la lobby del cemento e le mafie sempre pronte a fare scempio del territorio pur di lucrare. Un intreccio perverso in cui sguazza e si pasce la borghesia mafiosa. L’Italia è infatti anche il paese dove il 70 % dei comuni è a rischio idrogeologico, come conferma il rapporto Ambiente Italia 2010 recentemente presentato da Legambiente. I dissesti idrogeologici, e le catastrofi naturali, anche in considerazione dei cambiamenti climatici in atto rappresentano una delle principali priorità della agenda politica non solo a livello nazionale e locale. E purtroppo suscitano anche appetiti da sciacalli, come si è visto anche col caso del terremoto dell’Aquila. In Italia da decenni i dissestiidrogeologici, in particolare frane e inondazioni, determinano ingenti perdite di vite umane e frequenti distruzioni di insediamenti, infrastrutture, attività sul territorio e beni culturali. La loro prevenzione e gestione dovrebbero quindi avere una priorità nell’agenda politica. Le notevoli risorse finanziarie pubbliche spese negli ultimi anni non sono di fatto riuscite a ridurre i rischi. Questo dimostra le gravi carenze strutturali della gestione dei territori e soprattutto l’insufficienza dell’agire in stato di emergenza ed è forse dovuto in particolare, come stiamo vedendo con chiarezza oggi, alla precisa volontà politica di operare in emergenza, così da aggirare le norme e poter utilizzare metodi più sbrigativi per gestire affari evitando pastoie burocratiche. Tutto ciò anche a costo di maggiori esborsi e di minori controlli sulla qualità degli interventi e sulla legittimità delle decisioni. E tutto soprattutto senza la ben più lungimirante politica di programmazione delrisanamento e di prevenzione del dissesto idrogeologico in atto. Tocca alla politica mettere fine alle cattive urbanizzazioni, al malgoverno dei bacini fluviali, alla debolezza della lotta contro la deforestazione e l’inquinamento industriale. Come Federazione della Sinistra nelle regioni in cui andremo a governare e anche in quelle in cui saremo allopposizione, dobbiamo essere quindi in grado di mettere in atto proposte sulle politiche regionali in materia di dissesto idrogeologico e di mantenere alta l’attenzione dei governi locali sul problema, cercando così di evitare di agire dopo l’ennesimo dramma. Ricordiamo che si parla di 5581 i comuni, pari al 70 per cento del totale, a potenziale rischio elevato. Sempre come Federazione della Sinistra e come Rifondazione, con i nostri circoli ed i nostri militanti, dobbiamo essere dunque delle sentinelle, delle antenne pronte a captare i segnali di guasto, a monitorare il territorio, a segnalare, denunciare,proporre soluzioni anche in termini di cifre da stanziare. Dal 1998 al 2007 la spesa per il ripristino delle aree colpite dai principali eventi alluvionali è stata di oltre 10 miliardi di euro. Una stima del 2003 fatta dal ministero dell’Ambiente quantificava in 43 miliardi di euro i fondi necessari per mettere in sicurezza i territori individuati a rischio frane e alluvioni. Il sottosegretario Guido Bertolaso dopo la tragedia che ha colpito il messinese ha parlato di 25 miliardi, mentre il suo collega di governo Altero Matteoli li quantificava a 35. Insomma dalle parti dell’esecutivo nemmeno su questo grave tema hanno le idee chiare. Resta il fatto che per affrontare il problema servono enormi risorse che non si trovano con i proclami o con la spettacolarizzazione. Si potrebbe però ad esempio pensare di toglierle dalle tante opere inutili e disastrose per il territorio che lattuale governo cerca di portare avanti. E’ ora di dire basta alle tragedie annunciate.Sarno, Soverato, la Versilia, e più recentemente Giampilieri e Scaletta Zanclea, nelle menti degli italiani appaiono come sinonimi di tragedie evitabili. Questi eventi luttuosi sono la dimostrazione che la messa in sicurezza del territorio è una delle priorità di questo paese, la vera grande opera pubblica verso cui convogliare risorse, competenze, progetti, investimenti. Le tragedie servano almeno da monito per il futuro. Non si dovranno più ripetere simili disastri ambientali. Si punti quindi con forza su un intervento pubblico che metta al centro un impegno deciso sul versante del rischio idrogeologico e della difesa del suolo.
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