Disastro del Lambro
 







Beatrice Macchia




La dichiarazione di stato d’emergenza per l’inquinamento del fiume Lambro sarà presentata dal ministro dell’Ambiente al Consiglio dei ministri lunedì prossimo. Ad annunciarlo è stata la stessa Stefania Prestigiacomo che questa mattina è andata sui luoghi del disastro per rendersi conto di persona dell’entità del danno. Nel fiume sono finiti tra i 400 e i 500mila litri di petrolio dopo il sabotaggio ad una raffineria che, secondo quanto spiegato dalla Prestigiacomo, «non rientra nella direttiva Seveso». Ora il rischio è che il petrolio possa arrivare, in poco meno di 3 giorni, nel mare Adriatico. Per questo motivo il ministero dell’Ambiente ha allertato anche la guardia costiera che è presente con navi davanti alla foce del Po.
Il ministro respinge le polemiche sulla tempestività dei soccorsi: «Sono fatti dolosi non previsti e non programmabili. A livello locale è stato fatto il massimo per arginare i danni». La Prestigiacomo lancia anche unappello alla magistratura per accertare responsabilità per fatti che non possono essere tollerati. Sono - aggiunge - un fatto doloso gravissimo, un vero attentato all’ambiente e alla salute dei cittadini». Intanto, nel tratto piacentino del fiume Po, è in corso la realizzazione di due barriere - una sul ponte provvisorio a Piacenza e l’altra sul San Nazzaro - per tentare di bloccare l’avanzata della imponente massa oleosa, gasolio e idrocarburi proveniente dal Lambro. L’Agenzia regionale di protezione civile ha emanato l’allerta, con fase di preallarme, a tutti i Comuni rivieraschi, per il divieto di uso e prelievo delle acque. Nel pomeriggio è stata convocata nella sede della Protezione civile regionale bolognese la Commissione regionale per la previsione e la prevenzione di grandi rischi, che riunisce i massimi esperti in materia della comunità scientifica, per analizzare gli scenari del fenomeno in tutti i suoi aspetti. E già fioccano le promesse elettorali. Il presidente dellaRegione Lombardia, Roberto Formigoni si è impegnato a far tornare il fiume Lambro «balneabile e limpido come una volta entro il 2015».
Ancora 70 ore, quindi, e le migliaia di metri cubi di idrocarburi fuoriusciti dall’ex raffineria della Brianza arriveranno al mare Adriatico. Una task force sta per entrare in azione per mettere in rete le imprese agricole presenti in modo capillare lungo il fiume Po con l’obiettivo di tenere sotto controllo lo stato dell’inquinamento, verificare il rispetto del divieto di utilizzare acqua, attuare interventi di prevenzione e segnalare le situazioni di rischio alle autorità competenti. E’ l’obiettivo della Coldiretti, che con questo strumento entra in azione per fronteggiare l’emergenza che si è venuta a creare per colpa dallo sversamento nel fiume. «Una emergenza che - sottolinea la Coldiretti - mette in pericolo un intero ecosistema di interesse agricolo, naturalistico, ambientale ed economico, dove si coltiva ed alleva un terzo del Made in Italyalimentare».
Nel bacino del fiume Po vive una popolazione di circa 16 milioni di abitanti. Si tratta del bacino idrografico più grande d’Italia con una superficie che si estende per oltre 71.000 chilometri quadrati, un quarto dell’intero territorio nazionale, interessando 3.200 comuni, sei regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, e la Provincia Autonoma di Trento. In quest’area - precisa la Coldiretti - si forma il 40% del prodotto interno lordo, il 37% dell’industria nazionale, che sostiene il 46% dei posti di lavoro e il 35% della produzione agricola.
Sul fronte delle indagini intanto la procura di Monza ha aperto un fascicolo per disastro ambientale e inquinamento delle acque per lo sversamento di gasolio e petrolio combustibile nel Lambro. I primi accertamenti investigativi hanno confermato l’ipotesi iniziale: è un atto doloso la fuorisciuta di petrolio dai serbatoi dell’ex raffineria Lombarda Petroli di Villasanta (Monza). E stando alleindiscrezioni dietro all’atto doloso ci sarebbe un affare da mezzo miliardo di euro, un progetto faraonico da 187mila metri quadrati su un terreno di 309mila. Ed è previsto proprio sui terreni della Lombarda Petroli, l’ex raffineria di Villasanta a Monza da cui qualcuno, nella notte tra lunedì e martedì, ha fatto uscire gli ottomila metri cubi di petrolio che hanno avvelenato il Lambro per poi riversarsi nel Po.
In una parola, Ecocity: così lo ha battezzato la Addamiano Engineering di Nova Milanese, che vuole realizzare tutto ciò. Un progetto che da qualche tempo sembrava segnare il passo, frenato da una serie di difficoltà economiche, e sul quale ora la catastrofe del Lambro si abbatte con la forza di un ciclone. E le indagini dei carabinieri, della polizia provinciale e del Noe, il nucleo ecologico dell’Arma, sembrano avere già imboccato una direzione precisa: quella del sottobosco dei subappalti.









   
 



 
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