Gianfranco Fini ha soffiato sulla fiamma del Movimento sociale diminuendone giorno dopo giorno l’intensità, fino a spegnerla. Il Partito popolare europeo val bene una messa. Ma le fiamme che svaniscono da una parte possono spuntare da un’altra, e se qualcuno ci soffia sopra il fuoco si ravviva. Un’altra fiamma incandescente, ustionante, non quella del Msi e poi di An (in proposito Assunta Almirante notò che era diventata piccola come quella del logo Italgas). Un’altra fiamma che sta consumando l’antico e consolidato rapporto fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. C’è fiamma e fiamma. "Promotori delle libertà" contro "Generazione Italia". Non è il titolo di un film ma la cronaca delle ultime convulse giornate in casa Pdl. Fuoco alle polveri. Gira voce che Berlusconi non abbia apprezzato il progetto finiano della "Generazione Italia". Dall’altra parte i ragazzi di Fini hanno subito ironizzato sul progetto del Cavaliere - affidato alla fedeleMaria Vittoria Brambilla - dei "Promotori delle libertà". Che sono stati subito ribattezzati i "Paracarri delle libertà". Morale: il Pdl non è ancora un partito, al di là delle dichiarazioni ufficiali e del simbolo - che pure viene barrato da un elettore su tre - la fusione fredda fra Forza Italia e Alleanza nazionale - ricordate il discorso del predellino fatto dal Cavaliere? - non è riuscita. Dove trova difficoltà perfino il mondo scientifico, anche re Silvio corre in salita. Ripida. E allora - visto che le elezioni regionali si avvicinano a larghi passi - il Cavaliere non trova di meglio che rispolverare l’ormai tradizionale armamentario di luoghi comuni. Eccone uno, arciclassico: «Pm e sinistra vogliono influenzare il voto». Che nella sua versione aggiornata alla cronaca degli ultimi giorni diventa: «A Trani libertà mutilata e offesa». Da segnalare una particolarità, compare sempre più spesso la ministra del Turismo e amica degli animali Maria Vittoria Brambilla. Berlusconi siaffida alla Rossa Vittoria Brambilla (i colleghi maligni la chiamano "la salmonata"), Fini al moro Italo Bocchino. A proposito di quest’ultimo, tocca a lui spiegare che "Generazione Italia" «non è la corrente di Fini» dentro il partito. L’obiettivo - precisa Bocchino - non è dividere ma rafforzare il Pdl». Insomma, "Generazione Italia" dice «"viva Silvio" e "viva Gianfranco"». Il premier, comunque, «indirettamente» sapeva della nascita dell’associazione, così come ne erano informati «coordinatori e capigruppo». E se «la notizia non fosse stata lanciata dal giornale del presidente del Consiglio, per darla avremmo aspettato il 31 marzo». Traduzione: il direttore del Giornale di casa Berlusconi, Vittorio Feltri, ha soffiato sulla fuoco. Così almeno sostiene Bocchino. Sarà. Tutta colpa di Feltri dunque? Gli ex colonnelli di An la raccontano così. Preferiscono dire così, visto che ancora gli italiani non hanno votato per le regionali, visto che ancora non è il momento di arrivare al redrationem. Da Ignazio La Russa ad Altero Matteoli passando per Maurizio Gasparri, la risposta è sempre la stessa: «Ora bisogna pensare al voto». «Sto facendo la campagna elettorale - spiega Gasparri, il più berlusconiano fra gli ex aennini - Il dibattito politico è importante, ma è tema di altri momenti. Ora pensiamo al voto». Più loquace il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti. «Tutto ciò che serve al dibattito interno va bene - precisa Matteoli - basti che non si pensi, però, di fare qualcosa che voglia sostituire il Pdl». Tace Gianni Alemanno. Per Donato La Morte «è una cosa che non va contro il Pdl ma vorrei saperne qualcosa di più». Qualcosa in più la dice Osvaldo Napoli. Il vice presidente dei deputati del Pdl in una nota osserva: «Leggo le cronache non sempre esaltanti sul fiorire di iniziative tutte invariabilmente protese a irrobustire, abbellire, ampliare il Pdl e mi torna in mente l’immagine usata da De Gaulle allorché tenne un discorso davanti al Bundestag. LaGermania, da poco divisa in due, non intristiva particolarmente il generale il quale se ne uscì, davanti al Bundestag, dicendo che tale era il suo amore per la Germania che ne avrebbe viste volentieri non solo due, ma dieci e cento». Una perfida metafora che certifica le divisioni - non solo due ma tante - nel Pdl berlusconiano. Gli appassionati del genere ricordano infatti che esistono i tremontiani e il partito del nord, quello con cui la "Generazione Italia" prima o poi dovrà confrontarsi. Perché con Umberto Bossi oggi, domani o dopo domani i conti vanno fatti. E qualche finiano doc lo sa bene, da tempo. Non per caso Fabio Granata analizza la situazione ed osserva: «Credo che spesso si corra troppo con le parole. Adesso il premier è Berlusconi e tale rimarrà fino alla fine di questa legislatura, ci rimane ancora molto da fare prima che si possa chiudere quest’esperienza». Perché una fiammella può diventare un falò. E il Pdl rischia di bruciarsi.
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