Conserviamo il territorio
 







Massimiliano Santi




La presenza di insediamenti preistorici, etruschi e romani, di edifici di pregio monumentale ed artistico, di continue tracce di una cultura materiale sedimentata nel tempo ed un contesto ambientale e naturalistico straordinario rimangono il "segno caratterizzante" di Fiumicino. Un territorio che, dal dopoguerra ad oggi, è stato per decenni appendice trascurata della periferia della capitale, vittima di uno sviluppo edilizio spesso abusivo ed invasivo. Una realtà dimentica della memoria storica delle proprie origini, inconsapevole del proprio presente e del proprio futuro.
Questa potenziale Città d’Arte, della Cultura e del Paesaggio potrebbe basare il proprio sviluppo culturale, sociale ed economico sul rispetto dell’ambiente, sulla cura e valorizzazione dei paesaggi, del turismo culturale, degli itinerari ambientali; essa, al contrario, si evolve, giorno dopo giorno, in direzione contraria, assumendo i contorni della città mercantile, lungo unorizzonte di "non luoghi" (un aeroporto onnivoro, uno o forse due porti turistici, un porto commerciale, un interporto, una filiera di centri commerciali) espressione del ferreo ciclo di consumo irresponsabile del territorio, delle persone e della loro cultura, delle cose. Per questi motivi chiediamo alla Regione Lazio politiche urbanistiche diverse: una sorta di moratoria sulle grandi opere che mirano all’aggressione del territorio. Pensiamo al più grande porto turistico del Mediterraneo, il cosiddetto Porto della Concordia. I numeri dell’opera sono impressionanti: quattro darsene, 1445 posti barca, 3400 posti auto, 460 box, oltre 30.000 mq di cemento, tra strutture ricettive, spazi commerciali e residenziali. Il giorno dell’inaugurazione, sotto una tenda stavano chiuse le autorità; fuori, a debita distanza, rimaneva il presidio della Fiumicino che Resiste all’espropriazione di un bene pubblico fatta passare per sviluppo economico, secondo il metodo che contraddistingue sempre larealizzazione delle cosiddette "grandi opere": la sottrazione ai percorsi partecipativi, alla discussione, al coinvolgimento degli abitanti.
Pensiamo al futuro Porto Commerciale, di cui già si annuncia l’avvio con la realizzazione di una banchina peschereccia, una darsena di circa mezzo chilometro protetta a mare da un nuovo antemurale. Per il resto, l’opera resta un "sogno ambizioso" che coinvolgerà direttamente la Regione Lazio. Ma con suggestione onirica proviamo a calarci nel sogno, partendo dall’immagine pubblicata sul sito dell’Autorità Portuale, che prevede, oltre all’area per il porto peschereccio, un’area per le navi da crociera, un’area traghetti.Dovrebbero inoltre essere realizzate un’area per servizi portuali, una per attività artigianali ed industriali, una sea-lines-stazione di pompaggio, un’area cantieristica. Pensiamo, infine, al ventilato ampliamento dell’aerostazione di Fiumicino, che il Comitato FuoriPista ha definito più realisticamente raddoppio. La Federazionedella Sinistra sostiene nel proprio programma il rilancio dell’aeroporto "Leonardo da Vinci", ma in regime di "equilibrio dinamico", cioè attraverso un sistema di radioassistenza che consenta di aumentare la frequenza dei decolli/atterraggi; esprime quindi pubblicamente la piena contrarietà alla realizzazione della quarta pista dell’Aeroporto, condividendo pienamente i timori sull’impatto dell’eventuale ampliamento dell’aeroporto su questa Città, sia in termini ambientali che socio economici.
Per declinare una diversa idea di sviluppo per Fiumicino, occorre sciogliere veri e propri nodi irrisolti e suturare vere e proprie " vene aperte", culturali e paesaggistiche, di questo territorio. La città di Porto rimane ancora oggi una città dimezzata, parte di proprietà privata, parte di proprietà pubblica. Ebbene, da questa emblematica vicenda, occorre partire per invertire la tendenza attraverso una legge regionale per l’istituzione, la realizzazione ed il completamento di un parcoarcheologico e monumentale pubblico lungo l’intero litorale Ostiense e Portuense. Un complesso degno di divenire parte del patrimonio mondiale dell’Unesco.









   
 



 
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