Mentre a livello internazionale Netanyahu diserta il summit di Washington dopo aver saputo che Turchia ed Egitto lo avrebbero incalzato sull’arsenale atomico israeliano, la questione del nucleare, militare e civile, si fa più stringente anche in Italia. Ieri è stato il giorno dell’intesa con la Francia, siglata da Berlusconi e Sarkozy all’Eliseo. Già dal 2013 la Francia e le sue aziende investiranno nel nostro paese, faranno formazione per la costruzione delle nuove centrali nucleari decise dal governo. Gli impegni parlano di «accordi operativi», nonostante che Palazzo Chigi non abbia ancora comunicato i siti delle centrali e nonostante che nessuno dei neogovernatori eletti, soprattutto i leghisti al nord, si dicano disponibili a ospitare i nuovi impianti nelle proprie regioni. Il Pd nicchia, parlando solo con Ermete Realacci, secondo cui «il governo ha firmato una cambiale sul futuro degli italiani». Dall’Idv chiamano al «referendum», un altro perportare gli italiani a esprimersi sul tema come si fece nell’87 e fu un "no". Angelo Bonelli dei Verdi cita i dati delle agenzie di rating come Moody’s e Citygroup, sfatando il mito secondo cui il nucleare costerebbe meno di altre fonti di energia: «costa 151 dollari per megawattora contro i 120 dollari del gas, i 125 dell’eolico...». Gli ambientalisti sono in allarme e, a parlarci, non fanno differenza tra civile e militare: in Italia esistono entrambi i problemi anche se noi non abbiamo l’atomica. Carlo Gubitosa di Peacelink torna alla faccenda dei sommergibili nucleari che da sempre transitano nei porti italiani di La Spezia, Taranto, Cagliari e altri tra i più grossi. «Hanno dei reattori che comportano gli stessi rischi di quelli di una centrale nucleare», spiega. E incidenti in passato ce ne sono stati, più o meno ammessi ufficialmente, come quello del 2004 al largo della Sicilia. Piani di emergenza? Zero o inadeguati. «Fa ridere che oggi Berlusconi dica che sul nuclearebisogna convincere la gente con la tv - continua Gubitosa - qui si tratta di dimostrare che ci sono dei rischi, non di convincere. Andrebbe allargato il discorso dal nucleare civile a quello militare: comportano gli stessi rischi». E non parlassero di nucleare di terza o quarta generazione. «E’ finta scienza al servizio della propaganda, come quando Edison, inventore della corrente continua, costruì la prima sedia elettrica solo per dimostrare che la corrente alternata era più pericolosa, naturalmente lo fece per difendere le rendite del suo brevetto. Oggi si riparla di nucleare per un regresso culturale: cinque lustri di Mediaset hanno dato i loro frutti...». Tornando ad un orizzonte internazionale, fa riflettere anche in Italia il recente accordo Usa-Russia per la riduzione delle testate nucleari strategiche (Start 2). Andrea Lepore di Greenpeace ricorda il rapporto stilato dalla sua organizzazione nel 2006 sulle armi atomiche Nato presenti ad Aviano e Ghedi-Torri. «Circa 90. Daanni chiediamo che vengano rimosse, ma l’Italia non figura nemmeno nella lista dei paesi Nato (Belgio, Germania, Olanda e Norvegia, ndr.) che hanno chiesto all’Alleanza di occuparsi della faccenda». Mentre in Canada, Grecia, Gran Bretagna, Danimarca e Islanda le bombe sono state ritirate. Da qualche anno, Greenpeace ha concentrato le proprie attività sul nucleare civile, per questioni di urgenza, visto il decreto varato a marzo dal governo sulle nuove centrali. «Senza indicare i siti», dice Lepore. Perchè dal giorno della diffusione della mappa degli ambientalisti sulle probabili location dei nuovi impianti, «non c’è stata comunicazione ulteriore, sappiamo però che l’Edf ha già effettuato sopralluoghi a Montalto di Castro e non solo lì. Il decreto del governo assegna alle società elettriche i poteri di decisione, per le regioni solo un parere non vincolante». In fatto di nucleare, dice il governo, gli italiani apprenderanno dai francesi. Ma, anche qui, c’è un problema di base: non cisi può fidare dei "professori d’oltralpe". Lepore spiega il perchè: «La stessa autorità di sicurezza francese, la Asn, considera rischiose le centrali francesi». Giorni fa, proprio l’Asn, ha annunciato che «le Autorità per la sicurezza britannica, francese, finlandese e statunitense stanno preparando un comunicato congiunto sulle anomalie riscontrate nell’impianto Epr in costruzione a Olkiluoto». Il problema sarebbe nelle «tubature fabbricate dall’azienda francese Fives Nordon e destinate a essere installate negli impianti nucleari Epr». Un primo allarme c’era stato già a novembre. Ma l’Italia insiste.
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