-Emergenza Ambiente-la regione Abruzzo si mobilita contro la petrolizzazione
 







Sara Schiarizza




"Sì Abruzzo, No petrolio". Nelle poche parole di questo slogan la rete "Emergenza Ambiente Abruzzo" racchiude il senso della manifestazione che oggi pomeriggio, alle 15, percorrerà l’ex tracciato ferroviario di San Vito Chietino. Una passeggiata lungo la costa dei trabocchi per ribadire, a governo regionale e nazionale, la ferma opposizione alla petrolizzazione dell’intero territorio; una mobilitazione attraverso la quale rivendicare una politica energetica basata su efficienza e impiego di fonti rinnovabili e richiamare l’attenzione sui rischi inerenti quella che gli abruzzesi definiscono «preoccupante deriva petrolifera della regione».
Deriva che, tra gli altri, ha fatto correre il rischio - scongiurato per i prossimi 3 anni solo grazie all’attivismo di associazioni e cittadini che si sono mobilitati con fermezza e sono stati così in grado di opporsi al gigante Eni - della realizzazione di un centro oli ad Ortona. Il quadro completo dellasituazione è restituito dai numeri del "Dossier sullo stato dell’arte della ricerca e della coltivazione degli idrocarburi in Abruzzo di Legambiente e Wwf": un totale di 722 pozzi già attivi tra terra e mare cui si sommano 58 richieste tra istanze di permesso di ricerca, istanze di concessione di coltivazione e di stoccaggio, permessi di ricerca, concessioni di coltivazione.
Del resto, «il Ministero delle Attività Produttive ha classificato l’Abruzzo come regione mineraria, rendendolo teatro di progetti volti ad estrarre, ricercare e raffinare petrolio sul 50% del territorio. Conti alla mano: sono interessati 200 comuni su 300 e un’area in cui vive circa un milione di persone». Maria Rita D’Orsogna, ricercatrice e docente di fisica presso l’Università della California, simbolo di questa battaglia, spiega così lo stato delle cose e prosegue: «I siti sono stati scelti senza alcun criterio di compatibilità con le attività agricole, vitivinicole e turistiche presenti: si vuoletrivellare fra i vigneti del Montepulciano, nel Chietino, nel Parco Nazionale, a Sulmona, lungo tutta la riviera Adriatica, ai piedi del lago di Bomba, vicino al Parco Marino del Cerrano, a Pineto e a Silvi».
Il pericolo più imminente? Il progetto Ombrina Mare, che prevede il posizionamento di due piattaforme, la seconda delle quali, adibita alla coltivazione del greggio, da «lasciare a bagno» per 24 anni collegata ad un sistema galleggiante - ben 352 m di lunghezza - di produzione, stoccaggio, strasbordo e raffineria. Risultati? Solo a livello di emissioni giornaliere di termo distributore e torcia i fumi inquinanti ammonterebbero a 14 tonnellate, alle quali andrebbero sommate le 184 tonnellate di sostanze derivanti dall’utilizzo dei motori che tengono in attività il tutto.
Che fare? «Da quando si è insediato il governo Chiodi - sostiene Fabrizia Arduini, del Wwf Zona Frentana - noi della rete "Emergenza Ambiente" abbiamo cercato di ottenere un incontro per confrontarci sullaquestione della petrolizzazione ma non l’abbiamo mai ottenuto. La cosa ci rammarica. Soprattutto perché non siamo un branco di incompetenti o di cialtroni e vorremmo almeno proporre l’adozione di uno strumento che, inserito nell’ambito di un’adeguata legge regionale, può tutelarci dal rischio dell’installazione di altre piattaforme petrolifere». «Si tratta - spiega ancora la rappresentante dell’associazione ambientalista - dell’indicazione dell’Unione Europea "Gestione Integrata Zona Costiera" che , laddove, come in Abruzzo, vi siano problematiche di erosione della costa, indica come necessaria la valutazione, e quindi l’evitabilità, di componenti che, come nel caso delle piattaforme, possano aumentare il rischio a riguardo». Di qui la mobilitazione degli abruzzesi, che già nei mesi scorsi hanno messo il Ministero dello Sviluppo di fronte ad una situazione sicuramente inedita: nella fase di "osservazione" del progetto "Ombrina Mare", l’unica nell’ambito della quale alla popolazione èconcesso di esprimere un parere, più di cento ammonimenti sono giunti sul tavolo della valutazione da parte di privati cittadini, associazioni, hotel, agriturismi, attività economiche di ogni genere e persino parrocchie; di qui, dopo l’impegno contro il centro Oli di Ortona, di nuovo una grossa manifestazione popolare, «voce - sostiene Dante Caserta, consigliere nazionale del Wwf - di un movimento ampio che merita di chiedere scelte energetiche alternative cui si fa riferimento molto con le parole e poco con atti concreti». All’evento è prevista dunque una grossa partecipazione. Del resto, come ricorda la stessa D’Orsogna, «c’e una dichiarazione di Thomas Jefferson, del 1790, in cui si dice che il prezzo da pagare per vivere in democrazia é l’eterna vigilanza». E oggi pomeriggio gli abruzzesi, proverbialmente forti e gentili, dimostreranno di essere anche vigili. Proprio come lo furono quando si opposero alla realizzazione del terzo traforo del Gran sasso. E la spuntarono.









   
 



 
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