Golpe Monetario
 







Paolo ferrero




Nel silenzio completo della politica italiana, oggi a Bruxelles si darà vita ad una nuova puntata di quel colpo di stato monetario attuato dalla classi dirigenti ai danni dei popoli europei. Mentre in Italia si discute di altro, in Europa stanno preparando una nuova stangata che se dovesse passare cambierebbe drasticamente la vita a milioni di persone.
Si tratta delle prime prove, strettamente informali, di modifica in senso peggiorativo del Patto di stabilità. Oggi infatti, il portavoce della cosiddetta Task Force, creata ad hoc lo scorso marzo per il Presidente dell’Unione Europea Van Rompuy, presenterà ai soli Coordinatori dei gruppi politici della commissione economica del Parlamento Europeo, le linee guida su come tenere sotto controllo i bilanci dei singoli Stati europei. La linea su cui sta lavorando questa task force è quella fissata dalla Commissione Europea lo scorso 17 giugno e possiamo così riassumerla: non fanno nulla per rimuoverele cause della crisi. Non tassano le transazioni speculative, non impediscono la vendita in borsa dei titoli allo scoperto, non bloccano i rapporti con i paradisi fiscali. In compenso usano lo spauracchio della speculazione per perseguire in modo accelerato l’obiettivo che da sempre hanno avuto le politiche neoliberiste e cioè il taglio della spesa sociale attraverso la riduzione dei deficit di bilancio.
La Commissione europea – formata da esponenti di centro destra e di centro sinistra – ha infatti deciso di peggiorare il Patto di stabilità al fine di obbligare tutti gli stati ad una politica di bilancio più restrittiva che veda il taglio del welfare, delle pensioni e della spesa sociale in generale. Queste misure, che si andranno a sommare ai 300 miliardi di tagli della spesa già decisi a livello europeo, avranno come unico effetto l’aggravamento della crisi. Infatti, se si continua a tagliare la spesa sociale continuerà a diminuire la quantità di denaro nelle tasche deilavoratori e con essi la domanda. La crisi si avviterà su se stessa.
La fine dei lavori di questa task force è prevista per l’autunno ed è quindi necessario che da subito si accendano i riflettori sugli orientamenti della stessa. Nell’intendimento della Commissione europea, la modifica del Patto di stabilità dovrebbe dar luogo ad un sistema in cui i Paesi che si troveranno ad avere un deficit superiore al 3% in rapporto al Pil, e un debito superiore al 60% del Pil saranno obbligati ad un taglio drastico del deficit. 
Per “stimolare” i Paesi a tenere i conti in ordine sarà messo in campo un sistema basato su sanzioni e incentivi che, per essere credibile, sarà agganciato all’uso dei fondi europei e dovrà entrare in funzione con una procedura semi-automatica. Procedura semi-automatica vuol dire che nessun organo legislativo potrà intervenire al riguardo e che scomparirà ogni forma di sovranità popolare nel poter determinare la politica di bilancio del proprio paese. Inpratica se non si rispetterà il dictat ci sarà una multa, anche questa “semiautomatica”.
Ma non è finita, perché tutto questo si accompagnerà, nei disegni della Commissione europea, ad azioni di “stangata preventiva”. I governi non soltanto dovranno mettere in piedi politiche di rigore, ma saranno sottoposti ad una sorveglianza speciale da Bruxelles che indicherà eventuali squilibri da correggere. Ad esempio, il sistema sanitario nazionale del nostro paese potrebbe essere considerato come uno squilibrio macroeconomico non congruo con il resto del mercato europeo, come lo potrebbe essere il contratto nazionale del lavoro, che difende troppo i diritti dei lavoratori e non permette la giusta competitività.
Non solo i nostri governi futuri avranno una ulteriore limitazione della sovranità in campo economico, ma dovranno sottostare alle scelte neoliberiste che verranno imposte dall’Europa, appunto automaticamente, senza possibilità di opporsi o di modificarle.
Come abbiamodetto, dopo la tappa di mercoledì, la parola passerà al Consiglio dei ministri delle Finanze Ue, convocato per il 12 e 13 luglio prossimi con l’obiettivo di arrivare al varo delle nuove regole al vertice Ue di ottobre. Occorre svegliarsi prima che sia troppo tardi. Per questo parteciperemo nei prossimi giorni al Forum Sociale europeo di Istambul. Per questo proponiamo a tutte le forze della sinistra di organizzare insieme una mobilitazione contro la politica del governo ma anche contro le politiche europee che prevedono una distruzione strutturale del welfare e un peggioramento epocale delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone. Invece di baloccarsi con discorsi astrusi sul governo occorre costruire qui ed ora una opposizione di popolo alle manovre dei tecnocrati di Bruxelles perché altrimenti, nei prossimi anni, chiunque sarà chiamato a governare dovrà applicare i dictat brutalmente antisociali della Commissione Europea.
La necessaria cacciata di Berlusconi non puòfarci diventare così provinciali da lasciare in ombra il contrasto alle disastrose politiche europee costruite in modo bipartisan da centro destra e centro sinistra. Perché la destra la si batte solo se all’Europa dei capitali saremo in grado di contrapporre un movimento di massa per una Europa sociale, democratica ed egualitaria.









   
 



 
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