Wikileaks, il cane da guardia che terrorizza i potenti
 











La legge bavaglio? Ci pensa Internet, meglio: ci pensa Wikileaks (ovvero: fuga di notizie), sito che si dedica dal 2008 - con grande passione - alla pubblicazione di notizie non gradite a singoli Stati. Notizie considerate segrete o impubblicabili. Obiettivamente è una magra consolazione quella di sapere che se non posso pubblicare una cosa nel mio paese, posso sempre trovare il modo di fare arrivare una notizia tramite, appunto, Internet. Ma questo è quanto. Vediamo intanto che cosa è Wikileaks. Si tratta di un servizio pubblico extraterritoriale progettato per proteggere informatori, giornalisti e attivisti che vogliono informare l’opinione pubblica su fatti considerati "sensibili" dai rispettivi governi. Quindi un modo per rendere trasparenti la politica e gli atti legati al governo. Nel sito si da spazio all’invio di materiale classificato e riservato, in genere documenti di carattere governativo o aziendale, da parte di fonti copertedall’anonimato.
Il progetto si occupa di preservare l’anonimato degli informatori e di tutti coloro che sono implicati nella "fuga di notizie".
I cittadini di ogni parte del mondo possono e sono invitati ad inviare materiale "che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende". Gran parte dello staff del sito, come gli stessi fondatori del progetto, rimangono per ora anonimi.
L’esistenza del progetto rimase un segreto fino al gennaio 2007, quando il curatore (editor) di Secrecy News, Steven Aftergood, rivelò di aver ricevuto la richiesta di farvi parte in veste di consulente.
Julian Assange, un membro dell’Advisory Board di Wikileaks, affermò che il piano originale prevedeva il lancio del sito per marzo 2007 ma che Wikileaks si trovò impreparato a causa del risalto mediatico scaturito dalla rivelazione anticipata del progetto. Le ricerche su Google relative a Wikileaks passarono da 8 ad oltre un milione nel giro di due settimane.
Lo staff afferma di averein preparazione per la pubblicazione oltre 1.200.000 documenti riservati. Nella seconda metà del 2007 è stata pubblicata una cospicua documentazione, anche di grosso impatto per i media; si va da materiale sull’equipaggiamento militare nella guerra in Afghanistan fino a rivelazioni sulla corruzione in Kenya.
La gestione del campo di Guantanamo è uno dei casi più celebri venuti alla conoscenza del grande pubblico grazie a Wikileaks.
Nel 2008 il sito è stato chiuso per decisione di un tribunale californiano dietro le pressioni della banca svizzera Julius Bär, ritenutasi diffamata da documenti che l’accusavano di supportare l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco. Il 29 febbraio 2008, lo stesso giudice che lo aveva chiuso, autorizzò la riapertura del sito citando il primo emendamento e questioni riguardo la giurisdizione. Il 5 marzo 2008 la banca rinunciò alla causa. Una successiva richiesta della banca di bloccare la pubblicazione del sito fu negata. Più recentementeha messo on line il video in cui due giornalisti Reuters vengono uccisi a Bagdad da un missile lanciato da un elicottero, mentre i piloti scherzano sul fatto di aver mal interpretato il comportamento dei due uomini. Per questo video è stato formalmente accusato il pilota, ma nessuna conseguenza su chi ha dato le direttive.
Ieri sono piovute proteste. Tra i primi a parlare il Governo di Sua Maestà britannica. «Protestiamo per ogni tipo di pubblicazione non autorizzata di materiale segreto», ha dichiarato un portavoce di Downing Street. Assange, ha difeso, in conferenza stampa, lo scoop. L’hacker e attivista per i diritti umani ha detto che «E’ compito del giornalismo prendersela con gli abusi dei potenti. E, se succede, c’è sempre una reazione». Quei documenti «fanno emergere il vero squallore della guerra, e permettono alla gente di decidere se continuare a sostenerla oppure no».
Wikileaks è stata anche contattata da giornali italiani in previsione d del Ddl intercettazioni. Mala filosofia del sito è molto chiara. «Non pubblichiamo qualsiasi cosa: prima valutiamo con i nostri mezzi che il documento non sia falso, poi tentiamo anche di avere una verifica sulla qualità del contenuto del documento. Inoltre - non pensiamo che tutto debba essere noto: le condizioni sanitarie delle persone dovrebbero per esempio restare un fatto privato».
Finanziato essenzialmente con donazioni, per quanto se ne sa, Wikileaks sta diventando il sito paladino della libertà di stampa. E non ce ne vogliano gli addetti al settore, una ottima fonte di informazioni reali, quelle che a volte non trovano spazio perchè scomode a tutti. Sim. Co.









   
 



 
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