Se per caso si dovesse andare alle elezioni gli elettori non troveranno scampo da nessuna parte. Braccati a casa e fuori. A casa dal Pd che bussa di porta in porta, fuori dalle berlusconiane "Squadre della libertà", la novità organizzativa del Pdl. Il ritorno anticipato alle urne non piace a nessuno, in verità. Le opposizioni si barcamenano tra governi di scopo e governi di riforme, confondendo i due piani e incoraggiando l’astensionismo futuro. La maggioranza teme il possibile nuovo Senato, ma soprattutto teme che la giustizia si "beva" il premier se si va al voto prima di dicembre, quando lo scudo del legittimo impedimento potrebbe cadere. Inoltre si ipotizzano date e mesi come se niente fosse, come se l’ultima parola non spettasse al Presidente della Repubblica. La giornata politica di ieri è stata contrassegnata dal bollino grigio: dichiarazioni superficiali, attacchi personali, qualche insulto di routine. E da qualche indiscrezione sulvertice che Berlusconi ha tenuto, ancora, a Palazzo Grazioli, con conseguenti controdichiarazioni. I 5 punti del vertice precedente non hanno lasciato feriti lungo via del Plebiscito. Tanto che i finiani, con gran disinvoltura e sufficienza, hanno già detto di non avere nessuna difficoltà a votare la fiducia su un programma che ricalca, sostanzialmente, quello elettorale con cui vinsero le elezioni. Ma si vedrà poi legge per legge: è questo che rende instabile l’umore di Berlusconi che ieri ha ribadito: «Avanti sulla riforma della giustizia, compreso il processo breve e lo scudo per le alte cariche dello Stato: fa parte dei 5 punti su cui si misurerà l’adesione dei finiani alla maggioranza e non è un tema su cui si può trattare». Abbiamo un premier diviso fra l’avversione per le trattative estenuanti e la necessità di mediare. Mediare prima di tutto con la Lega, convitato di pietra in questi duelli rusticani senza coltelli o bastoni, ma combattutti a colpi di scoop giornalistici. LaLega vuole il federalismo, non vuole le elezioni (anche se sono tutti convinti, Berlusconi per primo, che il partito di Bossi aumenterebbe il suo peso politico) e vuole tenere in mano la questione immigrazione. Futuro e Libertà segna, contestualmente, due linee di confine, entrambi strategiche per la maggioranza: giustizia ed immigrazione. La svolta impressa dal governo francese alle persecuzioni razziste contro i rom piace tanto alla Lega. Una nuova legge che preveda inasprimenti anche nel nostro paese contro l’immigrazione potrebbe trovare seri ostacoli da parte del gruppo finiano. D’altro canto l’accelerazione sul processo breve, non previsto dall’accordo elettorale, mostra tutta la sua carica provocatoria nei confronti dei "dissidenti" e Italo Bocchino ha già fatto sapere che non lo considera una priorità per il paese (ma se ne può discutere). Ieri ha parlato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti. «Davvero non è pensabile - sostiene Bonaiuti - chechi è stato votato per realizzare questo programma possa mettersi di traverso contro i suoi elettori». Sarà anche come dice il sottosegretario, ma il premier non ne è convinto. Anzi, teme il peggio: «Se il presidente della Camera dovesse portare avanti l’ipotesi di fondare un suo partito - ha detto Berlusconi - questo costituirebbe lo strappo finale». Dopo una botta al cerchio, una alla botte. Si guarda intorno e si dice convinto che una parte di finiani "moderati" possano tornare tra le fila del Pdl. Se poi i finiani non arrivano, c’è sempre l’Udc. Nel vertice di ieri - visibilmente più dinamico di quello dei 5 punti - ha mandato l’ennesimo messaggio a Casini: allargare la maggioranza all’Udc non è un tabù e lo stesso Casini prenderebbe più voti alleandosi con il centrodestra anziché con la sinistra. Infine per alleggerire il clima ha disposto che vengano costituite in tempi brevi le "Squadre della libertà", una struttura che in raccordo con il partito e i suoi vertici e sotto laguida dell’ala movimentista del Popolo della libertà, si occuperà di radicare il Pdl sul territorio e, in caso di elezioni anticipate, di mobilitarsi per coprire i 61mila seggi elettorali. La Russa ne è entusiasta. E questo preoccupa più delle "squadre".
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