La catastrofe che sta colpendo il Pakistan e le regioni vicine non è "solo" un disastro ambientale, è anche un disastro di proporzioni bibliche che colpisce una popolazione che ormai da decenni vive in guerra. Quanto accade equivale accendere un fiammifero in una santabarbara, se non lo spegniamo le conseguenze potrebbero essere disastrose. Di cosa stiamo parlando? Facciamo qualche numero. Immaginatevi 20 millioni di persone che sono rimaste senza casa, sei millioni di queste rischiano di morire di fame nell’immediato futuro, e tutto questo in un paese distrutto dove per i prossimi due anni sarà impossibile produrre cibo. Come si aiuta una nazione, il Pakistan, il sesto stato più popoloso del mondo con 170 millioni di abitanti che si trova per un terzo sotto l’acqua ma che per un crudele gioco del destino è senza acqua potabile?. Davanti a questa crisi l’attenzione dell’occidente è scarso come se non lo riguardasse. «Le agenzie umanitarie ele autorità non riescono ancora a dare una risposta adeguata alle necessità più urgenti», ha dichiarato l’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) in un comunicato, aggiungendo che -c’è il rischio che non sia stata ancora messa a fuoco, da parte della comunità mondiale, la reale portata di quest’emergenza-. Secondo l’Unhcr, il numero degli alluvionati in Baluchistan, dove molti fiumi hanno rotto gli argini, si è raddoppiato in pochi giorni, mentre la popolazione continua a fuggire dalla città di Jacobabad, nella provincia del Sindh, completamente sommersa e isolata da tre giorni. La provincia del Baluchistan, una delle più arretrate, è stata la prima zona colpita dalle piogge monsoniche record lo scorso 22 luglio. Finora solo 770 mila persone hanno ricevuto generi alimentari, acqua e medicine, secondo quanto riferito dall’Onu. L’appello di Ban Ki-moon per 459 milioni di dollari in aiuti di emergenza è stato finanziato solo per un terzo. L’Italia ha stanziato un milione dieuro per affrontare l’emergenza e un volo umanitario. Il denaro e gli impegni sono più lenti e molto più scarsi di quelli promessi ad Haiti dopo il terremoto di gennaio. Non per fare demagogia ma basterebbe ricordare altri numeri. Gli Stati Uniti spendono ogni mese 12 miliardi di dollari per la guerra in Afghanistan: 25 volte di più di quando richiesto dalle Nazioni Unite per aiutare la popolazione pakistana. Ora cosa accadrà se questi milioni di persone affamate e terrorizzate, che già da anni vivono in un regime di guerra non riceveranno gli aiuti necessari a sopravvivere? Come pensiamo reagiranno quando donne, bambini ed anziani cominceranno a morire di dissenteria e malaria? A chi guarderanno per sfogare la loro frustrazione? Nell’ultimo decennio Washington e i suoi alleati hanno combattuto quella che hanno chiamato "guerra al terrore" proprio in quell’area del mondo. Oggi dovrebbero dare vita ad una nuova guerra al terrore, una che dovrebbe coinvolgere altri tipi diarmi, come impegni, risorse e competenze. Se i governi non faranno nulla per evitare che il disastro si trasformi in catastrofe non potremmo domani dire con non lo sapevamo. Un fallimento non porterà che ad un aumento dell’estremismo dalle dimensioni senza precedenti.
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