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Un container radioattivo fermo dal luglio scorso |
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E’ fermo nel porto di Voltri un container radioattivo dal luglio scorso,nessuno sa, a oggi, perché quel container si trovi ancora lì. L’allarme scattò durante una verifica dei tecnici del Terminal: gli indicatori degli strumenti dedicati alla ricerca di materiali radioattivi impazzirono, sul posto furono chiamati i vigili del fuoco e gli esperti dell’Azienda regionale. Il container fu isolato, allontanato dal cuore delle attività portuali e collocato su un molo del cosiddetto "Sesto Modulo", in attesa di interventi di bonifica . Dopo sei mesi di scioperi e vertenze, lavoratori e città aspettano ancora. Il tragitto del container è stato alla fine ricostruito dalla prefettura di Genova. Il carico di rame (altro materiale che si trova all’interno del box assieme al Cobalto 60) era partito dall’Arabia Saudita nei primissimi giorni di luglio, acquistato dalla Sigimet Surl di Pozzolo Formigaro (Genova). Prima di approdare al porto genovese,il container aveva sostato qualche ora a Gioia Tauro. Ma nessuno, neanche lì, si era reso conto che fosse altamente radioattivo. L’Unità Tecnica Complessa Regionale dell’Arpal ha sempre assicurato che le emissioni radioattive non sono elevate, ma ha comunque suggerito "le opportune attenzioni". Fu lo speciale Nucleo Batterio-Chimico-Radioattivo dei vigili del fuoco ad individuare la natura del materiale: cobalto-60, proveniente da una "sorgente" utilizzata dalle strutture sanitarie per la cobaltoterapia, oppure da industrie che eseguono controlli non distruttivi sui metalli, cioè radiografie. La prevista decontaminazione di rimando in rimando sarebbe ora slittata a febbraio, con l’intervento di un robot. Nell’attesa, il container radioattivo è rimasto fermo a Voltri. La magistratura ha in corso un’inchiesta. Secondo un preventivo fornito da una ditta specializzata di Milano i costi della bonifica dovrebbero aggirarsi intorno agli 800.000 euro, forse unmilione. P.M.R.
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