IL VATICANO - ECCO LA 194 CHE CI PIACE -
 







di Domenico Cirillo




«Ogni legge è migliorabile per il bene della comunità». La legge che il Vaticano vuole «migliorare» manco a dirlo è una legge dello stato confinante, il nostro, e riguarda i diritti delle donne. E' la 194, la legge del 1978 «per la tutela della maternità e sull'interruzione di gravidanza». Scrive l'Osservatore Romano, il quotidiano della «Santa sede»: «La legge 194 è stata mal applicata fino ad ora nella sua integrità, ne è stato violato lo spirito. Si è ritenuto che l'unica forma di prevenzione all'interruzione volontaria della gravidanza fosse la contraccezione. E in tal senso i consultori familiari invece che centri di vita sono stati, in gran parte, purtroppo meri dispensatori di certificati per l'aborto». La posizione della chiesa cattolica in difesa della «piena applicazione della 194» potrebbe apparire paradossale ma invece va perfettamente in coppia con l'assalto condotto dal ministro della salute ai consultori. Proprio ieri a conclusione diun vertice tecnico al ministero Storace ha rilanciato: proporrà alle regioni un accordo per monitorare la «prevenzione» prevista dalla 194 «con particolare riferimento al ruolo dei consultori e delle associazioni di volontariato». E' il tentativo di portare i volontari antiabortisti nei consultori. Tentativo non a caso benedetto dall'Osservatore romano che esalta «quel volontariato che in povertà di mezzi ha dimostrato in questi 30 anni di attività di svolgere un servizio di altissimo valore sociale». Come il Movimento per la vita interpreta la missione che Storace vuole affidargli non è un segreto. «I consultori - ha detto la segretaria del Movimento, Olimpia Tarzia - sono divenuti per lo più un presidio che si occupa di rilasciare certificati di aborto. Urge una riforma che consenta di mettere in atto una reale preferenza per la nascita, avviando tutte le azioni necessarie a rimuovere le cause che inducono la donna al ricorso all'aborto». In pratica l'obiettivo è quello ditrasformare i consultori in un consesso di antiabortisti.
Non altro, perché nessuno nemmeno tra la destra più codina e clericale, al momento azzarda proposte di modifica della 194. Scelta impopolare e dunque suicida in un anno elettorale. Si punta per questo ad aggirarla. Ieri mattina i deputati dell'Udc hanno formalmente chiesto alla camera (commissione affari sociali) l'istituzione di un'indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru 486 e sull'attuazione della legge 194. «Visto l'approssimarsi della legislatura - è la proposta del partito di Casini - la commissione potrebbe concludere l'indagine alla fine del prossimo mese di gennaio». Trenta giorni di lavoro al netto delle ferie di fine anno, ma non deve meravigliare l'idea: l'interesse non è tanto quello a uno screening serio quanto quello alla propaganda. Tanto è vero che la stessa sottosegretaria forzista alla salute, Maria Grazia Sestini, ricorda come «quello che c'è da sapere si sa già». Basta chiedere i dati al ministerodella salute, a Storace. La proposta dei centristi della maggioranza registra un consenso generale tra i partiti di governo (eccezion fatta per quale singolo «liberale» dissenziente), anche se alcuni - specie An - insistono che non si tratta di toccare la legge. A sinistra invece è un coro di no, con la ds Barbara Pollastrini che parla di «offensiva pesante e integralistica contro la libertà e la responsabilità femminili» e il Prc che invita a «stroncare sul nascere - dice Bertinotti - ogni tentativo di modificare la 194». Tengono il fronte anche i centristi dell'Unione. Fioroni, cattolico della Margherita, dice no alla proposta di mandare i volontari antiabortisti nei consultori «perché va rispettato il dramma della donna» e si dice contrario anche all'indagine parlamentare «perché se si dice indagine si immagina che ci sia un colpevole...». Meno drastica ma ugualmente orientata al no, almeno adesso, la risposta dell'Udeur. L'indagine, secondo il partito di Mastella, va iniziata «ilprimo giorno della prossima legislatura». E' invece provocatoria la replica del ginecologo Silvio Viale, il promotore della sperimentazione della Ru 486 all'ospedale Sant'Anna di Torino. «Siamo proprio noi operatori della 194 - dichiara Viale - a volere un'inchiesta a tutto campo sulla non applicazione della legge, chiedo però che sia una delle prime iniziative del nuovo parlamento fugando ogni dubbio di intenzioni solo strumentali di propaganda politica».
Intanto al ministro Storace che vuole dalle regioni un via libera al Movimento per la vita nei consultori arriva a stretto giro una risposta. «L'organizzazione del consultorio è di competenza regionale - dice Mercedes Bresso, presidente delle giunta piemontese - e i consultori non sono luoghi di propaganda politica o ideologica. Non ho nulla contro la presenza dei volontari, ma il loro intervento deve essere richiesto e non imposto alla donna che cerca aiuto e informazione». da Il Manifesto









   
 



 
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